C’è un fil rouge di gusto che scorre lungo tutta la Ciclovia dell’Oglio, il tracciato di 280 km con 1.800 metri di dislivello che ha vinto il premio come migliore pista ciclabile d’Italia nel 2019, ossia l’Italian Green Road Award.

E’ il filo rosso dei sapori della tradizione culinaria italiana, delle tipicità regionali che si avvicendano e si snodano lungo i saliscendi delle montagne, scivolando gradatamente verso la pianura, toccando punti di campagna intermedi, costeggiando rive di lago e lambendo argini di fiumi, fra corsi d’acqua principali e affluenti, proprio lì, dove il cicloturismo sta incontrando sempre più seguaci e appassionati sia di bici muscolari che a pedalata assistita.
I sapori di questa porzione geografica sono piatti che ciascuna località esprime come caratteristici propri: cosicché a Ponte di Legno Tonale (Brescia) dove questa bellissima e attrezzata pista ciclabile comincia, si gustano gli sciatt, frittelline salate e croccanti con un ripieno di formaggio fuso, peraltro molto diffuse anche in Valtellina.
Noi – un gruppetto di intrepidi ciclisti in sella a bici muscolari (i più bravi) e gli altri facilitati da e-bike invitati a pedalare per testare le bellezze di questa ciclovia vincitrice – li abbiamo assaggiati nell’elegante ristorante El Volt di Ponte di Legno, come stuzzicante antipasto, mentre per aperitivo, nel vicino cafè lounge SeventyFive (simile nel mood e nel design in quanto facenti parte della medesima proprietà), ci erano stati serviti degli stuzzichini a base di formaggi e salumi locali in abbinamento ad un cocktail inedito dal sapore di erbe, data la forte dominante di Genepy, elaborato dal bartender e mixologist Adrian Cristian, da lui battezzato “Passaggio alpino”.

Abbiamo molto apprezzato, in particolare, il formaggio “Fiore del Tonale”, della Fomaggeria Camuna, saporito al punto giusto, morbido e avvolgente al palato.

Proseguendo in bicicletta lungo la ciclabile che nella segnaletica orizzontale e verticale è indicata come “Tonale Po”, siamo sconfinati in Lombardia, precisamente in Val Camonica, dove a Bienno abbiamo assaggiato la spongada, una focaccia dolce, dall’aspetto di rotonda pagnotta cosparsa di zucchero, che è un prodotto da forno tipico del posto, soprattutto in periodo pasquale ancorché venga consumata durante tutto l’anno.
A Bienno, percisamente nel parco del Cerreto, ci sono trails, mulattiere e sentieri di ogni difficoltà, a disposizione di intrepidi ciclisti per esplorare, divertendosi, le meraviglie di questi boschi.

Dirigendosi verso Capo di Ponte, abbiamo visitato il Parco Nazionale dei Massi di Cemmo, il primo sito Unesco in Italia, censito al numero 94 dell’elenco mondiale sotto il nome di “Arte Rupestre in Valle Camonica”.
Percorrendo ancora un tratto di ciclabile che da Breno porta a Darfo Boario Terme, abbiamo fatto una pausa a un bike bar, con stuzzichini a base ancora una vota di salumi e formaggi del territorio. Come vino, ci siamo invece affidati ad un incrocio Manzoni e uva Kerner, dal nome immediatamente intuitivo se riferito al romanzo I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: Griso, un bianco IGT della Val Camonica, prodotto dall’azienda agricola Scraleca, che si trova nell’omonima località di Angolo Terme.
Pedalando ancora e attraversando Pisogne e Vello, abbiamo raggiunto Sulzano, sul Lago d’Iseo con la sua vasta produzione di assortiti salumi, in particolare siamo rimasti colpiti positivamente dal salame di Monte Isola – assaggiato durante un buffet di prodotti tipici a Sale Marasino – che diversamente da tutti gli altri salami non è preparato con carne macinata bensì tagliata manualmente a coltello dal norcino e quindi risulta più rosso nell’aspetto e con meno parti bianche di grasso.
Qui, per i vini, si cominciano ad avvertire le influenze della vicina Franciacorta, cosicché, come bollicine, si serve e si beve esattamente il perlage di quella che è considerata la zona di produzione dello champagne italiano per antonomasia.

Il giorno seguente, dopo aver percorso un altro tratto della Ciclovia dell’Oglio da Provaglio d’Iseo verso Paratico (Brescia) abbiamo fatto una sosta durante il percorso, intorno a ora di pranzo, per visitare la Cantina Bredasole, azienda agricola che si affaccia sul lago Sebino e sulle prime rapide dell’Oglio, suo emissario. Poi, sempre in sella alla nostra bici, ci siamo diretti verso Capriolo e visitato il Borgo.
Ancora inforcata la bici lungo la panoramica ciclovia, chilometro dopo chilometro diretti a Monestarolo di Rebecco d’Oglio, abbiamo pedalato anche in aperta campagna fino all’ora del crepuscolo, per inoltrarci quella zona dagli incerti e controversi confini che si incunea fra le province di Mantova, Brescia e Cremona, ma dove a tavola si mettono d’accordo tutti con i ravioli di zucca (ma c’è anche la versione di sola ricotta e con farcia di carne!) presenti immancabilmente su ogni desco.
Il vino in abbinamento è stato, stavolta, un ottimo e strutturato pugliese dal nome evocativo – Mea Culpa: vino suadente da vitigno Primitivo, per autoassolverci da tutti i peccati di gola commessi lungo questa tratta – impegnativa e gustosa – soprattutto durante le fermate.
Ma in parte espiati pedalando.
