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Il NYT consacra il vino zibibbo delle Cantine Benvenuto nella top ten dei bianchi

Il New York Times consacra il vino zibibbo, prodotto da Giovanni Celeste Benvenuto, ormai tra le eccellenze dell’enologia italiana e non solo calabrese. Il noto critico del NYT, Eric Asimov – e nipote del celebre scrittore Isaac – lo ha inserito, assieme ad altre etichette blasonate, nella top ten dei migliori bianchi del nostro Belpaese.

Un vino fragrante e dai profumi sinceri

“Non ricordo di aver visto lo zibibbo da nessuna parte – ha scritto Asimov sul NYT – tranne che in Sicilia, ma questo viene dalla Calabria, la punta dello stivale italiano, dove Giovanni Celeste Benvenuto coltiva biologicamente. Il vino è fragrante, dai profumi sinceri, e scende facilmente. Come molti moscati, è un ottimo accompagnamento estivo”.

Eric Asimov

I valori della terra e della famiglia

Giovanni Celeste Benvenuto, giovane vignaiolo a Francavilla Angitola, nella provincia di Vibo Valentia, con alle spalle master e la qualifica di sommelier, ha ridato nuova vita ad una produzione locale ottenendo così una meritata consacrazione per il suo vino zibibbo, per il suo quotidiano lavoro e, nel ricordo del nonno, per la grande devozione alla coltivazione dei terreni di famiglia.

Tagliere di formaggi calabresi con degustazione di Zibibbo

Recuperare lo zibibbo e raccontarlo al mondo

Questo riconoscimento proietta lo zibibbo delle Cantine Benvenuto oltre i confini italiani, confermando la validità della scelta di vita e di lavoro del giovane produttore che, lasciato l’Abruzzo, si è trasferito nella terra dei nonni, l’antica Enotria.

“È una enorme soddisfazione – dichiara Giovanni Celeste Benvenuto – ritrovarsi tra i migliori 10 bianchi secondo il New York Times. E’ come raggiungere la vetta dalla quale ti fermi ad ammirare il percorso fatto, pronto poi per ripartire ancora più carico. Aver recuperato lo Zibibbo, e poterlo raccontare al mondo, è il mio gesto di amore verso la Calabria che amo e che mi ha accolto con amore.” 

Viti di Zibibbo (Moscato d’Alessandria) in Calabria

Tutto nasce dalla vite

Le uve dello zibibbo vengono coltivate in regime biologico sulle colline a strapiombo di Francavilla Angitola, ad un’altitudine di 350 metri sul livello del mare, su terrazze naturali realizzate in un terreno ricco di minerali.

“Qui si vendemmia ancora a mano – aggiunge il produttore Benvenuto –  tra la seconda e la terza decade di settembre, nelle ore più fresche della giornata e applicando una rigorosa selezione manuale dei grappoli”.

Pigiatura, macerazione, pressatura e fermentazione regalano a questo vino le sue caratteristiche organolettiche come il grado alcolico – siamo sui 13° e mezzo – il colore giallo paglierino dai riflessi verdolini, come le tonalità del grappolo non ancora maturo, e l’intenso profumo, aromatico e dalle spiccate note di agrumi e fiori.

https://www.facebook.com/giovanni.benvenuto.5/videos/10216646938948107/?t=85

Il servizio della rubrica Eat Parade in onda su RAI2 è stato buon profeta. Imperdibile, poi, la ricetta del sorbetto allo zibibbo e pere del maestro pasticcere a Lamezia e a Roma, Francesco Mastroianni. Quando le contaminazioni del territorio sono buone e ben fatte. Prosit!

Le etichette nella top ten del NYT secondo Erik Asimov

E se lo zibibbo incontra il malto? Si va a tutta Birra

Non è ancora finita. C’è ancora da svelare una scommessa, una vera novità per questo vitigno importato dai Fenici e ormai autoctono. I grappoli biondi dello zibibbo,  fermentati insieme al mosto di cereali, creano una Italian Grape Ale, “brassata con percentuali fino al 40 di uva oppure mosto”. Si chiama Birra Zibibbo ed è il progetto che coinvolge due realtà calabresi, le Cantine Benvenuto e Maltonauta, produttore di birra. Chiara, aromatizzata e delicata che svela al palato la presenza della bacca dorata: una bionda con carattere, profumata ai sapori di frutta e mandorla. La birra che mancava!

La Birra Zibibbo

Siamo certi, che anche in futuro Giovanni Celeste Benvenuto ci sorprenderà in altri progetti. Intanto, un viaggio in Calabria nelle “sue” terre di Zibibbo valgono il biglietto, aereo o treno che sia. Ad maiora!

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