Secondo voi c’è ancora qualcuno che crede alle streghe? Per intere generazioni è stato agitato questo spauracchio da genitori e nonni per rendere “inoffensivi” bambini capricciosi e dispettosi. Ma le streghe sono mai esistite? Per rispondere a questa domanda vi condurrò alla scoperta di un gioiello dell’entroterra ligure: Triora (Imperia), tra I Borghi più Belli d’Italia, incastonato nell’Alta Valle Argentina, anticamente via del sale e granaio della Repubblica di Genova. Circondato da una natura rigogliosa e selvaggia, ricca di corsi d’acqua, il principale dei quali è il torrente Argentina che attraversa la valle, Triora colpisce il visitatore per le suggestive atmosfere delle sue case in pietra con i caratteristici tetti d’ardesia e per i suoi romantici caruggi.
In questa serena cornice si stenta ad immaginare la lugubre vicenda che vide coinvolte decine di persone, in prevalenza donne, iniziata nell’estate del 1588 e conclusasi l’anno seguente, in uno dei più famosi processi per stregoneria celebrati nella penisola. Un dramma frutto del pregiudizio sociale e del fanatismo religioso che, anche senza roghi, lasciò comunque la sua scia di dolore e di morte nella comunità triorese. Se oggi Triora è conosciuta come la Salem d’Italia, lo si deve ad una comunità che invece di nascondere questa triste vicenda ha inteso fare i conti con il proprio passato, rendendo giustizia alla memoria delle vittime innocenti di quella feroce caccia.
Da quando Triora ha raggiunto la fama di borgo delle streghe ha scongiurato un graduale spopolamento grazie ad importanti iniziative sul tema della magia, della stregoneria storica e della caccia alle streghe che richiama turisti da tutto il mondo.
Il borgo è sede del primo Museo Etnostorico della Stregoneria (MES), realizzato su progetto dell’architetto Luca Dolmetta e curato, per la parte scientifica, dallo storico Paolo Portone, adibito in quattro sale del Palazzo Stella, lo stesso dove furono celebrati i processi e da cui si gettò, per la disperazione, una delle accusate. E a proposito di “streghe”, chi si trovasse a passare di qui non deve perdere l’occasione di incontrare Antonietta, l’ultima signora delle erbe, una arzilla 90enne che, oltre a un magnifico sorriso, vi svelerà i segreti per conservare la salute grazie ai rimedi naturali, frutto della sua intensa esperienza nella raccolta delle piante officinali. Le conoscenze erboristiche delle donne definite ‘streghe’, all’epoca, infatti, erano assolutamente analoghe a quelle della medicina monastica ed ospedaliera.
Merita una visita anche la Chiesa di san Bernardino eretta agli inizi del XV secolo in posizione strategica, lungo la via dei pellegrini che dal mare volevano raggiungere i paesi montani fino alla Francia. All’interno alcuni dipinti murali di grandi dimensioni hanno come sfondo il tema del Giudizio Universale, tra le quali spicca una delle primissime testimonianze della nuova eresia delle streghe in cui delle fattucchiere sono raffigurate mentre ardono in compagnia di alcuni Gazari (Catari) in una fornace infernale. Da non perdere la Collegiata, chiesa di origine medievale che sorge, secondo la tradizione, su un tempio pagano e il Museo Etnografico in cui sono raccolti numerosi oggetti antichi, talvolta usati ancor oggi dai discendenti di contadini e pastori.
E per completare la visita del borgo vi consiglio di fermavi ad assaggiare la cucina locale: i ravioli magri con ricotta e borraggine (in alternativa con bietole o spinaci), le tagliatelle al sugo di coniglio, gli gnocchi di zucca con burro e timo, i bügaeli (grumi di farina di castagne cotti in acqua salata e serviti con latte caldo), i ciapazöi, una pasta verde di forma quadrangolare condita con sugo di funghi e le patate nella teglia, cotte sulla brace, da gustare direttamente dentro una foglia di castagno.
Ma Triora non è l’unico borgo in Italia associato, per vari motivi, alle streghe. Tra questi qualche esempio:
Cavalese (TN) nella Val di Fiemme dove nei primi anni del ’500 furono condannate al rogo decine di persone e qualcuno sostiene che, ancora, le anime delle sfortunate donne bruciate aleggino sul luogo della truce vicenda.
Rifreddo (CN), borgo piemontese tra i primi a sperimentare sul finire del Quattrocento la durezza dei tribunali incaricati di scovare e mandare al rogo le presunte seguaci del Diavolo. Ogni anno si rievoca questa pagina con la manifestazione “Terrore nel Borgo”.
Edolo (BS), piccolo centro camuno, teatro nel 1518 di una delle più feroci persecuzioni contro donne accusate di stregoneria e oggi promotore di convegni, seminari e studi di livello accademico che vedono la partecipazione dei più noti e qualificati studiosi del fenomeno della caccia alle streghe.
Bormio (SO), la stazione alpinistica, analogamente ad altri comuni della Valtellina e dell’antica diocesi di Como, fu probabilmente il luogo dove precocemente venne affermandosi la moderna leggenda di credenza nella stregoneria diabolica e dove la caccia imperversò senza soluzione di continuità dal XV al XVII secolo.