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Lockdown: solidarietà in cucina, modello torinese di ristorazione sostenibile

Durante il mese di marzo e in risposta al periodo di lockdown, un gruppo di ristoranti torinesi ha dato origine ad un interessante progetto di solidarietà. Un movimento collettivo, senza distinzione tra trattorie e ristoranti, locali etnici, gastronomici o tradizionali, che si è preso carico di parte del fabbisogno delle mense dei poveri della città. In accordo con le più importanti realtà di distribuzione popolare i ristoranti hanno preparato e preparano ancora pasti per le categorie più deboli. Un’idea nata come una prima immediata risposta all’aggravamento della situazione per le persone senza fissa dimora verificatasi a seguito del lockdown.

Solidarietà in cucina

Con la seconda ondata della pandemia le “Cucine solidali” sono tornate di grande attualità. “Quando i ristoranti hanno riaperto e il lavoro è ripartito, – si legge nel manifesto sottoscritto dagli chef – nessuno si è tirato indietro. Perché ogni cuoco e ogni ristoratore, che ha partecipato a quest’avventura aveva ormai chiaro che non ha senso cucinare per i propri clienti dimenticando i bisogni di chi è rimasto indietro. Così è diventato un nostro obiettivo, e una caratteristica condivisa che unisce i nostri ristoranti quanto l’amore per i cibi del nostro territorio e per la città, prenderci cura con continuità e costanza di parte del fabbisogno delle mense cittadine”.

35.000 pasti serviti

«Dal 20 di marzo ad oggi sono stati distribuiti complessivamente 35 mila pasti a cura dei ristoranti coinvolti – racconta Andrea Chiuni, executive chef dei ristoranti Tre Galline, Tre Galli e Carlina e coordinatore del progetto. – E ciò che mi ha stupito di più è stata la formazione spontanea e armoniosa di questo gruppo di ristoranti che ogni giorno in completa autogestione svolge un servizio così prezioso senza apparente fatica e senza mai tirarsi indietro. La realtà però è un’altra, la preparazione va comunque calendarizzata con conseguente carico supplementare di lavoro di quella cucina. E si sa, le giornate in cucina sono tutt’altro che rilassanti. Sicuramente un progetto innovativo e straordinario nel panorama gastronomico italiano».

Km zero umano

Un movimento in crescita, che propone una gastronomia di alta qualità etica e non solo alimentare. E che punta a colmare il divario tra divertimento e nutrimento, opulenza e sopravvivenza, abbondanza e scarsità. Un modello che trova nel “km zero umano” un tratto comune, e che non ha forse eguali in Italia. Un modello da copiare ed esportabile anche in altre città.

Le Cucine solidali nel lockdown

Sul sito possibile trovare i ristoranti che hanno aderito, al momento sono 19, le aziende che si sono impegnate a fornire le materie prime per le preparazioni e le associazioni coinvolte. Le mense attualmente servite sono: la mensa dei Frati Minori, la Comunità di Sant’Egidio e gli asili notturni del Centro Torinese di Solidarietà di Torino. Il fotografo Davide Dutto ha seguito e documentato il progetto creando un grande mosaico di primi piani dei protagonisti, evidenziandone così l’aspetto corale e trasversale.

Come partecipare e contribuire al progetto solidarietà

Chi volesse contribuire al progetto come ristorante o come produttore, può inviare un messaggio a info@cucinesolidali.it o telefonare al numero 334 3435026. Chi volesse partecipare al progetto come volontario può inviare un messaggio all’indirizzo pontedipace@terrasantapiemonte.org dell’associazione Ponte di Pace.

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