Un filo dai mille colori unisce natura, cultura e svago. È un filo prezioso che si sgroviglia tra boschi e prati, e va a dipingere laghi e abbozzare i campanili rannicchiati sotto i monti dell’Alpago. Si può iniziare a sbrogliare la matassa lungo le sponde del lago di Santa Croce, a pochi chilometri da Belluno.
In questo angolo di Veneto ci viene chi ama gli sport acquatici e vuole planare sull’acqua con il kite, un aquilone fissato alla tavola da surf, grazie al vento che spira tutto l’anno dalla Sella del Fadalto da sud a nord. Ideale quello primaverile e d’autunno, costante e intenso. D’estate il mattino è ideale per praticare canoa dalla Baia delle Sirene mentre il pomeriggio ci si rilassa alla brezza che facilita la tintarella.
Paradiso per chi ama la natura è invece la parte settentrionale del lago: macchina fotografica a tracolla, all’oasi di Sbarai, che si raggiunge dal ponte pedonale di Farra d’Alpago, dove aironi cinerini e labbi codalunga sono di casa. Anche i golosi raggiungono la felicità alla Pasticceria Gaggion di Puos d’Alpago, tra tavolette di cioccolato artigianale e biscotti al mais. Si assaggiano seduti al tavolino in vista del Monte Dolada.
Non è distante la bottega di Michele Merella e Roberto Tonon (Azienda Agricola Alpago Miele), dove fare scorta di miele di castagno e acacia. Se è ora di pranzo il posto giusto è la Locanda San Lorenzo dove la carne di agnello di razza locale, d’Alpago, è di casa. Si trova nel sugo dei paccheri e come portata principale.
I saliscendi che portano a Tignes sono ideali per tutti coloro che amano la bicicletta, attraversando un paesaggio dove i meli si rincorrono ai confini dei campi e di qualche vigneto. Vale la pena cercare quello di Marco Levis e infilarsi nella elegante cantina in pietra e legno per rinfrescarsi con un bicchiere di Anulare, il Pinot Grigio da uve surmature.
Chi ha più allenamento alle spalle può scegliere di affrontare la salita fino ai 1022 metri di Malga Cate, a Chies d’Alpago. Il gestore Franco Pianon sarà felice di raccontare tutto sulla pecora d’Alpago e, in quanto parte della cooperativa Fardjma che valorizza questa razza simbolo dei luoghi, di fare assaggiare il formaggio e i salumi ottenuti dagli ovini allevati allo stato semibrado insieme a yak e capre.
Da Malga Cate un facile sentiero tra i ghiaioni della Val Sperlonga porta ai 2000 metri del Rifugio Semenza con un panorama mozzafiato sulla Val de Piera. Non distante è possibile praticare un’escursione meno impegnativa in mezzo a una rinfrancante faggeta verso il Villaggio Cimbro di Vallorch, abitato solo d’estate.
Le case in legno rappresentano bene l’architettura di questo popolo di boscaioli di cultura tedesca insediatosi nel Settecento sull’altipiano del Cansiglio. Se si sta viaggiando con famiglia al seguito, un’altra facile escursione è al Giardino Botanico Alpino Lorenzoni dove sono stati ricreati gli ambienti naturali della flora di questa parte delle Alpi.
Tra aiuole di festuca e ontani, grazie ai pannelli esplicativi si può imparare dall’ampia collezione di piante officinali quali sono medicamentose, aromatiche o velenose. Sant’Anna di Tambre è una tappa per chi vuole vivere in una fiaba. È infatti da visitare la Casa del libro, una casa museo interamente scolpita in legno dallo scultore Livio De Marchi: il tetto è un enorme libro che protegge le pareti esterne, costituite da centinaia di libri scolpiti nel legno, e il camino è una grande penna stilografica.
Nella vicina macelleria di Vittorio Brandalise a Spert si fa invece conoscenza del pastin (carne macinata di manzo e maiale da consumare sulla gratella) e delle pendule (striscioline di carne suina essiccata e affumicata) prima di accomodarsi al tavolo del ristorante Dolada. Enzo e Riccardo De Pra sanno catturare l’ammirazione del più preparato gourmet con la tartare di cervo e la lepre alla royale prima di accomodare gli ospiti in una delle stanze per un silenzioso riposo.