Padova capitale della grande pasticceria artigianale con la finale di “Panetthon”, l’appuntamento che celebra il panettone tradizionale e, soprattutto, sostiene l’istruzione in Africa. La competizione è stata ospitata all’ExForo di Padova, le cui finestre si aprono su Prato della Valle, che in queste settimane brilla di spettacolari luminarie. Esperti, giornalisti enogastronomici e amanti del dolce si sono ritrovati per un duplice obiettivo: eleggere il panettone veneto più autentico e raccogliere fondi a scopo benefico. L’intero ricavato della manifestazione è stato infatti devoluto alla Onlus Amici di Adamitullo, che con il suo prezioso lavoro garantisce quotidianamente istruzione, cibo e cure a oltre 1300 bambini nel villaggio etiope.

La manifestazione nasce da un’idea del medico oculista padovano Daniele Gaudioso, che ha imposto fin da subito un disciplinare di gara rigoroso. Non si tratta solo di una semplice degustazione, ma di una vera e propria celebrazione della tradizione.
Per accedere alla selezione, pasticcerie, panifici e ristoranti delle sette province venete devono sottostare a regole ferree. Il panettone deve essere prodotto secondo la tradizione milanese classica, con uso esclusivo di canditi e uvetta nell’impasto. Assoluto il divieto di utilizzare additivi: sono banditi emulsionanti o conservanti, premiando solo chi lavora con lievito madre e materia prima di eccellenza.
Dopo una selezione in più tappe, solo una ventina di concorrenti ha guadagnato l’accesso alla fase finale. I panettoni in gara sono stati sottoposti a una valutazione anonima da parte di una giuria d’eccezione, composta da maestri di panificazione dolce e giornalisti enogastronomici. L’anonimato è garantito: solo l’addetto al taglio conosce il marchio dei dolci. Ogni fetta viene analizzata con scrupolo: l’esame visivo valuta l’alveolatura e il colore, l’esame tattile la morbidezza e l’elasticità, per poi passare all’analisi olfattiva e gustativa che decreta il voto finale.
Per il secondo anno consecutivo, sul podio più alto di Panetthon si è confermato Massimo Quaglia, maestro pasticcere di Sant’Urbano con alle spalle una radicata tradizione nel campo dei lievitati. Le sue pizzerie si trovato a Padova (Balobino) e a Lendinara. Il panificio di famiglia è a Sant’Urbano.
Al secondo posto, il pizzaiolo napoletano Sergio Gargiulo, che da diversi anni ha aperto un suo locale a Treviso, il cui nome rievoca il prefisso telefonico della città d’origine: 081 Storie di pizza.
Il laboratorio Gran Levante di Pederobba si conferma un’eccellenza nella lavorazione e produzione dei lievitati. Il pastry chef Nicola Zanella, 28 anni, ha conquistato il terzo posto.
La serata ha offerto due proposte di abbinamento per celebrare il panettone. La novità di quest’anno è stata la partnership con 32 Via dei Birrai di Pederobba, che ha proposto un accostamento audace: al panettone sono state accoppiate tre birre artigianali di carattere – Audace, Nectar e Nebra – dimostrando come la birra possa essere un’alternativa sofisticata al classico vino da dessert.
Per i tradizionalisti, invece, Elisa Dilavanzo ha proposto un abbinamento più classico e radicato nel territorio: il Maeli Fior d’arancio Docg, vino bianco da Moscato giallo prodotto sui Colli Euganei, che con le sue note aromatiche e la sua dolcezza delicata si sposa perfettamente con l’uvetta e i canditi.
