A fine agosto, quando l’estate altoatesina inizia a sfumare nei colori dell’autunno, Merano si fa dolce nel foliage, e anche a tavola. Nel cuore dell’Alto Adige, dove si incontrano cultura italiana e mitteleuropea, è fiorita una tradizione dolciaria unica, che mescola il gusto alpino con le influenze viennesi e asburgiche.
E Merano, con il suo fascino liberty e il suo charme portato con leggerezza, è lo scenario perfetto per assaporare il meglio di questa eredità. Caffè e pasticcerie dipingono il paesaggio urbano: sono locali storici e altri più moderni, in linea con i tempi – sempre più diffusa le prelibatezze “mignon” – ma che rispettano il passato, eleganti e al contempo capaci di conservare l’informalità che prelude alla dolcezza. Tra i protagonisti non può mancare il grande classico: lo strudel di mele, magari servito tiepido con una spolverata di zucchero a velo e accompagnato da panna montata o salsa alla vaniglia. Un dolce che racconta l’anima contadina e casalinga dell’Alto Adige, basato su uno degli ingredienti più diffusi ed emblematici di questa terra, le mele. Semplice, ma capace di conquistare ogni palato.
Accanto allo strudel, un capolavoro della tradizione austroungarica: la Sacher, torta viennese per eccellenza, con la sua copertura di cioccolato fondente e il delicato strato di confettura all’albicocca. Ma c’è anche una dolcezza più discreta, e profondamente identitaria, che merita un posto d’onore tra le specialità locali: il cuore di castagna, in tedesco Kastanienherz. E’ un dessert a base di purea di castagne e cioccolato, creato nel Dopoguerra per una festa di fidanzamento a Bolzano. Si prepara con castagne bollite, zuccherate e schiacciate fino a ottenere una purea modellata a forma di cuore, poi ricoperta da uno strato di cioccolato fuso, il tutto completato con panna montata. Un dolce intenso e autunnale, perfetto per raccontare la stagione che arriva.
E poi il Kaiserschmarrn. Il suo nome racconta già una storia: deriva dal tedesco Kaiser, “imperatore”, e Schmarrn, termine colloquiale che significa “pasticcio”. Letteralmente, è la “frittata dell’imperatore” – e non a caso, pare fosse uno dei dessert preferiti dell’imperatore Francesco Giuseppe. È una sorta di crêpe spessa e soffice, preparata con una pastella a base di uova, farina, latte e zucchero. Una volta cotta, viene spezzettata grossolanamente in padella e leggermente caramellata con il burro, fino a raggiungere una consistenza dorata. Servito caldo, viene spolverato con zucchero a velo e accompagnato da confettura di ribes, mirtilli rossi o salsa di mele, a seconda della zona e della stagione. Il contrasto tra la dolcezza dell’impasto e l’acidità della frutta crea un equilibrio perfetto.
Il Kaiserschmarrn è considerato un simbolo della pasticceria alpina, al pari di altri dolci tradizionali come gli Strauben, con cui condivide l’amore per lo zucchero a velo e l’arte del comfort food di montagna, perfetto per una merenda in baita o come dessert. A chiudere il percorso non possono mancare i Marillenknödel, i celebri canederli dolci all’albicocca. Diffusi nella cucina austriaca (soprattutto a Vienna), in quella boema, morava e triestina, trovano una loro versione autentica anche nelle valli altoatesine, dove sono considerati un prodotto agroalimentare tradizionale. Il nome deriva dal termine austriaco Marillen, che significa “albicocche”, frutto coltivato in zone vocate come la Wachau (vallata austriaca) e la Val Venosta. I Marillenknödel, insieme ai loro cugini ai frutti di susina, offrono una dolce esperienza che unisce il gusto pieno della frutta alla consistenza morbida dell’impasto