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5 curiosità sul Vermouth, aspettando il Salone

Dopo il successo dell’edizione inaugurale a Torino, tra sabato 5 e domenica 6 ottobre, il Salone del Vermouth fa tappa a Firenze e Bologna: due giorni tra degustazioni, masterclass ed eventi fuori salone per scoprire tutti i segreti del più famoso tra i vini fortificati, conosciuto e amato da oltre 250 anni

Lontano dall’essere solo un prodotto di nicchia, ormai il Vermouth viene considerato uno dei vini “fortificati” più celebri e versatili, anche perché il suo uso è ormai capillare sia nei cocktail bar che nelle case. Un prodotto antico, ma allo stesso tempo incredibilmente attuale, di cui magari il pubblico mainstream non sa ancora tutto. Ecco quindi una serie di curiosità sul Vermouth.

1) Tanti nomi, un solo prodotto

Se il successo di un brand può dipendere anche solo da una lettera, il vermouth è l’esempio più evidente di come ogni regola abbia la sua eccezione: il più conosciuto vino liquoroso torinese ha infatti una serie di varianti semantiche – vermut, vermuth e vermouth, ma persino vermòt o vermutte – che avrebbero potuto creargli problemi e generare confusione, ma al contrario ne hanno accresciuto l’alone di fascino. E oggi il vermouth è un vino liquoroso che viaggia ben al di sopra delle mode passeggere, amato soprattutto da un pubblico più adulto e consapevole.

2) L’intuizione dell’erborista Carpano

E dire che di storia, il vermouth, ne ha parecchia: bisogna tornare indietro nel tempo di quasi due secoli e mezzo per trovare il suo nome legato a doppio filo sia a quello della casata Savoia, dinastia regnante sul Piemonte nella seconda metà del Settecento, sia a quello del suo ideatore, l’erborista Antonio Benedetto Carpano. Siamo nel 1786 e il 22enne distillatore, alla ricerca di una nuova bevanda nella sua bottega di piazza Castello, si ritrova a miscelare un vino del territorio (bianco, per andare incontro ai palati femminili) con una trentina di erbe e radici dei campi. Dal cardamomo al rabarbaro, dalla china al coriandolo, dalla vaniglia fino all’assenzio e all’artemisia maggiore – pianta dal potere digestivo che gli darà il nome, dal tedesco wermutlascia le erbe in infusione con alcol e zucchero. Il risultato convince Carpano così tanto che il distillatore decide di inviarne una cassa alla corte di re Vittorio Amedeo III, che lo apprezza moltissimo e sancisce il rapido successo di questo vino liquoroso, amato anche da Cavour, Giuseppe Verdi o Massimo D’Azeglio.

3) Il “Punt e Mes”

Uno dei termini più iconici legati al vermouth è il “punt e mes” che dà origine all’omonimo brand. Si tratta di una variazione, in cui il vermouth viene corretto con elisir di china. Ma perché questo nome? Secondo la leggenda, nell’aprile 1870, a Torino, nella bottega Carpano – prospiciente il palazzo dell’allora Borsa di Torino – un agente di borsa, alla richiesta del barista su quale bevanda volesse, avesse risposto, sovrappensiero per la variazione del valore in punti di un titolo, “n punt e mes”, cioè una variazione della quotazione del titolo di un punto e mezzo, da cui sarebbe derivato il nome per un vermouth corretto con mezza parte di china. Se un’iscrizione in marmo ricorda il luogo dove il vermouth nacque, da allora ai giorni nostri il prodotto non è cambiato quasi per nulla: il 75% è vino (lo stesso Carpiano affiancò presto il rosso al bianco) con una gradazione alcolica non inferiore al 15.5%, il resto una selezione di erbe, spezie, fiori, cortecce e radici. Cambiata invece è la proprietà del brand Carpano, che ha lasciato Torino per Milano, mentre nell’ultima sua fabbrica oggi trova posto il museo del vermouth. Dell’iconografia di Carpano resta inoltre l’installazione dedicata al “Punt e Mes”, reso immortale da una campagna del guru Armando Testa, che ideò la sfera (il punto, o “punt”) e la mezza sfera (il mezzo, “mes”) sovrapposte, ospitate nella rotatoria di fronte alla vecchia stazione ferroviaria di Porta Susa.

4) L’uso in miscelazione

Anche se viene spesso consumato in purezza, sin dalle sue origini il vermouth entra come ingrediente in una serie di cocktail ufficiali IBA: nel Manhattan (bourbon, vermouth e angostura), Martini Dry (gin e vermouth dry), Vodka Martini (vodka e vermouth dry), fino al Milano-Torino, che unisce il Campari milanese al vermouth torinese. In linea di massima se ne contano diverse versioni, distinte sia per colore (rosso, rosato e bianco) che per gusto (dolce, secco, extra secco e chinato).

5) Dal Consorzio al Salone

Ci sono voluto quasi 250 anni ma dal 2019 anche il Vermouth piemontese ha il suo Consorzio: ne è stato creato uno ad hoc per valorizzare e promuovere l’identità di questa eccellenza, mentre nel febbraio 2024 si è tenuto proprio a Torino il primo Salone italiano del vermouth con decine di espositori da tutta la regione. Salone che dalla “culla” torinese sta per arrivare alle due città dell’Italia centrale più influenti per il bere miscelato: il Salone del Vermouth infatti si appresta a debuttare a Firenze e Bologna, in un weekend che vedrà il capoluogo toscano e quello emiliano trasformarsi in un autentico laboratorio di gusto.

Il Salone e gli eventi “fuori Salone”

L’appuntamento è per sabato 5 ottobre a Firenze e domenica 6 ottobre a Bologna, e in entrambi i casi a ospitare il Salone del Vermouth saranno gli spazi del The Social Hub, rispettivamente in viale Spartaco Lavagnini e in via Fioravanti. Qui sarà possibile, con un sistema di acquisto token, assaggiare tutti i vermouth in degustazione, sia lisci che in miscelazione. Il weekend a cavallo dell’Appennino rappresenterà inoltre il momento clou di una settimana di appuntamenti “fuori salone” che, tanto a Firenze quanto a Bologna, vedrà coinvolti alcuni dei più interessanti ristoranti e cocktail bar cittadini per una serie di eventi a tema, da degustazioni a guest fino a cene in pairing. All’evento, ideato dal progetto in ambito mixology MT Magazine, curato da Laura Carello, in collaborazione con la testata Il Forchettiere e l’agenzia di organizzazione eventi To Be, parteciperanno alcuni fra i migliori produttori di vermouth al mondo. Non solo le grandi aziende che hanno contribuito a tenere alte le insegne dal punto di vista produttivo e comunicativo in Italia e all’estero, ma anche piccole realtà di nicchia che giocano il ruolo di ambasciatori locali per la capacità di comunicare le peculiarità del territorio di riferimento. Nella due giorni, i produttori saranno protagonisti con le proprie declinazioni tradizionali del vino sabaudo – rosso, rosé, dry, extra dry e bianco – e con personali interpretazioni sul tema, con l’utilizzo di botaniche non canoniche secondo la tradizione piemontese. “Dopo il successo di Torino – spiega l’organizzatrice, Laura Carello – volevamo portare il salone in altre città italiane. Perché Firenze e Bologna? Le scelte di queste due sedi è tutt’altro che casuale: da un lato Firenze è la città che ha dato i natali al celebre cocktail Negroni, creato nel 1920 dal conte Camillo Negroni, mentre dal canto suo Bologna condivide con Torino sia un elemento identitario come i portici sia una solida tradizione liquoristica”.

I talk del Salone del Vermouth

Non solo: ogni giorno negli spazi del The Social Hub andranno in scena talk che approfondiranno il vermouth da angolazioni e prospettive differenti. A essere coinvolti saranno bartender, brand ambassador, master blender, master herbalist e chef, chamati di volta in volta a raccontare aspetti ancora meno noti di questo affascinante mondo. Alla fine di ogni talk verrà servita una degustazione di vermouth di un produttore presente al Salone. Ecco alcuni dei talk già confermati:

Firenze (sabato 5 ottobre):
– Vermouth: storie e ricette
– Pairing, cocktail e cucina stellata
– Vermouth e vini fortificati: una tradizione tutta toscana
– I caffè storici fiorentini, tra eredità piemontese e identità toscana
– Negroni e Vermouth, un filo rosso che attraversa l’Italia

Bologna (domenica 6 ottobre):
– Vermouth: storie e ricette
– Pairing, cocktail e cucina stellata
– Sotto i portici, da Torino a Bologna
– Dalle corti al popolo: tra la miscelazione nobile di Torino e quella popolare di Bologna

Un evento aperto alla città: tutti gli indirizzi

Degustazioni e approfondimenti, ma non solo The Social Hub: nella settimana precedente il Salone del Vermouth, sia a Firenze che a Bologna alcuni dei locali più prestigiosi saranno coinvolti in appuntamenti “fuori salone”. Nella città del David saranno coinvolti nomi più importanti nel mondo dei bar d’hotel – dall’Atrium bar del Four Seasons al lounge bar dell’hotel Savoy, fino al Picteau e al Caffè dell’Oro di Lungarno Collection – insieme a locali di fama come Gucci Garden, il Locale, Caffè Rivoire, Rasputin, Mad, LoveCraft e le strutture del gruppo Valenza (Caffè Gilli, Caffè Concerto Paszkowski, Giacosa 1815 e Move On). Coinvolti anche ristoranti, in primis la Trattoria Da Burde. Allo stesso modo, a Bologna il fuori salone coinvolgerà locali come il Sentaku, Volare, Macondo e Fior di Sale, oltre a ristoranti come Oltre e La Porta. In entrambe le città, inoltre, Eataly ospiterà eventi che spaziano da “L’Albero genealogico dei cocktail” a racconti su come il Vermouth abbia unito l’Italia dal Risorgimento ad oggi, presentato da Federico S. Bellanca.

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