Nella black list di 90 prodotti che rischiano di essere colpiti dai super dazi statunitensi ci sono anche i tartufi freschi o refrigerati, i pomodori conservati in polpa o pelati come i San Marzano, le castagne e le barrette di cioccolata, oltre che le acque minerali come la San Pellegrino per un conto totale solo nell’agroalimentare di oltre 250 milioni di prodotti esportati. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti della lista non definitiva pubblicata dall’United States Trde Representative sul Registro federale relativo alla controversia generata dalla questione della mancata importazione di carne dagli Usa in Europa per la disputa sugli ormoni iniziata con il ricorso al Wto nel 1996. I prodotti del Made in Italy a tavola maggiormente danneggiati – sottolinea la Coldiretti – rischiano di essere le acque minerali che complessivamente hanno fatto segnare un valore dell’export in Usa di 147 milioni di euro seguite dalle polpe e dai pomodori pelati per 78,9 milioni di euro, i tartufi freschi o refrigerati per 9,7 milioni di euro, le castagne per 5 milioni e le barrette di cioccolata per appena un milione di euro.L’ALLARME DI COLDIRETTISi tratta in realtà di prodotti che in parte – precisa la Coldiretti – erano già stati colpiti dai dazi supplementari Usa, dal 1999 al 2011, con pesanti ripercussioni sulle esportazioni nazionali anche perché sono state parallelamente favorite le produzioni locali “taroccate” come il San Marzano coltivato in California in spregio alle generazioni di coltivatori campani che ne hanno fatto uno dei fiori all’occhiello dell’agricoltura Made in Italy.La nuova politica potenzialmente piu’ protezionista del neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump rischia di costare caro all’Italia. Gli States sono un mercato determinante anche per l’agroalimentare Made in Italy. In generale la nuova politica potenzialmente “più protezionista” del neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump mette a rischio 3,8 miliardi di esportazioni di made in Italy agroalimentari in aumento del 6% nel 2016, secondo uno studio della Coldiretti dal quale emerge che si tratta in pratica del 10% del totale delle esportazioni agroalimentari italiane nel mondo (38,4 miliardi).Gli Usa che – precisa la Coldiretti – si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna. Il vino risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi con 1,35 miliardi (+5% nel 2016), davanti a olio (499 milioni +10% nel 2016), formaggi (289 milioni, +2% nel 2016) e pasta (271 milioni, +4% nel 2016).In questo contesto – continua la Coldiretti – con il rischio di chiusura delle frontiere si pone un evidente problema di proliferazione sul mercato statunitense del fenomeno dell’Italian sounding che vale già 20 miliardi di euro, secondo la Coldiretti. Il 99 per cento dei formaggi di tipo italiano – sottolinea la Coldiretti – sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina. Ma – denuncia la Coldiretti – c’è anche il Chianti prodotto in California, mentre sempre negli States è possibile acquistare del Marsala Wine. Il fenomeno del falso vino “Made in Italy” trova un forte impulso anche dalle opportunità di vendita attraverso la rete dove è possibile acquistare da aziende statunitensi pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu’ prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano. Il Made in Italy tarocco a stelle e strisce però – conclude la Coldiretti – colpisce tutti i comparti dell’export tricolore, dai pomodori san Marzano all’olio d’oliva fino ai salumi.
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