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Natale in Toscana, tra riti antichi e intuizioni contemporanee

In Toscana, dove il retaggio contadino è ancora molto sentito, le tradizioni natalizie vengono tenute vivi affinché non venga dimenticato l’insegnamento degli avi. Ecco i riti del Natale in Toscana, tra quelli più antiche e le tendenze contemporanee

Chi ha la possibilità di trascorrere il periodo delle feste in Toscana, soprattutto nelle aree del Chianti, della Maremma o della Garfagnana, potrà facilmente comprendere davvero quanto le tradizioni di Natale in Toscana siano ancora vive e vegete. Esiste ad esempio un antico rito, che sopravvive in pochissime zone rurali: il ceppo natalizio. Si tratta di un ciocco di legno, più esattamente quello che si trova alla base di un albero, vicino alle radici, che in passato veniva portato in casa la vigilia di Natale. Una volta acceso, questo legno doveva ardere fino a Santo Stefano, in alcuni casi fino all’Epifania. Nella simbologia, il fuoco – simbolo di cambiamento, quindi di rinascita – era un’offerta alle forze vitali della natura, un modo per creare un legame con i cari defunti, nonché sinonimo della speranza tenuta accesa attraverso la notte.

Ad Abbadia San Salvatore, nel cuore del territorio del monte Amiata, è tradizione far ardere un ceppo da cui vengono poi accese tante fiaccole più piccole: il fuoco viene benedetto sotto i portici del Comune e poi portato per le vie del borgo per accendere altri falò, tra canti e vino caldo bevuto in compagnia. Si tratta di una cerimonia antica, che pare affondi le sue radici ancor prima dell’anno Mille, quando i pellegrini si avventuravano lungo la via Francigena e avevano bisogno di luce lungo il cammino. Un altro rito legato al ceppo natalizio si svolge a Minucciano, in Garfagnana (Lucca), dove vengono costruiti i  “Natalecci” , costruzioni che possono arrivare a sfiorare i 20 metri. Sono fatte di rami e arbusti raccolti durante la pulitura del sottobosco: con queste frasche si costruiscono torri che devono poter ardere a lungo senza fare molto fumo durante la notte della Vigilia. In paese si fa a gara per costruire il Nataleccio migliore, che duri più a lungo e che faccia più luce. Invece a Monteriggioni, nel Senese, una processione di quattro chilometri illumina la notte per fare da richiamo alla stella cometa. Infine a Pienza, nel cuore della Val d’Orcia, a Natale si pratica l’antico Gioco del Panforte, diffuso anche in altri Comuni della provincia di Siena, del Monte Amiata e della Maremma. L’obiettivo del gioco è lanciare il Panforte – il celebre dolce senese a base di mandorle e spezie – su un lungo tavolo in legno cercando di arrivare il più lontano possibile senza farlo cadere. A Pienza il torneo si gioca sotto il Loggiato del Comune nei giorni che vanno da Natale a Capodanno.

Tra i riti contemporanei, invece, ce n’è uno che sta diventando una tradizione a tutti gli effetti. Lo organizza una delle famiglie storiche del Chianti, quella dei fratelli Cesare e Andrea Cecchi: nelle vigne di Villa Cerna a Castellina – che dal 1893 producono uno dei vini più amati dai gourmet di tutto il mondo – si tiene infatti “Luci in Vigna”, un’installazione artistica luminosa proiettata su un’intera vigna di collina, una coltura che si anima per fare cultura legando luce, cielo, terra e ambiente in un insieme suggestivo e poetico.  “Un’installazione sobria e raffinata – afferma Cesare Cecchi – volutamente non hollywoodiana ma profondamente emozionante perché rappresentativa, quasi fosse un simbolo, della gratitudine umana verso la fecondità della natura”. Si tratta di un grande schermo dalla base di 120 metri e dall’altezza di 60 metri, uno spettacolo unico per coloro che percorrono la via Chiantigiana che porta da Monteriggioni a Castellina in Chianti. E che si ripeterà ogni sera fino al 6 gennaio.

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