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San Martino, vino Novello e sapori d’autunno

Stappato il 30 ottobre, ma la sua apertura si festeggia, da tradizione, l’11 novembre, il giorno di San Martino, data in cui i contadini, soprattutto in passato, chiudevano la stagione dei raccolti ed erano pronti a fare i bilanci di un anno di lavoro​. Il vino Novello cerca di resistere al passare delle mode e quest’anno si trova a dover vincere la sfida delle misure anti Covid, con i ristoranti ed i bar chiusi e il divieto di fiere e sagre.

Secondo stime Coldiretti, la produzione quest’anno si attesterebbe intorno ai 3,5 milioni di bottiglie, un volume che, pur se in calo, conferma il primato mondiale italiano. «Il novello – ricorda l’organizzazione agricola – è il vino con gradazione alcolica attorno agli 11 gradi che sancisce da sempre l’avvio delle visite nelle cantine e delle iniziative di promozione del vino Made in Italy (che complessivamente vale circa 11 miliardi di euro). Ma quest’anno- sottolinea Coldiretti- rischia di essere pesantemente penalizzato dall’emergenza coronavirus».

Il vino da bere giovane

Il déblocage, ossia lo sblocco per la messa in vendita del novello, è avvenuto il 30 ottobre, anticipato di una ventina di giorni rispetto al concorrente Beaujolais nouveau francese che si potrà assaggiare solo a partire dal 19 novembre. Ma c’è una differenza qualitativa di non poco conto fra i due novelli. Il vino da bere giovane è nato negli anni ’50 in Francia nella regione Beaujolais e le sue caratteristiche sono dovute al metodo di vinificazione utilizzato (la macerazione carbonica dei grappoli interi delle uve).

Per produrlo i vignaioli locali che sfruttano le meno pregiate uve Gamay della Borgogna meridionale per ottenere il Beaujolais nouveau. La produzione italiana è invece basata da sempre su uve di qualità DOC e IGT.

Il Novello in Sicilia

«Per fare grandi novelli servono solo le uve migliori e quindi per molti risulta antieconomico visto che poi una bottiglia di novello viene venduta in media a circa 5 euro la bottiglia – spiega Gianni Giardina, delegato Onav di Palermo . Altra questione è la carenza in molte aziende delle tecnologie necessarie per effettuare la macerazione carbonica delle uve. In Sicilia vi sono poche aziende che desiderano offrire alla clientela una gamma completa di vini e quindi il novello non può mancare».

Vino che rinnova la tradizione

Tra le aziende vi è la storica realtà messinese Cantine Madaudo. «Le sfumature sensoriali legate alla morbidezza e leggerezza del prodotto non possono rappresentare l’unico motivo che ci spinge a continuarne la produzione – afferma Rosario Madaudo, responsabile marketing –. È qui che entra in gioco, ormai da quattro generazioni a questa parte, la tradizione. Ecco perché, nonostante i numeri parlino chiaro con un deciso crollo della produzione, cerchiamo di mantenere vivo quello che definiamo il primo regalo della vendemmia».

Vino Novello

Mantiene l’interesse dei consumatori

Nonostante i numeri indichino un evidente calo della produzione del novello negli ultimi anni dovuto a molti fattori, per quel che concerne Cantine Madaudo l’interesse dei consumatori continua ad esserci. «Quest’anno abbiamo prodotto circa 70.000 bottiglie – conferma Madaudo –, già destinate ai nostri clienti che ormai da anni lo apprezzano. La nostra soddisfazione non è legata unicamente alla performance economica ma piuttosto al mantenimento di un legame con il novello fatto di atmosfere e ritualità, ancora presente nell’animo dei consumatori».

Abbinamenti con il novello

Leggero, beverino caratterizzato da grande delicatezza, morbidezza e scarsa tannicità. La sua fragranza e i sentori fruttati lasciano molteplici spazi. Il novello viene consumato soprattutto dal pubblico femminile e dei più giovani in abbinamento con i prodotti autunnali come le caldarroste, i funghi o ancora i salumi e tra le carni quella di maiale.

Salsiccia artigianale

Un must con la carne di maiale

«Un proverbio siciliano – ci racconta Gianni Giardina, uno dei più noti macellai dell’Isola – recita così: a San Martino s’ammazza lu porcu e si sazza lu vinu. Un proverbio che ci riporta al passato, a quando in occasione di questa ricorrenza nelle famiglie siciliane ricominciava la macellazione del maiale per farne prosciutti, salami e salsicce da spruzzare di vino novello appena spillato durante la cottura. Una tradizione viva ancora in alcune città della Sicilia. Che ben vengano a tavola i piatti a base di maiale – aggiunge Giardina – dal ragù alla cotenna al sugo, buonissimi poi i piedi di maiale con i ceci, così come la succulenta pancetta al forno dove si impiega la pancia del suino. Facciamo tesoro della nostra tradizione gastronomica!».

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