Già apprezzato dagli Etruschi e poi dai Romani, il farro veniva spesso aromatizzato, nelle zone vicine al mare, con il finocchietto selvatico tipico della macchia mediterranea che, una volta, serviva a coprire un eventuale deterioramento delle carni impiegate nelle ricette (da qui, infatti, nasce il termine “infinocchiare”). Con la chef Stella Augugliaro dell’Agriturismo Buonasera a Bagnoregio, abbiamo preparato una ricetta tipica della Tuscia viterbese. A un leggero soffritto di sedano, carota e cipolla tritati finemente a coltello si aggiunge il farro crudo e si fa tostare per tre o quattro minuti. Poi bisogna incorporare il brodo vegetale preparato in precedenza e, prima di ultimare la cottura (circa 40 minuti), insaporire con fiori di finocchietto selvatico, impropriamente chiamati semi, alloro, rosmarino, sale, un pizzico di pepe e peperoncino. Per finire, un giro di buonissimo olio evo.