Il desiderio di tornare in cantina, passeggiare tra le vigne, chiacchierare con il produttore assaporando vino di annate diverse non si è mai assopito. Se a causa dei limiti agli spostamenti dettati dai Dpcm che negli ultimi mesi si sono susseguiti i winelovers hanno tenuto vivo questo desiderio ripiegando la propria sete di conoscenza alle degustazioni on line o puntando di più sugli acquisti al supermercato, è chiaro come il Covid abbia riscritto non sole le regole di mercato ma anche quelle dell’enoturismo che dovrà necessariamente riorganizzarsi su tutto lo Stivale per ripartire.
Enoturismo, asset strategico
Sarà un ritorno su basi nuove, dove l’autenticità delle proposte, l’accoglienza sincera, il giusto rapporto prezzo-qualità, saranno le chiavi interpretative del successo delle cantine. Una cosa è certa, il turismo del vino che oggi rappresenta un asset strategico per lo sviluppo della vitivinicoltura italiana si sta evolvendo e ciò che andava bene 10 anni fa, oggi non basta.
Il parere di Donatella Cinelli Colombini
Fare della propria cantina una delle wine destination più frequentate non è semplice ma di certo difficilmente si riuscirà nell’obiettivo se si continua a raccontare il vino come in passato. «I turisti oggi vogliono qualcosa di più – afferma Donatella Cinelli Colombini, fondatrice nel 1993 del Movimento Turismo del Vino – non basta loro raccontare soltanto come si fa il vino, ma occorre intrattenerli e sorprenderli. Abbiamo un consumatore esploratore, più volenteroso nella ricerca del nuovo, ma allo stesso tempo è sempre più un turista di prossimità (almeno per il 60%) e conosce bene le cantine del suo territorio».
Con il vino esperienze sensoriali
Dalle lezioni di cucina in cantina, alla degustazione di prodotti locali valorizzando gli artigiani del posto, sino alle lezioni di yoga e al picnic in vigna o ancora, attraverso l’arte, organizzando estemporanee di pittura – ne è un esempio l’Enoarte di Elisabetta Rogai -, ogni cantina può puntare su varie esperienze multisensoriali ed avere il suo racconto, unico, con il quale distinguersi.
Diversificare, la chiave per affrontare il futuro del vino
«Bisogna evitare i non luoghi, i posti privi di identità continua l’esperta Cinelli Colombini, autrice di diverse pubblicazioni sul turismo del vino –. Proporre delle lezioni di cucina in cui magari si propone la realizzazione di un piatto di famiglia, raccontare aneddoti senza tralasciare l’aspetto didattico della visita. Ricordiamoci che vince il pazzo, ossia chi fa cose diverse. On line spesso le cantine appaiono tutte uguali, pertanto, ognuno dovrà cercare di raccontare la propria vera identità, usando al meglio il proprio potenziale, senza copiarci. E per farlo conterà molto la forza, la convinzione con cui facciamo ogni cosa. Impariamo dunque a raccontarci – conclude –, magari in modo meno noioso ed un po’ più divertente e a trasformare le nostre tradizioni gastronomiche ed il vino in ricchezza, senza paura!».
Le nuove tecnologie e il digital saranno sempre più d’aiuto alle cantine, lo storytelling sui social servirà ad incentivare il viaggio e, dopo la visita, sarà utile a tenere affezionati a sé i turisti del vino. Ogni wine maker lavora tutti i giorni con gli imprevisti, ogni annata è sempre diversa. Quella che ci aspetta sarà solo un’altra vendemmia, da affrontare nel modo giusto e con uno spirito propositivo. L’enoturismo è la chiave per la ripartenza!