Lasciate alle spalle le risaie della Lomellina e attraversato il Po provenendo da Milano, in un batter d’occhio la pianura si raggrinzisce e le colline iniziano a sgomitare tra loro. Si arriccia a tal punto la terra che diventa subito Appennino. 1100 chilometri quadrati di un territorio vario, terra di castelli e saliscendi, boschi di acacie e querce, musiche di cornamuse e fisarmoniche. Ma anche uno straordinario paniere di golosità.
Il Museo della Fisarmonica e di Arte Contemporanea
Partendo da Stradella, dove la fisarmonica viene celebrata nel Museo che custodisce il prototipo di fine Ottocento, la torre merlata fa da presidio alla rocca, distrutta nel 1874. È da qui che il torrente Versa inizia a infilare la valle abbellendosi di filari di vigneti. Ci sta accanto Broni. Si possono passeggiare i suoi portici alla ricerca dei brasadè, biscotti antichi, rotondi e dal foro centrale, legati da un filo di cotone a mo’ di collana.
Broni è anche la patria di un cru tra i più apprezzabili d’Italia, il Barbacarlo (di uve barbera, Croatina, Ughetta e Rara). Collina ripida e ideale per la coltivazione della vite, Barbacarlo ha trovato in Lino Maga anche uno straordinario interprete delle sbalorditive potenzialità di questa terra. Più a sud si fa sosta a Zavattarello per una rapida visita alla chiesa parrocchiale del XVIII secolo, barocca, che conserva un’interessante tavola dedicata alla Madonna del Soccorso, e il Castello Vermesco, anteriore al Mille, che svetta sopra l’abitato, restaurato a fine anni Ottanta.
Non si abbandona il piccolo centro senza dare uno sguardo al Museo di Arte Contemporanea. Lungo il corso del torrente Tidone si arriva alle pendici del Monte Penice e poi a Brallo di Pregola, la parte più meridionale della Lombardia.
Il Nisso, il Salame DOP e il miele di castagno
È tra queste colline dove da sempre nasce il nisso, piccante crema di formaggio grasso ottenuto, tra maggio e luglio, dal lavoro delle larve della Piophila casei. La vendita della crema, utilizzata perlopiù per merende e crostini, avviene sotto controllo degli organi sanitari. La chiesa di San Lorenzo mantiene l’originale facciata medievale. Ma è il suono del piffero il protagonista di queste vallate. Da qui Varzi, capitale delle colline dell’alta valle Staffora e celebre per avere dato i natali al Salame DOP, che nel 2019 compie trent’anni, dista meno di mezz’ora di automobile.
La particolare posizione di molti terreni coltivati a Varzi ha permesso la crescita di mandorli dai quali si ottengono i frutti che, impastati con farina, uova, zucchero e scorza di limone, fanno nascere una fragrante torta. Del centro storico va visitato il Castello con la sua torre del XII secolo e la chiesa dei Cappuccini che conserva una tela quattrocentesca dei fratelli Baxilio prima di sosta a base di pane e salame. Ancora più a nord, in territorio di Ponte Nizza, merita fare una deviazione verso l’abbazia di Sant’Alberto di Butrio, splendido esempio di architettura medievale. Nello spaccio del monastero si acquista il miele di castagno raccolto dai confratelli e le pozioni che la vicina erboristeria produce.
Si arriva infine a Godiasco Salice Terme, dove il suggestivo impianto del borgo medievale si esalta con le mura duecentesche e dal Palazzo Malaspina. A pochi chilometri, sul torrente Staffora, una rigenerante pausa alle terme di Salice, sulla antica Via del sale che raggiungeva la pianura padana da Genova. Come allora anche oggi le più importanti arterie sono a un tiro di schioppo…