Il Festival della canzone italiana – conosciuto anche come il Festival di Sanremo – è nato il 29 gennaio 1951 nel salone delle feste del Casinò. È il primo giorno della settimana, e tutti sanno che il lunedì la casa da gioco registra scarse presenze di pubblico e deboli incassi. La partenza è quindi prudente, e non si corrono grandi rischi. Lo spettacolo è all’esordio, ancora da pubblicizzare ed il gradimento ancora da verificare.
Un evento radiofonico
In sala la scenografia è assente ed al pubblico si chiede di assistere al festival seduto ai tavolini da bar, con tanto di camerieri che vanno e vengono, tra un tavolino e l’altro, stile café-chantant. Il pubblico presente in sala non si accorge che stava assistendo alla nascita di un evento destinato a segnare la storia del paese. Anzi, in parte prova fastidio ad ascoltare le canzoni nell’attesa della fine della gara, quando finalmente si poteva ballare.
Le cronache nazionali ignorano l’evento, mentre quelle locali parlano di una scarsa presenza di spettatori. Ma gli organizzatori non se ne preoccupano perché il pubblico atteso non è quello presente in sala, ma quello della radio. Il festival nasce infatti come concorso radiofonico e viene trasmesso dalla radio, sul secondo programma della mitica “Rete Rossa”, che affianca l’ammiraglia Rai, la “Rete Blu”. Il pubblico potenziale è molto vasto, parliamo di milioni di persone, che non si possono paragonare alle poche centinaia presenti in sala.
Il festival al salone delle feste
La sede scelta per la manifestazione, il salone delle feste del Casinò di Sanremo, era un luogo conosciuto dal pubblico per le manifestazioni di carattere culturale come premi letterari e stagioni di prosa, ma soprattutto per i balli e le danze. Al primo festival ci sono solo due fotografi: quello della Rai, che, dopo aver fotografato le strutture prima dell’inizio della manifestazione, lascia il campo al fotografo di sala del Casinò. Quest’ultimo in realtà considera come suoi veri clienti gli spettatori seduti ai tavoli, e non i cantanti e l’orchestra. Per questo motivo sono pochissime le immagini delle prime edizioni in circolazione ed il maggior numero di immagini è custodito dall’Archivio Moreschi, grazie al lavoro dell’allora giovanissimo fotografo Alfredo Moreschi.
Nasce la canzone italiana
Nel primo dopoguerra, la canzone italiana non era molto conosciuta. Nel mondo la canzone italiana veniva identificata con la canzone Napoletana, tanto che lo stesso Casinò fra le sue credenziali per ospitare la manifestazione annovera proprio il festival della Canzone napoletana del 1931. La canzone in lingua italiana muoveva i suoi passi incerti, potendo contare anche su qualche discreto successo, ma era poco amata in un paese indietro con l’alfabetizzazione (vi ricordate il maestro Manzi?) e che in casa parlava normalmente il dialetto.
Al Festival in gara le canzoni e non i cantanti
La Rai per la prima edizione invita tutte le case editrici musicali italiane, con una canzone ciascuna, per un totale di 240 brani pervenuti. Una commissione li esamina e sceglie le 20 migliori, che saranno cantate da tre artisti: Nilla Pizzi, Achille Togliani, salito alle cronache rosa per una relazione con Sophia Loren, e le gemelle Dina e Delfina Fasano.
Alle 22 il conduttore Nunzio Filogamo apre il Festival della canzone italiana così: «Signori e signore, benvenuti al Casinò di Sanremo per un’eccezionale serata organizzata dalla Rai, una serata della canzone con l’orchestra di Cinico Angelini. Premieremo, tra le 240 composizioni inviate da altrettanti autori italiani, la più bella canzone dell’anno». Una curiosità, il saluto di Filogamo entrato nella storia della televisione: «Miei cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate» fu pronunciata aprendo la second edizione e non la prima. E fu usata dal presentatore soprattutto per richiamare l’attenzione ed invitare al silenzio il pubblico presente in sala, che si intratteneva con grande allegria ai tavoli della sala delle feste del Casinò.
Grazie dei fiori
La serata finale va in onda dalle 22 alle 22.30. I quotidiani dedicano solo poche righe all’evento, ma ecco il primo miracolo: la canzone strappalacrime della Pizzi diventa immediatamente un cult popolare, tutti la cantano e tutti parlano del Festival. Nilla Pizzi commenta così la vittoria: «Mi sembrò una cosa fatta in famiglia. Cantai nove canzoni con il foglietto del testo in mano: anche se ho avuto sempre buona memoria quella sera temevo di dimenticare le parole. Quando mi dissero che aveva vinto Grazie dei fior non provai nessuna emozione, lo avevano previsto tutti, a cominciare da Achille Togliani».
Il Papavero Nilla
la premiazione, anche se siamo nella città dei fiori, nessuno ha previsto un omaggio floreale. Così un intraprendente cameriere risolve il problema raccogliendo alcuni garofani dai tavolini. Andrò meglio per la regina del festival l’anno successivo quando un’azienda floricola dedicherà a lei un fiore. Un papavero rosso bellissimo e che porta ancora oggi il nome di Nilla e inaugura la moda di dedicare un fiore ad artisti e personaggi famosi.
La prima gaffe del Festival
Per registrare la prima gaffe del festival non dobbiamo aspetta Mike Bongiorno. Ci pensa il bravissimo Filogamo, che al momento della premiazione chiama sul palco il maestro Seracini, autore della canzone vincitrice, senza ottenere risposta. Il presentatore lo sollecita nuovamente a salire sul palco e lo attende in silenzio fino a quando interviene il maestro Cinico Angelini che rende pubblico il fatto che il maestro non è in sala perché pochi giorni dopo aver composto il brano ha perso la vista. Un attimo di grande gelo avvolge la sala, che supera il momento di imbarazzo tributando al vincitore assente un grande e commosso applauso.
La storia del Festival
Queste sono alcune suggestioni della prima edizione del Festival della Canzone tratte dal mio libro Sanremo Story edizioni Zem