Residenze nobiliari e strepitose fioriture di arte e natura, ma anche appuntamenti culturali e specialità golose. Mille e un motivo per scoprire la perla del Lago Maggiore dove, a metà Ottocento, è nata una vocazione turistica che ha trasformato in pochi mesi la Strixia medievale in quella bomboniera di villette Liberty che oggi conosciamo. Non è un caso dunque che proprio qui sia nata la prima Scuola alberghiera d’Italia
Teste coronate, artisti, dandy, nobildonne, amanti del bien-vivre. Si davano appuntamento tutti qui. Stregati dal clima mite, quasi mediterraneo. Affascinati dalla vegetazione rigogliosa e lussureggiante. Incantati dai magici riflessi delle acque del lago. Innamorati della bellezza quieta, e assieme scontrosa, di questi luoghi incorniciati in un quadro meraviglioso dal recinto delle Alpi. Da queste parti son passati Montesquieu, Rousseau, Byron, Stendhal, Dumas padre e Flaubert, tanto per citare alcuni dei viaggiatori famosi del classico Grand Tour che tra il ’700 e l’800 portò sulle italiche sponde il fior fiore dei letterati e dei rampolli di buona famiglia di mezza Europa. Ma l’elenco è lungo e comprende anche la regina Vittoria, Fogazzaro, Dostoevskij. E dopo di loro Gabriele D’Annunzio e Arturo Toscanini, Renato Guttuso e Ernest Hemingway. Tutti pazzi per Stresa, la perla del Verbano appollaiata sotto le pendici del Mottarone (la cui vetta guarda ben sette laghi prealpini!) proprio dirimpetto alle isole Borromee, petite capitale della sponda piemontese del lago Maggiore.
La vocazione all’accoglienza
Abituata dunque, fin dall’età romantica, a esser punto di ritrovo di quello che oggi si direbbe il “jet- set internazionale”, Stresa – storico feudo dei Visconti prima e dei Borromeo dopo – può essere con- siderata, a buon diritto, il luogo dove partì la storia dell’ospitalità in Italia. Merito degli illustri personaggi che la frequentarono a partire dal XVII secolo e di quelli – come nel caso del filosofo Vincenzo Rosmini e della duchessa di Genova Elisabetta di Sassonia – che la scelsero come residenza eletta. La sua evoluzione turistica e ricettiva difatti cominciò a svilupparsi proprio in quell’epoca (nel 1859 venne aperta l’Osteria della Speranza e il primo albergo Bolongaro) per raggiungere la massima espressione agli inizi del ’900, quando il prolungamento della linea ferroviaria da Arona fino a Domodossola e l’apertura del traforo del Sempione incrementarono sensibilmente l’afflusso di turisti italiani e stranieri. I semplici abitanti di Stresa e dei paesini del Mottarone e della Valsesia, si dedicarono sempre più alle attività alberghiere e ristorative. Così nell’arco di qualche decennio quella che era stata l’antica Strixia medievale si trasformò radicalmente: le vecchie case scomparirono per dar spazio a edifici più moderni, il lungolago divenne un concentrato di grandi alberghi dalle elaborate architetture Liberty e l’entroterra si riempì di residenze patrizie in cui spiccavano parchi e giardini ricolmi di strepitose fioriture. Facile, quindi, immaginare le blasonate villeggiature del passato di principesse e granduchi che sulVerbano venivano a cercare ispirazione e amore all’ombra dell’Isola Bella, dell’Isola Madre e di quella dei Pescatori. A parte le maestose ville signorili disseminate nel verde e i grandi alberghi, le memorabilia di quegli anni sono ancora visibili nella Villa Bolongaro (nota anche come Villa Ducale) ora trasformata in museo e sede del Centro Internazionale di Studi Rosminiani. E nel 1938, Stresa, proprio ad assecondare la straordinaria vocazione turistica (ante litteram) del suo territorio, vedrà la fondazione della prima scuola alberghiera d’Italia, nata per volere del professore Albano Mainardi e intitolata a Erminio Maggia. La Scuola di Stresa diventò da subito il fulcro dell’insegnamento nel settore turistico-alberghiero, modello per tutti gli altri Istituti in Italia, acquisendo un prestigio internazionale che a 75 anni di distanza non è ancora venuto meno.
Stupefacenti scenografie
Oggi la cittadina piemontese è una delle più ricercate stazioni di soggiorno lacuale d’Europa. Se ci si lascia alle spalle il lungolago, il centro storico di Stresa è pronto ad accogliere visitatori e curiosi: accanto alla parrocchiale neoclassica dedicata a Sant’Ambrogio, ecco portici e localini trendy, boutique griffate e negozi di specialità locali che si susseguono lungo stradine e piazzette. Numerosi i luoghi di shopping goloso dove degustare vini (il numero di etichette è imbarazzante…), oli e distillati e assaggiare biscottini e bonbon tra cui i cappuccini (con caffè e cioccolato) e i Baci di Stresa (con nocciole e crema gianduia). I più raffinati infine, dovranno fare una sosta da Acqua di Stresa: qui infatti è in vendita un profumo (l’Acqua di Stresa, appunto) che ripropone le fragranze dei fiori che crescono sul lago: camelia, gelsomino e legno di rosa. E, a proposito di piante e fiori, la costa piemontese del Verbano, è nota anche per i parchi e i giardini delle sue ville. Come il parco di Villa Pallavicino, 20 ettari disegnati “all’inglese”, tagliati da viali fioriti, popolati da alberi secolari e in cui sono ospitati un giardino botanico e una quarantina di specie animali. Da qui è possibile raggiungere, in auto o funivia, il monte Mottarone dal quale ammirare incredibili panorami. A rendere ancora più affascinante la location sono, senza dubbio, le tre isole Borromee che spuntano dalle acque del lago a poche centinaia di metri da Stresa. La storia del piccolo arcipelago è legata a quella della famiglia Borromeo che per secoli governò queste terre e i cui rampolli non disdegnarono di farsi costruire sulle isolette delle sontuose “seconde case” affacciate sull’acqua. Costruzioni progettate per essere scenografiche, fastose e stupire gli ospiti. Fantastiche architetture barocche per esempio trasformarono l’Isola Bella in una specie di veliero galleggiante dove giardini e terrazze, statue e fontane preparavano allo spettacolare scenario del Palazzo Borromeo: dalla Sala delle Armi al Salone delle Feste alla Sala da Ballo le sorprese non mancavano. Ma la parte più scenografica del Palazzo era (ed è) nei suoi sotterranei. È qui, infatti, che gli architetti dei Borromeo si inventarono grotte aperte sul lago: ideate per regalare agli ospiti fresco riparo d’estate, diventarono presto un luogo incantato, decorato di conchiglie e mosaici, statue e reperti archeologici. Una volta all’aperto, il Parco del Palazzo regala altre suggestioni magiche create dai fondali di piante esotiche, dalle fontane ricoperte di ninfee, dagli alberi potati nelle più stravaganti forme geometriche, dalle terrazze digradanti scandite da colonne, statue, obelischi. In apertura di servizio, Stresa vista dal Palazzo Borromeo sulI’Isola Bella; qui, una panoramica sui tetti del centro.
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