Trentacinque anni, ugola d’oro e mani in pasta. Da un giorno all’altro si è trovata dall’indossare gli abiti di scena di un’opera lirica a destreggiarsi col montare gli albumi a neve per i tiramisù in larga… Scala. Si sa che la vita può riservare (dolci!) sorprese e può capitare che un hobby si trasformi in business, ma quanto accaduto a Diletta Scandiuzzi, cantante lirica trevigiana e al contempo vincitrice della Tiramisù World Cup 2018 ha del sorprendente.
Acuti da soprano e spolverate di cacao
Il premio di due anni fa ha aperto la strada a Diletta Scandiuzzi per un’attività parallela a teatri e palcoscenici, facendola entrare di diritto e dalla porta principale nel mondo dell’arte bianca, fino a registrare il marchio Dilettamisù con il quale sta producendo dolci e creme. A base di mascarpone, ovviamente.
Diletta, per te c’è più diletto nella rappresentazione di una romanza o nella preparazione di un dolce?
I dolci a tavola sono come i concerti barocchi nella storia della musica: un’arte sottile. Non è un caso la mia passione per il Belcanto e la haute pâtisserie. Sono nata dentro la musica, cresciuta sul palcoscenico dei più grandi teatri d’opera del mondo, educata al canto e alla letteratura, abituata a cercare nuances che si avvicinino alla “perfezione”. E la pasticceria, esattamente come la musica, è una “scienza” esatta: non ammette improvvisazioni e richiede regole molto precise. Si volteggia tra le note e si volteggia tra gli impasti zuccherini, si scivola progressivamente nell’altezza di un suono e si scivola senza fretta su impasti grassi come uova e mascarpone. Un buon piatto si prepara anche in 20 minuti. Nella pasticceria in 20 minuti al massimo si pesano gli ingredienti. Se il canto lirico rappresenta il mio lavoro, quello dei dolci per molto tempo ha rappresentato semplicemente un hobby ma entrambi sono la mia Arte.
Ci racconti un po’ di te e di questo abbinamento fra torte e musica? Come è nato questo mix?
Sono nata a Treviso il giorno di San Valentino. Ho il privilegio di avere un padre, Roberto Scandiuzzi, celebre basso verdiano “nobile”, per la rotondità perfetta del suono – sì, ha tutte queste caratteristiche, non sto esagerando – e una madre originale, Anna Maria Bicciato, esperta della voce (compresa la mia). Con loro ho studiato il repertorio operistico e cameristico. E con loro ho viaggiato. Ho imparato. Conosciuto l’arte e gli artisti. Ho vissuto lo stupore aggirandomi, bambina, tra camerini di teatro e costumi di velluto, l’odore del legno e il profumo delle ciprie dietro il sipario e tra le poltrone della palea. Ho avuto la vocazione e ho compreso la dedizione. La libertà e la disciplina. L’equilibrio che lo studio dona al talento, senza il quale è solo sregolatezza. Nel novembre del 2018, sono stata incoronata campionessa del Tiramisù Word Cup: un’esperta giuria ha ritenuto che mio tiramisù fosse il più buono del mondo nella sua ricetta originale. E da qui la richiesta di showcookings e workshops in Italia, Belgio e Giappone.
Un nuovo lavoro, dunque?
Un nuovo sogno: creare tiramisù, bandiera della mia terra e orgoglio personale è davvero un piacere per me. Anche perché è un dolce che mi rappresenta: possiede la forza e l’amarezza del caffè e del cacao, la morbidezza gentile e dolce del mascarpone incorporato alla sofficità del tuorlo d’uovo montato con pazienza. E con sapienza. Sei ingredienti per un capolavoro. Vorrei che lo fosse ogni volta. Mentre impiatto il “mio” tiramisù penso al piacere intenso di chi affonderà il cucchiaino senza fretta nella cremosità di questo semifreddo, il più conosciuto al mondo, che in troppi pensano sia facile da realizzare. Il segreto è nel suo equilibrio. In contrasto con il suo richiamo peccaminoso va dritto al cuore.
Diletta, qual è il tuo motto?
Una frase di Jques Torres, pastry chef e maitre chocolatier: “La vita è breve, mangia il dessert per primo”.