Costruita su sette colli come Roma, negli ultimi anni Cagliari si sta rifacendo il trucco: sotto lo sguardo compiacente della statua dedicata a Carlo Felice di Savoia, che svetta in piazza Yenne, tanti palazzi del centro storico, una volta ristrutturati, si sono convertiti in stanze d’albergo e i pianterreni trasformati in sale da bar, trattorie e ristorantini.
Cagliari da vedere
Così molti vacanzieri approfittano dei servizi del capoluogo come pied à terre per visitare in estate le magiche spiagge del Sud Sardegna. Servono almeno due giorni per avere un’idea di questo brulicante capoluogo e sono i ponti di primavera il momento ideale per visitarlo, quando il clima è più generoso. L’1 maggio ad esempio, per la festa di Sant’Efisio, si volge una pittoresca processione con gruppi in costume tradizionale provenienti da tutta la Sardegna.
La prima giornata può avere inizio al Caffè Tramer, aperto nel 1857. Gli arredi sono d’epoca, in legno scuro intarsiato, e come a metà del XIX secolo si servono le migliori meringhe con panna di Cagliari che Giovanni Olianas produce con la ricetta originale del pasticcere svizzero che inaugurò il locale. Si racconta che anche Antonio Gramsci si concedesse di tanto in tanto una pausa tra i suoi tavolini.
Con una breve salita, che dà la possibilità di apprezzare alcuni piccoli negozi d’arte e di artigianato (in via Università 12 ci si ferma nella bottega di Antonio Spada, tra pennelli, tele e tavolozze), si entra nel cuore della città vecchia attraverso la Porta dei Leoni. Dal Bastione di Saint Remy, uno dei biglietti da visita del centro storico, costruito sulle antiche cortine difensive del circuito fortificato della città medievale, si ha il bel colpo d’occhio sulla città e sugli stagni di Molentargius.
Lungo Via del Duomo si incontra il Palazzo di Città, antica sede del Municipio dal Medioevo fino ai primi anni del Novecento. All’interno vengono ospitate mostre permanenti (e personali. Fino al 4 maggio Il canto sospeso della pittura di Gastone Biggi). Alle sue spalle svetta la facciata romanico-pisana della Cattedrale di Santa Maria. L’interno barocco non è altrettanto suggestivo.
Un’altra tappa che riporta alla dominazione pisana dell’isola è la Torre di San Pancrazio, in pietra bianca, che dà su Piazza Indipendenza. I giovani locali si danno appuntamento ai vicini Giardini pubblici, dove si passeggia all’ombra di maestosi ficus, palme e jacarande. Chi è curioso di vistare il più grande mercato coperto europeo scende verso il mercato di san Benedetto. Tra le provviste da fare ci sono senz’altro i capperi di Selargius, grandi e dal personale retrogusto erbaceo-senapato.
L’appuntamento con la tavola è al ristorante Old Friend (via Giuseppe Abba, 51). Si tratta di uno dei locali emergenti nel panorama della cucina sarda. Protagonista è Dario Torabi, uno dei pochi cuochi dalla testa e dal cuore anticonvenzionali. Nel locale, arricchito da opere di artisti locali (Emanuele Boi e Roberto Follesa), vuole essere un’agorà contemporanea. Il menu cambia ogni tre settimana e ogni piatto è composto da massimo 4 ingredienti, possibilmente locali.
Da provare il crudo di dentice con bottarga di muggine ed emulsione di ricotta mustia e l’animella di agnello glassata con crema di aglio nero e Parmigiano. Nel pomeriggio ci si può affidare alla bravura di Claudio Dessì per conoscere la città nei suoi passaggi più reconditi o nelle zone dove sarebbe più difficoltoso dirigersi a piedi.
Dessì propone tutto questo a bordo di un’Ape calessino. È molto più di una guida: l’anima stessa della città. Dotati di binocoli, vale la pena chiedergli un passaggio al Parco di Monte Urpinu, con vista sulla pianura di Quartu Sant’Elena, e allo stagno di Molentargius per apprezzare le danze dei fenicotteri rosa.
I cagliaritani che vogliono celebrare la serata con piatti di pesce prenotano alla Trattoria Lillicu (via Sardegna, 78): una trattoria d’antan dove si può ancora scegliere il pesce dalla vetrina e provare la migliore minestra di fregola di mare della regione o un insolito fritto di murena. La nuova generazione degli Zucca (tre fratelli; a ciascuno spetta un compito fra i tavoli) effettua giornalmente gli acquisti al mercato, forti dell’esperienza di generazioni di osti.
L’indirizzo giusto per trascorrere la notte è presso il Neko Boutique Hotel, in una zona appartata della città. Le 10 stanze, ognuna diversa e arredata con oggetti di design moderno, hanno la doccia a vista. Curatissima la biancheria da letto, una delle stanze è allestita con seggiole a forma d’uovo mentre la colazione viene servita in terrazza all’aperto.
L’indomani si può scegliere di dedicarsi ai negozi del centro di Cagliari, passeggiando per via Garibaldi (da Eticando, eticando.com, si trovano creazioni di piccoli laboratori sartoriali che rispettano una filiera etica e utilizzano tessuti naturali) e la parallela via Sulis. L’aperitivo e un pranzo leggero si fanno alla Salsamenteria di via Sidney Sonnino mentre il pomeriggio è dedicato alla conoscenza del quartiere Marina, magari per l’acquisto di un gioiello in filigrana (la classica fede sarda, orecchini o bracciali) in una delle numerose gioiellerie sotto i porticati di via Roma.
Chi ha ancora tempo può visitare Piazza del Carmine e le tranquille vie intorno. All’imbrunire, il Palazzo Civico, costruito in pietra bianca, viene illuminato con il tricolore. Sul tetto del palazzo dominano due torrette ortogonali di 38 metri di altezza, mentre gli angoli sono sorvegliati da quattro obelischi decorati con le teste dei Quattro Mori.
I carnivori si danno appuntamento alla Tratto-Macelleria Vivarelli in via Torino dove si scelgono i tagli e si cucinano a proprio desiderio. La notte a Cagliari si può trascorrere in uno dei palazzi ristrutturati e adibiti a residenza alberghiera. Va prenotata una delle camere di Bellezza Suites con vista su Largo Carlo Felice (ingresso in via Lodovico Baylle, 96). La vicinanza al porto e alla stazione permette di ripartire con facilità.