E’ il mercato coperto più antico d’Europa, una delle bellezze cittadine di Padova, Urbs Picta, candidata italiana Unesco 2020, si tratta dello storico “Salone”, ovvero il Palazzo della Ragione.
Era l’antica sede dei tribunali cittadini di Padova, fu eretto a partire dal 1218 e sopraelevato nel 1306 da Giovanni degli Eremitani, che gli diede la caratteristica copertura a forma di carena di nave rovesciata. Il piano superiore è occupato dalla più grande sala pensile del mondo, misura 81 metri per 27 ed ha un’altezza di 27 metri.
Sotto il Salone
E’ un mercato con i prodotti tipici della zona, le prelibatezze della cucina locale, un luogo di passaggio e di “assaggio”. I commercianti sono riuniti nell’associazione Mercato Sottosalone. Nelle botteghe potete trovare i “bigoi” una specie di spaghetti freschi di grosse dimensioni prodotti con farina, uova, acqua e sale, o i “bigoi mori” dove si usa farina integrale o nero di seppia.
Questa pasta è ottenuta passando l’impasto per uno strumento chiamato bigolaro (torchio) che restituisce bigoi delle dimensioni di circa 25-30 cm di lunghezza e con un diametro non inferire ai 2,5 mm.
In bici per conoscere Padova
Di cose belle da vedere in città ce ne sono tante, ma anche i dintorni offrono momenti di svago, relax e bellezze artistico architettoniche. Vi proponiamo un approccio alla città in bicicletta, con la due ruote potete visitare con agio il centro storico, fermarvi a pranzare in qualche trattoria o immergervi nel verde della campagna extraurbana.
Un giro di una ventina di chilometri i bici può darvi un’idea delle cose da vedere. Il terreno è prevalentemente su sterrato con qualche attraversamento pedonale quando si entra in città (dove ci sono anche i sanpietrini), non si incontrano salite se non quelle per i sottopassagi dell’argine.
Padova e il suo anello fluviale
Le acque sono come una trama sottile che si nasconde e poi riemerge, che cinge la città in un abbraccio. E questa rete di corsi d’acqua ha garantito alla città la protezione dalle alluvioni e la navigazione fluviale nei secoli. Sono il Brenta e il Bacchiglione, i fiumi che alimentano questa fitta rete. Ne fanno imprescindibile parte i navigli medioevali di Battaglia (1189 – 1201), il Piovego (1209) e il Brentella (1314) e in tempi un pò meno lontani i canali Scaricatore (1863) e San Gregorio (1930).
Il nodo idraulico
Partendo da villa Molin si segue il lungargine del Bassanello per poi apparire nei navigli del Piovego e toccare il prezioso regalo della Cappella degli Scrovegni, meraviglia della mano artistica di Giotto. Ma prima si passa per il nodo idraulico del Bassanello, all’altezza del “Ponte dei Cavai” si imbocca l’argine destro del canale Tronco Maestro. Si può pedalare protetti dalla cerchia di mura cinquecentesche fino ad oltrepassare il torrione della Saracinesca e giungere al Castello Carrarese o Castel Vecchio e la Torre della Specola.
Le mura e i ponti
Le mura medioevali incontrano tre antichi ponti: Ponte di Sant’Agostino (XVI secolo), Ponte di San Giovanni delle Navi (XIII secolo) e Ponte dei Tadi. Dopo aver oltrepassato San Gregorio, lungo il canale Scaricatore ci si collega con la Conca di Navigazione di Voltabarozzo. Da qui si raggiunge il Portello e la Porta Ognissanti. Attraversati i giardini dell’Arena e con la Chiesa degli Eremitani alle spalle, si passa a fianco della Conca di Navigazione delle Porte Contarine, manufatto idraulico del 1500 che fino al secolo scorso consentiva il transito delle imbarcazioni lungo il naviglio interno.
I sapori della città del Santo
Padova è conosciuta anche come la città del “Santo”, ovvero di Sant’Antonio, predicatore francescano nato in Portogallo le cui spoglie sono meta di devozione in città, e al nome di questo sono stati dedicati alcuni dolci tipici locali. Sin dall’antichità era uso che i frati della Basilica di Sant’Antonio offrissero ai poveri della città ed ai viandanti un pane che nel corso degli anni si è trasformato, a cura di maestri pasticceri della zona, in dolci particolarmente apprezzati.
Stiamo parlando del Pan del Santo a forma di ciambella fatto con farina di grano tenero tipo 00, uova, zucchero, mandorle, gocce di cioccolato, granella di amaretto. Il Dolce del Santo, Dolce Santantonio è un dolce da forno farcito con marmellata di albicocche, buccia d’arancio candita, pan di Spagna, marzapane di mandorle o granella di amaretti, il tutto avvolto in pastasfoglia; la sua forma particolare ricorda l’aureola posta sul capo di Sant’Antonio.
Ci sono anche gli Amarettoni di Sant’Antonio, biscotti con mandorle armelline, sgusciate e tritate, zucchero, canditi di arancia, albume d’uovo. Ed infine i Merletti Santantonio, pasticcini con uova, farina, burro, mandorle affettate e marsala.
La gastronomia padovana
Se vi fermate nelle trattorie e nei ristornati locali chiedete il Gran Bollito alla Padovana (composto da un pezzo di manzo, testina di vitello, lingua salmistrata, gallina e “musétto”, cioè un piccolo cotechino di maiale), piatto citato anche da Galileo Galilei come uno dei suoi preferiti e accompagnatelo con il cren o rafano tuttora preparato anche in casa.
La gallina padovana…
E’ famosa nel mondo fin dal 1600 quando furono definite di razza “padovana” tutte le galline col ciuffo. La qualità delle sue carni, più scure di quelle del pollo tradizionale, delicate e gustose, oltre all’eleganza delle sue zampe grigio antracite, assieme alla particolarità del morbido e folto ciuffo di piume che la contraddistingue, fecero crescere la sua diffusione e l’esportazione. Assieme alla Gallina Padovana tutta la produzione avicola è base per la cucina locale.
… e l’oca
La cosiddetta “Corte Padovana” riconosciuta dal Ministero comprende la “sorella”, la Gallina Polverara, l’oca (un tempo di penne grigie, ora perlopiù bianca), l’anatra, la faraona, il cappone, il galletto nano (pepoa), il pollo, la gallina collo nudo, e poi i piccioni “Torresani” di Torreglia o il tacchino dei Colli Euganei. Tradizionalmente allevato nei cortili è anche il coniglio, diffusissimo in tutte le campagne venete e anche sulle tavole padovane. Dai Colli Euganei si possono gustare anche il miele e l’olio Dop e tante altre delizie.
Prosciutto e petto
Tra i piatti della tradizione anche l’oca in onto, carne di oca disossata, salata e conservata nel grasso dell’oca stessa, o del maiale o nell’olio; il prosciutto di petto d’oca (falso parsuto), prodotto nella Bassa Padovana, composto di petti d’oca completi di pelle, sale, aromi naturali.
Le altre carni
I Veneti sono sempre stati abili allevatori di cavalli e la tradizione del consumo delle carni equine permane come una delle più tipiche del territorio: gli sfilacci, la coscia affumicata e la sopressa di cavallo, ma anche la carne di musso (asino) di solito cucinata in umido o brasata.
Se la polenta è il “pane” di queste zone, viene servita spesso anche con la luganega ovvero una salsiccia lunga e sottile che si cucina intera o a tocchetti e il coeghin (cotechino). Tra i dolci ricordiamo anche che alla fantasia dei pasticceri padovani si deve la realizzazione di “Pazientina” e dei “Pazientini”. La prima è una torta a strati (pasta bresciana, pan di spagna imbevuto di liquore, crema di zabajone) sormontata da larghi e sottili nastri di cioccolata.
I secondi invece sono biscotti preparati con mandorle, nocciole, burro, senza uso di uova. Se i zaéti sono tipici biscotti veneziani, a Padova potrete trovare la variante del “zaleto con le giuggiole“, inoltre potete gustare la fugassa (focaccia) prodotta con lievito, farina, latte, uova, zucchero, burro, buccia di limone e sale.
I dolci
La torta rosegòta o fregolòtta, un dolce da forno prodotto con farina gries, mandorle sgusciate e tritate, burro, rosso d’uovo, zucchero, ricoperto con un foglio di pasta di mandorle scottata alla fiamma, la torta figassa – torta di fichi fatto con farina gialla di mais, rossi d’uovo, fichi secchi macerati in grappa, burro, zucchero, farina 00, sale e la smegiassa con farina di mais, farina di grano, acqua di cottura del musetto, zucchero, miele, uva passita, fichi secchi, buccia di arancia, grappa, zucca arrostita in forno.