Archi grezzi e trifore senza vetrate. San Galgano in Toscana, Lo Spasimo in Sicilia, Sant’Eustachio e l’incompiuta in Veneto: chiese e complessi religiosi senza tetto che riempiono gli occhi con il loro vuoto.
Le chiese senza tetto
Forse il loro destino era proprio quello di avere il cielo più vicino, perfino dentro, e non solamente nell’invocazione mistica. Evidentemente, la loro attitudine e sorte era diventare osmosi col tutto: archi grezzi, trifore prive di vetrate, rosoni e oculi senza ricami. Solo un dialogo incessante tra manufatto e natura, senza altri fronzoli se non l’essenziale: il sole che arriva integro e diretto non mediato da filtri, la pioggia che penetra come lavacro, le nuvole spinte dal vento a corredo decorativo. Ferme in un tempo assorto, le chiese scoperchiate esercitano un fascino particolare per questo loro insolito e potente contatto energetico con l’Alto. In Italia ve ne sono di famose, al Nord come al Sud. E tutte, coi loro vuoti, riempiono gli occhi di meraviglia.
L’Abbazia di San Galgano
Il borgo di Chiusdino, in provincia di Siena, ha il fascino delle cittadine toscane puntellate di cipressi e olivi. L’abbazia di San Galgano, in tutto il suo gotico svettante, sorge maestosa nel verde. Settant’anni ci impiegarono i monaci cistercensi francesi di Cîteaux (un monastero in Borgogna) a erigerla, tra il 1218 e il 1288. La vollero vicina al fiume Merse e collegata alla strada Maremmana, tutto intorno terreni da coltivare. Quattro secoli dopo, nel 1786, il campanile crollò su gran parte della copertura, lasciando l’abbazia senza tetto. Imponente nelle sue luci e ombre, San Galgano è una costruzione che sembra appartenere a una dimensione fantastica. Non a caso è diventata set di film epici e palcoscenico di opere musicali. Poco lontano dall’abbazia, nell’Eremo di Montesiepi, fa capolino un sasso con dentro una spada. San Galgano Guidotti, prima della conversione, era un cavaliere dedito a battaglie e duelli, e infisse la lama dell’arma nella roccia mutandone significato e funzione in una croce.
L’incompiuta di Brendola
Diversa storia, e più recente epoca, connotano la chiesa scoperchiata nota in Veneto come l’Incompiuta di Brendola (Vicenza). Per anni il paese fu teatro di attriti campanilistici fra i residenti che portarono all’esasperazione le autorità impegnate a risolverli. Nel 1926 quattro parroci fondarono un comitato e individuarono un terreno per la costruzione di un’unica chiesa che fungesse da catalizzatore geografico e spirituale di cittadini e fedeli. Progettarono la cattedrale di Gesù Cristo Re in onore di San Michele Arcangelo, la cui posa della prima pietra avvenne il 3 ottobre 1931 sul colle del Cerro. Quando l’edificio cominciava a prendere forma, l’arciprete si ammalò e i lavori, dapprima rallentati, si bloccarono.
Poi, dopo una timida ripresa, durante la Seconda guerra mondiale il cantiere si fermò definitivamente per cause mai chiarite. All’Incompiuta di Brendola il cantautore Fabrizio Tavernelli ha dedicato una canzone in cui viene descritta come «la cattedrale che si mostra ferita di fronte alla sua caduta, la chiesa da cui entra inesorabile il buio, con le albe selvagge arrampicate sul suo corpo; un’opera non finita che davanti alle brecce, alle crepe e alla fede che brancola, cerca una luce per riaccenderla».
L’Abbazia di Sant’Eustachio
Sempre in Veneto, a Nervesa della Battaglia (TV), sorge l’Abbazia di Sant’Eustachio, monastero benedettino dove Monsignor Giovanni Della Casa scrisse il Galateo. Recuperato dopo anni di abbandono grazie al generoso intervento del produttore di vino Ermenegildo Giusti, il complesso ormai millenario (la fondazione risale al 1062) è diventato un centro polifunzionale che ospita rassegne ed eventi culturali. E quale miglior luogo per andare a lezione di Galateo? Qui si apprende non solo il bon ton da tenere a tavola e nelle occasioni conviviali, ma anche nella vita professionale con corsi di Galateo del lavoro, rivolti ad aziende e dipendenti per comuni- care in modo elegante e appropriato.
Santa Maria dello Spasimo
Il poker delle chiese si completa a Palermo, dove svetta un’altra sontuosa opera incompiuta: il complesso ecclesiastico dedicato alla Madre di Gesù che spasima per il dolore del figlio. Una storia complessa come il famoso quadro di Raffaello commissionato proprio per questa chiesa la cui bellezza è amplificata dalla navata a cielo aperto, ora adibita a spazio culturale e sede di manifestazioni teatrali e musicali. I caratteri architettonici di Santa Maria dello Spasimo rappresentano quasi un unicum nel panorama costruttivo siciliano: per la tipica concezione dell’architettura di gusto gotico-settentrionale, con innesti e influssi di importazione catalana. Incantevole l’abside poligonale con copertura stellare, che in fotografia crea un bellissimo contrasto cromatico tra il rosato della pietra e l’azzurro del cielo.
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