Cremona è universalmente nota come la città di Stradivari e del saper fare liutario. Dalle loro storiche botteghe del centro, oggi i maestri artigiani partono alla conquista dei mercati del mondo.
Turòon, turàs, tetàs. Torrone, torrazzo e… Cremona è la città delle tre T, si sa, ma anche quella della musica. Qui sono nati Andrea Amati, Giuseppe Guarnieri del Gesù e, il più celebre tra tutti, Antonio Stradivari. Questa è la patria di viole, violini e violoncelli e del “saper fare liutaio”. Ma cosa rende l’arte liutaria cremonese così unica? In primo luogo la peculiare capacità degli artigiani locali di realizzare la “forma” dello strumento ad arco, specialmente del violino. Una tecnica che, sin dal tardo Rinascimento, viene tramandata di maestro in allievo, di padre in figlio. «Questo nobile lavoro – ci spiega Stefano Trabucchi, consigliere del Consorzio Liutai, vicepresidente Confartigianato Cremona e membro del Comitato Scientifico del Museo del Violino – coniuga alta artigianalità, arte e ricerca continua. La passione spinge ogni giorno a dare vita a nuovi strumenti, utilizzando nuovi materiali, per raggiungere livelli qualitativi e acustici sempre più elevati».
L’arte del sogno
Per realizzare un violino, sono oltre 70 i pezzi di legno che vengono modellati e assemblati rigorosamente a mano attorno a una forma base, secondo una disciplina che deve essere adattata alle risposte acustiche sempre differenti di ciascun pezzo, tanto che non potranno mai esistere due strumenti uguali. Tutto ha inizio con l’acquisto di legno di acero dai Balcani e abete rosso della Val di Fiemme, vecchio da 10 a 25 anni. Si fanno prima le fasce laterali che si formano con gli zocchetti, poi il fondo e la tavola; lo spessore va da 1,5 a 4 mm. Per realizzarlo servono almeno due mesi e una ventina di mani di vernice a base di resine naturali; per il violoncello occorre almeno il doppio del tempo. E se tutto questo non bastasse ancora, alcuni sostengono che il segreto della perfezione dei violini cremonesi risieda nella particolare densità del legno, altri ritengono che si tratti del trattamento chimico del legno stesso, e c’è persino chi parla di vernice dalla formula misteriosa…
La musica che gira intorno
Oggi a Cremona ci sono 141 botteghe specializzate: 93 italiane, di cui 71 di maestri cremonesi, e 48 straniere. Alle botteghe si affianca la Scuola Internazionale di Liuteria, dove gli studenti hanno la possibilità di esplorare le affascinanti possibilità della materia e del suono attraverso la tecnica e l’ingegno. A tutela del metodo costruttivo cremonese e per la valorizzazione di quest’immenso sapere, nel 1996 è nato poi il Consorzio Liutai Antonio Stradivari; e con il Consorzio, il Marchio Cremona Liuteria, che consente una verifica costante dell’autenticità degli strumenti e si pone come mezzo di contrasto alle contraffazioni. Proprio il Consorzio è stato protagonista, lo scorso ottobre, della manifestazione Musik China all’interno del padiglione italiano dell’Expo Internazionale di Shangai. «Un’occasione straordinaria per valorizzare la nostra tradizione liutaria e per promuovere, attraverso essa, il sistema economico lombardo – ha commentato il presidente del Consorzio e della Camera di Commercio, Gian Domenico Auricchio – Ma, in particolare, si è trattato di un’opportunità per Cremona, di cui la liuteria è il biglietto da visita, che ha avuto così la possibilità di consolidare rapporti significativi con i principali centri culturali nel mondo». «Il mestiere del maestro liutaio si è evoluto, e si è evoluto anche il suo marketing – conclude Giorgio Grisales, consigliere e responsabile delle attività commerciali del Consorzio – Dall’epoca di Stradivari fino alla prima metà del ’900, infatti, i liutai aspettavano i clienti in bottega, ora si devono muovere nei diversi mercati: Cina, Giappone, Stati Uniti e altri paesi emergenti, come quello dell’America latina e del sud est asiatico».
di Lucia Lipari