In Italia, uno dei luoghi da visitare almeno una volta nella vita, è sicuramente Irsina nella provincia di Matera, per le sue eccellenze e la bellezza dei paesaggi che fanno da cornice al borgo medioevale, dove luci e colori scaldano il verde dei campi e addolciscono il blu del cielo. Il fascino, la sua intensa storia, i prodotti tipici, i pregiati vini, la gustosa enogastronomia hanno attratto un centinaio di famiglie di americani, inglesi, belgi, neozelandesi, irlandesi che hanno deciso di vivere in questo territorio. Insomma una piccola ONU in terra di Basilicata.
Il Borgo è stato crocevia di civiltà e culture, dalle popolazioni pre-romane ai Romani, dai Bizantini ai Longobardi fino ai Normanni e agli Angioini. Perdersi tra l’arte, la cucina, i paesaggi di Irsina è come fare un viaggio nel tempo. Adagiata tra le colline, incanta con il suo fascino antico, la sua autenticità e le tradizioni che la rendono unica. Irsina, Borgo tra i più Belli d’Italia, custodisce, nella Concattedrale di Santa Maria Assunta, un capolavoro di interesse mondiale, la statua di Sant’Eufemia, scolpita da Andrea Mantegna, artista eccezionale del primo Rinascimento italiano. Scolpita intorno al 1453, in un unico blocco di Nanto, una pietra di Vicenza (Nanto si trova in questa provincia), sprigiona una forza comunicativa che lascia stupito l’osservatore, catturato dal suo sguardo che sembra cambiare direzione da qualsiasi angolo la si osservi.
Non a caso la tradizione più antica è la Festa dedicata a Sant’Eufemia, martirizzata all’età di quindici anni. Numerosi fedeli, in una interminabile processione, per le vie di Irsina, portano a spalla, con devozione, la statua della Protettrice del paese, la reliquia del suo braccio e l’icona di Maria S.S. Madre della Divina Provvidenza. Caratterizzate da un forte spirito e calore umano, le celebrazioni si svolgono in settembre, dal 14 al 17, ma il 16 è il giorno più significativo, quando autorità civili e militari raggiungono la Concattedrale in un corteo d’onore per consegnare al Vescovo le chiavi della città.
Ma come sono giunte a Irsina quest’opera d’arte e le preziose reliquie? La storia documenta la donazione del Notaio irsinese Roberto De Mabilia alla sua città natale che era costituita dalla famosa statua del Mantegna, una tela, sempre raffigurante la Santa, che però si trova a Capodimonte, una colonna di marmo e un fonte battesimale, un crocifisso in legno snodabile del Quattrocento protagonista della Passio Christi e un reliquiario con una parte dell’ulna di Sant’Eufemia. Intorno a questa donazione c’è una leggenda che è ricostruita nel Museo multimediale locale. Il Notaio, si dice, aspirasse a diventare Vescovo di Irsina, allora Montepeloso. La leggenda vuole che la traversata delle opere, a bordo di una nave, da Venezia fino a Bari, fosse devastata da una violenta tempesta e solo la presenza di questo reliquiario, avrebbe calmato il mare permettendo alla nave di giungere a destinazione con le opere sane e salve. Si racconta che una forte carestia fu debellata decretando la fine della siccità e l’arrivo di un ottimo raccolto grazie al quel reliquiario che, portato in processione, durante la notte prima dell’Ascensione, aveva attraversato la cinta muraria. L’episodio allietò la popolazione tanto da essere annoverato tra le più popolari tradizioni religiose e, infatti, l’8 maggio, il sabato prima dell’Ascensione, viene celebrato con una processione e con la benedizione dei campi, delle terre di grano e di un rilevante quantitativo di cereali.
Molto coinvolgenti e applaudite le “piramidi umane” durante il Gioco del Pizzicantò, accompagnato da un canto tipico dialettale, che si svolge nella terza domenica di maggio, durante la Festa della Madonna della Pietà. In un luogo così ricco di emozioni, molti altri eventi si inseriscono nell’ambito della valorizzazione e della promozione dei prodotti tipici e dell’enogastronomia come la “Sagra della Lumaca” che si svolge, solitamente, ad agosto. Una ghiotta occasione per degustare pasta fresca, “u’callaridd”, arrosto di carne, “gnumuridd” e poi formaggi, pane, ottimi olii e vini locali.
Il 15 e il 16 agosto “Altarini e ceri in onore di San Rocco”, i “Sand Rocc” e il Cerio con la presenza di tanti irsinesi che rientrano al proprio paese per rivivere atmosfere e tradizioni della loro infanzia come avviene il 13 dicembre con i falò di Santa Lucia.
Da non perdere i “bottini”, cunicoli sotterranei visitabili, che seguono l’andamento della falda acquifera, dei quali si parla già nel 1436, che portano l’acqua potabile alla monumentale fontana esterna.
Imperdibile, anche, la magica Cripta di San Francesco con affreschi di ispirazione giottesca. In ogni angolo, in ogni pietra e in quell’acqua, che ha visto madri e nonne lavare le candide lenzuola, si accoglie la tenerezza e spettacolarità di un luogo, un tesoro che non si finisce mai di scoprire ed apprezzare.
Un bel romanzo
Voglio precisare, che u’callaridd secondo piatto, tipico di Montepeloso, non è un arrosto di carne, ma è un bollito di carne.