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Verde selvaggio e splendore mistico

 C’è un bosco interno alla città di Sofia, in Bulgaria, che delimita e definisce buona parte della capitale. Non è un parco pubblico, è proprio un bosco: a tratti lasciato incolto, con le edere avvinte sui tronchi rugosi degli alberi, le sterpaglie alte e secche, i cespugli folti e le rocce muschiose. 
Bosco e città sono parte integrante l’uno dell’altra; convivono ma non convincono. Perché è un patto strano quello fra cura e incuria, un crinale sottile definire naturale ciò che e selvaggio.

Proprio nel mezzo della nazione c’è la nuova, recentissima  riserva della biosfera dei Balcani centrali  e si aggiunge alle altre riserve e parchi naturali già dichiarati nel 1977 e nel 1983: Prinin, Srebarna, Steneto, Tsaritchina, Djendema e Boatin.  Vi sono molte piante rare e antiche essenze che costituiscono un patrimonio verde d’eccezione per il Paese. Perché, della Bulgaria, si dice proprio questo: che sia una posto di  foreste selvagge, che nascondono tesori d’oro; una terra di magia e di santuari abbandonati, fiori e ruscelli. Una terra che unisce  le pianure fertili ai villaggi di montagna in una soprannaturale simbiosi di dramma, bellezza e grandezza; un luogo che può sempre impressionare e stupire, un posto che si può scoprire nell’arco di un fine settimana

Sofia stessa ha, appunto, una cospicua porzione verde lasciata spontanea, quasi vergine, ma anche un centro con palazzi e monumenti dove l’arredo urbano si è espresso ordinatamente  con fontane e aiuole recise, come lo splendido giardino del Principe Boris, che è un trionfo di verde. Come pure il Giardino Civico è circondato dai rappresentativi palazzi del Ministero della Difesa, della Sala concertistica Bulgaria, della Galleria Nazionale di Belle Arti, del Grand Hotel Sofia.
Insomma Sofia e la Bulgaria, sono la sintesi di un prima e un dopo, di una emancipazione in itinere.  Se si dà retta alla musica che senti nei taxi e ai video delle tele nei bar, sembra di essere ritornati alla fine degli anni ’90 o inizi 2000. Perché la Bulgaria – è ovvio dirlo – non è à la page: è un dejà vu per chi, come noi,  è vent’anni avanti. 
 
 SOFIA CITTA’ DELLA SAPIENZA Nel corso dei secoli Sofia ha assunto diversi nomi: Serdica, Sredets, Triadista e infine Sofia. Attualmente è l’unica città al mondo a portare il nome della Dea della Sapienza.Durante una passeggiata in città, ci si può imbattere  sul ponte delle Aquile e quello dei Leoni, sul fiume Perlovska e si possono ammirare il monumento dei santi Cirillo e Metodio, il monumento degli ufficiali medici, di Vasil Levskj, la Galleria Nazionale delle Arti Straniere. Ci sono poi il monumento dello Zar liberatore, il palazzo dell’assemblea nazionale, l’accademia bulgara delle scienze.Attualmente Sofia è una città con uno sviluppo dinamico e con infrastrutture continuamente in evoluzione, tanto da assecondare il suo istinto a candidarsi come Capitale Europea della Cultura del 2019.Naturalmente non poteva non esserci, in centro storico, la statua dedicata alla Divinità della Sapienza.  E’ stata eretta nel 2001 dallo scultore Georgi Chapcanov e raffigura una giovane donna con una corona in testa, rappresentante la cinta muraria della città antica. Nella mano destra tiene una corona di lauro e sulla sinistra un assiolo simbolo della saggezza. E’  collocata vicina all’entrata della stazione della metropolitana di Serdica,Un altro punto di interesse da visitare a Sofia  è l’omonima Basilica e la necropoli
 
    SPIRITUALITÀ DA SCOPRIRE 

Tuttavia, proprio perché la sua storia è intrisa di quel passato passato che ha accomunato tutti i Paesi dell’ex Unione Sovietica, si è preparati all’ austerità e al rigore. 
Meno pronti alle bellezze da scoprire, soprattutto a impronta spirituale. E questa è la vera sorpresa della Bulgaria: il suo splendore mistico che riempie di bellezza le chiese disseminate dalla capitale fin sulle pendici della Vitosa, il massiccio montuoso vicinissimo a Sofia.  
Partendo dalla città, la cattedrale Alexander Nevskij è uno scrigno di bellezza, da fuori come da dentro, di giorno come di notte. Per la sua “rotondità” avvolgente, è da visitare con uno sguardo a radar, per scorgerne i chiaroscuri delle vetrate e gli altari rientranti; ma più ancora è bene farlo in meditazione assorta, sostando seduti sui panchetti in legno ad ammirarla in tutta la sua magnificenza. I canti liturgici, misti all’odore di incenso e ai fedeli in preghiera, riempiono l’atmosfera di una pace interrotta solo dai custodi che sorvegliano e si avvicinano severi a chi fotografa senza aver pagato 5 Lev ad apparecchio. I cartelli proibitivi all’ingresso della cattedrale  lasciano intendere  che i flash rovinano gli affreschi, che la sacralità del luogo impone un protocollo scevro da esibizionismi, eppure quella banconota rossa risolve ogni impasse. 

Il verde, invece, fuori continua, attorno alle fontane e ai palazzi . Mentre si passeggia davanti al teatro nazionale intitolato a Ivan Vazov, dove c’è ance una splendida fontana con giochi d’acqua.
Un’altra chiesa da vedere nei dintorni di Sofia è Boyana Church e costitusce uno dei più completi e perfetti siti religiosi dell’Est europeo e dell’arte medievale. E’ anch’essa immersa nel verde di una montagnola. E’ internamente piccola, raccolta, con un ciclo di affreschi che la riempie e decora tutta.
Decisamente, però, il luogo di maggiore attrazione è il Monastero di Rila, a 130 km da Sofia, intitolato a San Giovanni di Rila, un eremita canonizzato dalla chiesa ortodossa. E’ un sito Unesco patrimonio dell’umanità; un complesso monastico articolato su quattro piani tutti ad archi , con 300 celle e un’infilata di portici a galleria, che ha svoto un ruolo importante nella via spirituale e sociale della Bulgaria medievale. Distrutto da un incendio all’inizio del XIX secolo, fu completamente ricostruito tra il 1834 e il 1862. E’ un esempio caratteristico della rinascita bulgara; un monumento che simboleggia la consapevolezza di una identità slava dopo secoli di occupazione. Si presenta con alte mura di cinta e un ampio cortile, ma l’opera più preziosa, una volta varcate, sono gli imponenti affreschi che dominano tutte le 7 arcate del fronte del monastero, il relativo soffitto e le 4 laterali.Un’altra chiesa che da sola merita il viaggio è quella tutta blu intitolata all’Assunzione di Koprivstica, un’antica città della regione di Sofia, a 120 km dalla capitale che nel 1978 è stata proclamata città-museo e centro del turismo internazionale.  Ha strade in acciottolato, ruscelli che la attraversano, case tinteggiate da colori diversi e tanto folclore. Qui ci sono diverse case  museo: del mercante Liutov, del rivoluzionario bulgaro Kableskov, del poeta Debeljanov, dell’artigiano Benkoski, dell’intellettuale Karavelov.Tuttavia, la chiesa blu rimane il punto di maggiore attrazione.Si narra che sia stata edificata in 11 giorni, realizzata bassa e colorata come una casa normale per non attirare l’attenzione.A Koprivstica sono famosi anche i suoi ponti ad arco.    UNA ROSA… DI PRODOTTI TIPICI La coltivazione della rosa, in Bulgaria è famosa soprattutto nell’omonima valle e l’essenza che se ne ricava attraverso il processo della doppia distillazione, viene utilizzata soprattutto nell’industria cosmetica, per la produzione di creme mani e viso, lozioni e liquidi detergenti. Dai petali si ricava anche una squisita marmellata, come pure dalle fragoline di bosco e dai lamponi. Prodotti di artigianato tipico sono i tappeti di manifattura locale delle donne che utilizzano telai di legno secondo l’antica tradizione bulgara. Anche i canti dei cori bulgari e le liturgie domestiche sono un souvenir da portare: i cd con le musiche costano pochi Lev, come pure le ceramiche colorate, belle e spesse che possono decorare i muri o le mensole di una cucina ma anche essere utilizzate per le tavole imbandite.Quanto al cibo, onnipresenti nel piatto sono le patate, servite in molti modi: dalle zuppe ai contorni, come primo piatto o seconda portata.Perché la Bulgaria è montuosa e la patata è un tubero che si presta ad essere coltivata in terreni situati a varie altitudini.   

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