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Maneggiare con cautela

L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, ha stimato che lo street food sfama quotidianamente 2.5 miliardi di persone. Il cibo da strada fa quindi parte del più ampio fenomeno del cibo informale (informal food sector) che, nei paesi in via di sviluppo, rappresenta una delle principali soluzioni adottate per provvedere ai bisogni alimentari. Nei paesi non industrializzati dunque non è solo espressione di convivialità ma un metodo di sopravvivenza. Nei Paese più poveri, il cibo di strada permette di entrare in contatto diretto con le culture locali rurali e cittadine, diventando un’esperienza ambita dai turisti che vogliono immergersi nella cultura locale. Nei paesi ricchi è ormai un trend e, fiutato “l’affare”, molti cuochi-imprenditori si dedicano a rifacimenti e interpretazioni delle ricette della tradizione (Ferran Adrià su tutti, con la sua catena di ristoranti veloci), con risultati che alla fine non rappresentano la vera cultura del cibo da strada. Da elemento nutrizionale per i meno abbienti, questo cibo si è trasforma così in un eccesso calorico-proteico consumato dai grassi figli di una società ricca e ipernutrita. L’economicità della preparazione, specialmente nei paesi poveri, può infatti indirizzare sovente verso l’utilizzo di grassi, oli e materie prime di poco valore; spesso inoltre le tecniche di cottura determinano la perdita di vitamine idrosolubili, e nell’insieme il cibo di strada risulta sempre povero di fibre. Doveroso, inoltre, fare una distinzione tra lo street food italiano ed europeo e quello dei paesi extracomunitari. Dal 2005, con l’affermarsi di un sistema comunitario rigido sulle norme igieniche, si è registrato un calo dell’8% degli ambulanti e nel contempo una crescita del 18% degli itineranti dotati di furgoni a norma. Malgrado tali attenzioni, tuttavia esistono possibilità di contrarre tossinfezioni alimentari. Uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità ha dimostrato che anche in Italia lo street food nasconde non poche insidie per la salute. Di sicuro, all’estero le possibilità di contrarre tossinfezioni alimentari sono molto superiori, anche perché i cibi possono essere facilmente contaminati dopo la loro preparazione, ma nei paesi industrializzati va anche considerata la presenza dell’inquinamento atmosferico specialmente quando la somministrazione è effettuata in prossimità di insediamenti industriali.

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