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Gli chef stellati da rincorrere con gli sci

Nulla da eccepire: domenica 12 dicembre si sciava davvero di gusto nel circo bianco delle Dolomiti dell’Alta Badia, patrimonio naturale dell’umanità. La neve artificiale era tecnicamente perfetta sulle piste – ancorché intorno l’anfiteatro bellissimo dei monti pallidi  fosse appena  spolverato di bianco come lo zucchero a velo sul pandoro a Natale  e i prati sottostanti agli impianti esprimessero un color torba omogeneo – ma soprattutto si sciava con gusto, per definizione, perché in ogni rifugio che si incontrava, appena scesi dalla seggiovia, c’era  uno chef stellato a proporre un piatto a sua firma in omaggio al territorio altoatesino. Ovviamente era contemplata anche la mescita di un calice di vino, in abbinamento al cibo. Il  Gourmet Ski safari è la maratona golosa che di fatto inaugura Sciare con Gusto,  l’evento enogastronomico che l’Alta Badia da diversi anni, oramai, propone con successo, per tutta la stagione invernale, agli amanti dello sci e della buona tavola. La formula è questa: in ogni baita si può gustare il piatto di uno chef stellato, in alternativa al menu alla carta. Ed è una proposta che in molti hanno dimostrato di apprezzare. Per il variegato ventaglio di eccellenze e la qualità delle pietanze.Il giro di sapori in quota può cominciare da dove si è più comodi, ma per noi, partiti con gli sci in spalla da la Villa, appena scesi dall’ovovia gialla  sulla sommità di Piz la Ila, al Club Moritzino che quest’anno festeggia il suo cinquantesimo compleanno, lo chef de La Siriola, Matteo Metullio, dietro ai suoi fornelli open air stava elaborando una croccante animella di vitello fritta, adagiata su una battuta di scampi, il tutto nappato da una soffice spuma di topinambur affumicato e salsa alla liquirizia e anice. Una autentica delizia, da degustare sorseggiando un calice di Sauvignon o un Ferrari Perlé, per chi come me ama sentirsi in bocca il frizzo delle bollicine.Il piacere – di sciare e degustare in una giornata di vento e di sole con l’inversione termica che faceva sudare dietro all’abbigliamento tecnico – è proseguito lungo il carosello bianco che collega chilometri di piste fra loro, all’indirizzo del rifugio Bioch, dove lo chef due stelle Michelin Norbert Niederkofler aveva preparato un consommè con i tortellini Nora: una sottile sfoglia ripiena di guancia di manzo brasata e verdure antiche. Qui l’abbinamento era con un Pinot bianco, chiaro e paglierino come quel brodo trasparente che faceva risaltare i tortellini. Riallacciati  gli scarponi e rimessi gli sci, affrontate alcune divertenti piste, abbiamo virato  verso  il rifugio Col Alt, dove Nicola Laera, chef a La Stua de Michil di Corvara, rosolava nel burro una porchetta di coniglio del Bleggio con i suoi fegatelli, adagiata su fettine di zucca, tocchetti di castagna e spolverata di prosciutto di Sauris: una delizia che per il solo aroma del fondo bruno valeva il bis. Il tempo di una chiacchiera, di una foto ricordo  con dietro le montagne più belle del mondo, e siamo di nuovo in pista a rincorrerci e superarci negli slalom mentre la luce del sole si va stemperando sulle creste. E’ il momento adesso di fermarsi al Piz Arlara, dove Thorsten Probost, chef del ristorante Griggeler Stuba di Lech-Zurs sta impiattando una  superlativa Tartare al coltello dedicata all’Alta Badia, una squisitezza che si scioglie in bocca, aromatizzata da fragranti odori e coi favori anche di un ottimo Pinot Nero va giù che è un piacere. Naturalmente si va giù che è un piacere anche da queste  piste, le più spettacolari di tutto l’arco alpino, in particolare la numero 17, la Gran Risa, considerata da sportivi e intenditori il mito delle Dolomiti considerato che qui si disputa la  Coppa del Mondo di Sci, in programma sabato prossimo. Vista  da sotto, dalla valle, la Gran Risa è una lingua bianca verticale che spaventa da quanto è dritta; affrontata da dentro è ancora peggio: è  una nera che non fa sconti. Tuttavia,  se si hanno ripensamenti dell’ultimo minuto, appena imboccata nel suo tratto più ripido, si può deviare a destra, per la rossa. Perché qui in Alta Badia, tra mangiare stellato, bere autoctono e divertirsi tanto, se ne fanno davvero di tutti i colori.  Per saperne di più:www.altabadia.org

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