Un lembo concavo di terra sorvegliato da un vulcano. Potrebbe essere una definizione della Settimana Enigmistica.
E la risposta sarebbe Napoli. È l’immagine più oleografica e al contempo più reale della città, vista così dai primi greci che arrivarono da Eubea per fondare Partenope, fino ai Mille di Garibaldi. In mezzo, romani, germanici, francesi, spagnoli, austriaci, tutti rapiti da questa mezzaluna di mare e di terra. L’acqua ha portato dominazioni, ma anche scambi. Un destino fatto di contaminazioni. Cos’altro è Napoli se non una porta sul Mediterraneo? Non è casuale dunque che la Borsa Mediterranea del Turismo si tenga qui da vent’anni. Rimanere tre giorni in città per l’evento potrebbe essere l’occasione per conoscere più da vicino l’antica Partenope che stupisce, meraviglia, smuove critiche, ma non lascia mai indifferente perché contiene in sé gli opposti e le contraddizioni, mentre la dimensione del pittoresco in realtà appartiene solo a chi non riesce a vederla veramente. Insomma, una città fuor di metafora: ecco i nostri consigli di “passeggio e stop” in giro per la città
Castel Nuovo e Via Toledo
I napoletani lo conoscono come Maschio Angioino ed è il primo biglietto da visita della città venendo dal mare. Tra le due torri scure c’è l’Arco di Trionfo, lavoro fondamentale dell’arte del Quattrocento nell’Italia meridionale, realizzato nella metà del XV secolo, che raffigura l’entrata trionfante di Alfonso I d’Aragona a Napoli. La leggenda del coccodrillo nel fossato giunto dall’Africa, attraversando il Mediterraneo, ha tenuto banco in tutte le infanzie partenopee. In epoca angioina questo edificio era anche un importante centro di cultura e qui soggiornarono Giotto, Petrarca e Boccaccio. Poco distante, il Teatro San Carlo, primo teatro lirico d’Europa, che ha al suo interno un museo originale, il MeMus che raccoglie costumi di scena, bozzetti, strumenti e spartiti di vario tipo. Nel bookshop è possibile acquistare prodotti realizzati dalla sartoria del teatro. Lasciandosi il mare alle spalle ci si arrampica per i Quartieri Spagnoli seguendo l’asse di Via Toledo. I pit stop goderecci sono tantissimi e il primo è da Nennella, trattoria storica dal 1949 in Vico Lungo Teatro Nuovo. Qui ci sono i fondamentali della cucina partenopea: pasta e patate con la provola, pasta e fagioli, ceci, lenticchie o piselli e gli immancabili ragù e genovese. La sfogliatella ripiena di ricotta e frutta candita si compra da Pintauro in Via Toledo o da Sfogliatella Mary, all’uscita della Galleria Umberto I, ricce e frolle obbligatoriamente calde. A rinfrancare l’anima ci pensa la bellissima collezione di Palazzo Zevallos Stigliano, sempre in Via Toledo, appartenente alla fondazione Intesa Sanpaolo-Cariplo. Un excursus artistico della città dal ‘600 al ‘900 con al centro la sua perla, il Martirio di Sant’Orsola, ultimo capolavoro di Caravaggio, realizzato a due mesi dalla morte. Anche il sottosuolo ospita grandi opere in zona: la fermata Metro di Toledo si è aggiudicata l’ITA – l’International Tunnelling Association – ovvero l’Oscar delle opere in sotterraneo. Progettata dall’architetto catalano Oscar Tusquets Blanca, questa stazione incanta con la sua spettacolare scenografia, pensata sui toni del blu, del nero e dell’ocra (mare, terra, tufo). Un museo contemporaneo a 40 metri di profondità raccontato dalle opere di William Kentridge, di Bob Wilson e Francesco Clemente. L’intera rete delle Stazioni dell’Arte in verità merita una visita, perché dal 1995 a oggi ha coinvolto gli artisti più famosi al mondo, facendo della Linea1 di Napoli, la metropolitana più bella del mondo. A quelle profondità continua a vivere un altro mondo al buio, decisamente meno caotico: è la Napoli Sotterranea con ingresso da Vico S.Anna di Palazzo, un racconto lungo 2800 anni, dalle cisterne create dai greci per l’approvvigionamento idrico, alle cave di estrazione del tufo per costruire la città in superficie – è dalle sue viscere infatti che nasce Napoli – dall’acquedotto di Carmignano, ai rifugi bellici della II Guerra.
Napoli e la sua ἀγορά
Il cuore della città è imbrigliato tra cardini e decumani, secondo l’assetto dell’antica Neapolis, tra Spaccanapoli e il Decumano Superiore. Un’area ricca di culti: quello dei vivi – l’altarino dedicato al capello di Maradona –, quello dei morti – con gli ipogei delle chiese pieni di ossa – e quelli della gola, con alcune delle pizzerie più famose della città: Lombardi, Di Matteo, Sorbillo, De’ Figliole. Gli appassionati di storie esoteriche e misteriose possono partecipare a vere messinscene ideate dall’associazione Nartea che organizzano tour tra le ampolle di sangue che si liquefanno (non c’è solo quella di San Gennaro!) o viaggi nella storia dei postriboli napoletani. Per chi fa da sé le tappe obbligate sono la chiesa Purgatorio ad Arco, dove il culto delle anime del Purgatorio è ancora vivo (si adotta una capuzzella, un teschio, e le si chiede conforto nelle difficoltà), e la zona archeologica sotto la chiesa di San Lorenzo Maggiore, area riconosciuta come il foro di età romana, coincidente a sua volta con l’agorà della città greca: si passeggia sull’antico tracciato tra le vestigia dell’erario (in cui era custodito il tesoro della città) e delle botteghe, il criptoportico dove sono ancora visibili i banconi delle merci. Altra chiesa è il proscenio di una delle più belle mostre dell’anno: Santa Maria Maggiore a Pietrasanta ospita infatti “I Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito”, ideata e commentata – tramite un’app – da Vittorio Sgarbi. Ha invece festeggiato da poco i suoi primi, e travagliati, dieci anni il Madre, il Museo di Arte Contemporanea Donnaregina punto di riferimento nazionale con opere di Andy Warhol, Michelangelo Pistoletto, Sol Lewitt, Alberto Burri; il terrazzo è uno squarcio panoramico sul golfo dove occhieggia un cavallo di Mimmo Paladino.
Il basso e l’alto alla Sanità
Il vascio è la casa rasoterra dei vicoli che coesiste da secoli con lo splendore architettonico del rione, quello del principe De Curtis, al secolo Totò. Interessanti le attività dell’associazione onlus L’altra Napoli, impegnata nel recupero artistico e sociale della zona. Ai volontari si deve l’itinerario del Miglio Sacro che dalle catacombe di San Gennaro raggiunge Porta San Gennaro attraversando l’intero Rione Sanità. Queste sono anche le stradine della “pizza a credito” di Sofia Loren nel film L’Oro di Napoli e pagare una pizza per un avventore meno fortunato è ancora pratica diffusa da Concettina ai Tre Santi in Via Arena alla Sanità, dove, secondo il Gambero Rosso, si mangia la migliore pizza d’Italia: Ciro Oliva, 25 anni, non ci pensa proprio ad andarsene dal suo quartiere. Al contrario, ha fatto della sua pizzeria un polo attrattivo per napoletani e turisti. Pochi passi più in là c’è il dolce più famoso della pasticceria Poppella, il fiocco di neve, una brioscina farcita con crema al latte, panna e ricotta. Soffice e leggerissima, come le scale del Palazzo Sanfelice, una tela barocca di saliscendi tirata al limite, proprio di fronte al locale di Ciro Scognamillo. Archi, rampe, vuoti e pieni che allestiscono un vero teatro della vita. Nona caso sono scale napoletane.
Per saperne di più:
LA NAPOLI VISTA CON GLI OCCHI DEI NAPOLETANI
Fabrizio Cantella
direttore BMT
Straconvinto che la Borsa Mediterranea del Turismo non possa che svolgersi a Napoli, dichiara: «è la vera porta del Mare Nostrum, una città realmente accogliente e che affascina, oltre che per le sue bellezze, anche per la generosità. Credo che il successo turistico degli ultimi anni dipenda da questo: i turisti si sentono “a casa”. Poi sono cresciuti i posti letto extra hotel, Ryanair e Easyjet hanno aumentato i loro voli, l’aeroporto di Capodichino è tra i più belli ed efficienti d’Europa».
Lello Esposito
artista
Il suo studio è un antro magico in uno dei posti più esoterici della città, le ex scuderie di Palazzo San Savero, a due passi dalla misteriosa cappella del principe Raimondo di Sangro, quella del Cristo Velato. Qui da anni prendono forma i simboli classici della tradizione napoletana. Esposito “gioca” con i pulcinella, i San Gennaro, i corni… «Ho cominciato 40 anni fa – racconta – quando la scena artistica contemporanea aveva paura della tradizione. Al contrario io me ne sono riappropriato e ne ho fatto un contenitore universale». www.lelloesposito.com
Domenico Iannacone
giornalista e documentarista
La sua Napoli l’ha raccontata in documentari per la Rai come L’altro mare e Spaccanapoli. Uno sguardo anche critico, ma sempre tenero. «Perché questa città – spiega – è la summa di tutto ciò che può accaderti nella vita. Ha in sé commedia e tragedia con tutte le loro sfumature. Un giornalista a Napoli trova tutto ciò che serve. Deve solo non depredarla. Se manco troppo, finisco per averne nostalgia e il mio prossimo lavoro vorrei che fosse sulla sua gioventù».
SCELTI PER VOI
DOVE MANGIARE
Locanda del Cerriglio
La più antica della città. Frequentata anche da Caravaggio. Si mangia con 30 euro
Via del Cerriglio, 3
Tel. 081.5526406
Palazzo Petrucci
La prima stella Michelin della città nell’incanto della baia di Posillipo. Menù degustazione da 80 euro
Via Posillipo, 16/c
Tel. 081.5757538
www.palazzopetrucciristorante.it
DOVE DORMIRE
Decumani Hotel de Charme
Nel palazzo che fu del Cardinale Sisto Riario Sforza. Camere da 80 euro
San Giovanni Maggiore Pignatelli, 15
Tel 081.5518188
Chiaja Hotel de Charme
Fino alla legge Merlin fu una delle “case chiuse” più in voga della città.
Prezzo medio: 70 euro
Via Chiaia, 216
Tel. 081.415555
DOVE COMPRARE
Mario Talarico
Laboratorio artigianale di ombrelli dal 1860
Vico Due Porte a Toledo, 4/B
Tel. 081.407723
Tramontano
La migliore tradizione artigianale nella lavorazione di cuoio e pelle.
Via Chiaia, 143-144
Tel. 081.414837
Dedone e D’Ambra
Bigiotteria barocca per non passare inosservate.
Vico Belledonne a Chiaia, 8
Tel. 081.412037