Affacciati sul blu del mare, i tanti borghi di pescatori che abbracciano la Sicilia attraggono chiunque per la loro atmosfera e le bontà della tavola. Luoghi un tempo abitati solo da chi lavorava in mare e oggi meta sempre più di un turismo che ama i posti più intimi, sono perfetti da scoprire in primavera.
Se si hanno pochi giorni a disposizione, sarà bene scegliere solo un angolo di Sicilia, ad esempio il sud est. Si può partire da Riposto, in provincia di Catania. Il nome di questo borgo marinaro deriva dalla parola dialettale “ripostu”, cioè ripostiglio. In passato, infatti, era questo il borgo in cui venivano depositate le merci provenienti dai territori vicini prima di essere spedite via mare e tra queste merci, in primis, vi era il vino. Sarà piacevole passeggiare nel suo lungomare tra le tante pescherie che si riforniscono di pesce fresco dai pescatori locali sin dalle prime ore del mattino. Accanto ad esse troverete negozietti di prodotti tipici e localini in cui gustare le ricette tipiche siciliane.
Tra mare e vulcano, borghi del gusto
Da Riposto si può salire a bordo del treno della Circumetnea e fare un bel giro intorno all’Etna. La Ferrovia Circumetnea altro non è che un’unica linea a scartamento ridotto (950 mm). Ed è essa che da oltre 130 anni unisce Catania con i paesi intorno al vulcano. Se siete appassionati di vino, potrete richiedere la fermata speciale all’interno dell’azienda vitivinicola Camporè, a Randazzo, l’unica cantina dell’Etna attraversata al suo interno da una linea ferroviaria.
Qui, circondati da un paesaggio unico, fatto di terre nere di matrice vulcanica e di vigne secolari, sarà un piacere degustare i suoi vini raccontati dalla giovane Maria Pia Madaudo: si scoprirà che questa tenuta fu un dono fatto nei primi del ‘900 dal re Vittorio Emanuele al suo aiutante di campo, il cav. Giovanni Vagliasindi del Castello, e che la natura dell’Etna è stata qui molto generosa, donando delle condizioni pedoclimatiche ideali per l’allevamento della vite.
Marzamemi, un’oasi di storia
Il viaggio può proseguire verso un altro borgo marinaro, dalla bellezza semplice ed autentica, quello di Marzamemi, tra i borghi più belli. Siamo in provincia di Siracusa. La nascita di questo villaggio di pescatori risalirebbe al periodo della dominazione araba in Sicilia: furono gli Arabi a costruire qui la Tonnara che per molti secoli fu la principale dell’intera Sicilia Orientale (seconda a quella di Favignana, a Trapani). Arrivateci verso sera, quando si accendono le prime luci: potrete godere di un’atmosfera davvero magica. Del resto, lo stesso Gabriele Salvadores la scelse per questo motivo quale location del suo celebre film “Sud” del 1993.
Aziende costruite come borghi
Il territorio siciliano è ricco non solo di bellezze e tradizioni, ma anche di persone appassionate. E restando in questo angolo di Isola, è possibile scoprire realtà che sono cresciute grazie al mare e ad esso devono tanto. Esistono, infatti, diverse aziende di conservazione di prodotti ittici e da alcuni di questi stabilimenti è possibile scorgere le vecchie tonnare, le cui mura ancora raccontano della vita faticosa dei pescatori, sospesa tra mare e terra. Molti dei produttori non vedono l’ora di riaprire le porte della propria sede di lavorazione del pesce alle visite dei turisti come ci conferma Alessandro Drago dell’omonima azienda, che opera nel territorio siracusano sin da quando il bisnonno la fondò, ossia dal 1929.
«Speriamo presto di poter accogliere quanti desiderano visitare la nostra azienda che da ben quattro generazioni continua a tramandare l’antica arte della lavorazione del pesce – ci spiega l’amministratore della Drago Conserve –. Dal rinomato tonno rosso allo sgombro sino al pesce spada, tutto viene pulito a mano, mentre la cottura avviene in acqua e sale. I turisti amano scoprire come nasce il prodotto, cosa si racchiude dentro un vasetto di vetro ed è per questo che non vediamo l’ora di ospitarli e dar loro l’opportunità di partecipare alle nostre cooking class».
A casa di Montalbano
Da Siracusa ci si può spostare verso l’ultima tappa del nostro viaggio a Punta Secca, nel ragusano. Tra i borghi non potrà mancare la foto con allo sfondo la casa di Montalbano che si affaccia su quella spiaggetta meta di tanti visitatori che adorano distendersi lì magari dopo una nuotata proprio come fa il Commissario, nella celebre fiction, prima di iniziare una delle sue lunghe giornate di lavoro. Ma Punta Secca è anche la “casa” di uno chef tanto amato per la sua cucina e la solarità che sprigiona: Joseph Micieli. Lo si potrà incontrare nei suoi due locali, Scjabica – Cuoco Pescatore (che sorge all’interno di una vecchia sardara) e Cucina Costiera, dove vi racconterà il suo amore per il pesce ed il forte legame con l’Isola che traduce con abilità nei suoi piatti.
“Tanti cucinano un buon pesce, in molti ricercano la qualità, io scelgo l’extra, il pescato ineccepibile che custodisce il gusto autentico del mare”.
Da poco tempo Joseph ha voluto tramutare il suo legame con il territorio in una linea di prodotti che porta il suo nome: dodici referenze, tra paste, sughi e ragù, vasetti di tonno, oli e caponata nati in un periodo difficile, in cui lo chef ha lavorato senza sosta per dare un senso e un significato a questo lockdown che ha profondamente colpito la ristorazione.
«Ho puntato l’attenzione sulle materie prime ricorrenti nella mia cucina, ho creato abbinamenti e gusti che parlano di Mediterraneo, ma soprattutto – ci confida – danno il senso della sostenibilità della pesca e del costante rapporto con i produttori».
Non ci resta che provarli!