Vino dal colore giallo paglierino e dalla forte potenza espressiva, è un autoctono marchigiano che si è sviluppato in modo anche sostanzialmente diverso nelle due zone di Matelica e Jesi. Dal carattere strutturato e complesso, è ottimo anche in versione spumante e regala assaggi sorprendenti in quella Riserva“Alarico re dei Visigoti, nell’anno del Signore 410, diretto al Sacco di Roma, portò via con sé da queste terre quaranta muli con gerle cariche di barili di vino perché nulla rendeva i suoi guerrieri più bellicosi e più coraggiosi del Verdicchio”. Siamo nelle Marche, e a sostenere questa tesi era, nel XVII secolo, lo storico Cimarelli. In realtà, di una prima testimonianza storica certa relativa a una varietà denominata “Verdicchio” da parte del botanico marchigiano Costantino Felici, si ha traccia solo nella seconda metà del XVI secolo, e precisamente nel 1569. Vitigno autoctono che si esprime bene in terreni collinari, ben esposti, con tessitura argilloso-calcarea e con sistemi di allevamento a media o a grande espansione, quel che è certo è che il Verdicchio si è evoluto nei secoli nelle due aree di Matelica, in provincia di Macerata, e di Jesi, in provincia di Ancona, e lo ha fatto in modo molto diverso per via dei due diversi terroir: l’alta valle dell’Esino, una piccola vallata chiusa dal clima continentale con importanti escursioni termiche per il Matelica; la bassa valle dell’Esino, del Misa e del Musone con clima più mediterraneo caratterizzato dalla vicinanza del mare che fa sentire il suo influsso per lo Jesi. Le differenze tra i due verdicchi nel recente passato erano ben evidenti: il Matelica – che è stato, nel 1967, il primo vino bianco marchigiano ad ottenere la Doc – più strutturato e longevo; lo Jesi – che ha ottenuto stesso riconoscimento un anno dopo – più beverino. Attualmente invece, con il miglioramento delle scelte agronomiche, anche nel territorio di Jesi fioriscono continuamente grandi vini tanto che il Verdicchio è il vino più premiato dalle guide.Un bianco di corpoDal colore giallo paglierino, riflessi verdognoli e intensamente profumato, con uno spiccato sentore di mandorla, il Verdicchio è dotato di buona acidità che lo rende idoneo all’invecchiamento; inoltre acquisisce con il tempo particolari caratteristiche sensoriali molto complesse con singolare mineralità (i descrittori di questa mineralità sono il profumo di “urto tra pietre focaie” e di idrocarburi). Sono proprio queste caratteristiche che conferiscono al Verdicchio una visibilità internazionale consacrata dalla tipologia Docg Riserva che prevede 24 mesi di maturazione prima della commercializzazione. Inoltre, con il suo carattere e con la sua potenza espressiva, il Verdicchio permette esercizi di abbinamento irripetibili con altri vitigni a bacca bianca coltivati in area mediterranea. Vino di corpo, strutturato, complesso e longevo, è particolarmente indicato con prodotti ittici come molluschi cefalopodi e gasteropodi, crostacei e pesci. Non è consigliato l’abbinamento con il crudo di molluschi bivalve perché risultano estremamente sapidi, né con il pesce azzurro perché amarognolo e con persistenti sensazioni iodate. La freschezza e l’alcolicità che lo contraddistinguono lo rendono sublime con il fritto misto dell’Adriatico e con altri fritti a base carne come quello di coniglio o di rane, e di olive ripiene all’Ascolana.Nel mondo dei formaggi si sposa con quelli freschi tendenzialmente dolci e burrosi come pecorini, caprini, casciotta di Urbino, robiola d’Alba e stracchino, mentre si lega felicemente con salumi nei quali è presente una buona grassezza e una tendenza dolce, come il ciauscolo e i lardi stagionati. Nella tipologia Riserva manifesta il suo carattere maestoso e potente, che esige preparazioni culinarie strutturalmente complesse come il brodetto alla fanese e lo stoccafisso all’anconetana. Il grande spessore del Verdicchio Riserva gratifica preparazioni culinarie della tradizione marchigiana realizzate con animali di corte e altre carni bianche: è perfetto dunque con il pollo in potacchio e con il coniglio o il maialino in porchetta.Bollicine marchigiane?Nella tipologia spumante Metodo Classico il Verdicchio regala sensazioni inattese, forse per ricordarci che le bollicine sono nate in questa zona, molto prima dell’attribuzione leggendaria della paternità all’abate Dom Perignon. Il monaco benedettino Francesco Scacchi nel suo trattato De salubri potu dissertazio descrive le basi della spumantizzazione (il “Metodo Scacchi”) nel 1662.
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