Hanno smesso di attrarre dall’alto: ora ammiccano dal basso.Non pulsano più a intermittenza: a illuminarle è adesso la luce del sole.Non hanno perso i loro colori sgargianti: solo sbiadito lo smalto, arrugginito il metallo, ossidato quell’allure seducente.E nel loro cimitero open air, layout di polvere e pietre, nel leggerle tutte insieme, in diversa disposizione forse neanche tanto random, acquisiscono un nuovo senso. Il Neon Museum di Las Vegas, a Boulevard North, è la conferma tangibile che una seconda vita esiste. E’ una esposizione allestita in un campo, dove sono raccolte tutte le più grandi e celebri insegne luminose dei casino e dei locali di Las Vegas smantellati o demoliti. E’ un luogo affascinante, denso di storia e di ricordi. Ma soprattutto di colori.Si trova un po’ fuori dal caos della città, ma è una tappa quasi obbligatoria se si vuole comprendere fino in fondo com’era la Las Vegas di tanti anni fa e quanto rapidamente si è evoluta. Perché qui sono concentrate tutte le luminarie storiche viste in scene di film famosi e sarà un piacere visitarlo per gli appassionati del genere, soprattutto i graphic artist.
Quando ci sono stata in visita, un paio di anni fa, c’era un sole cocente, quelli di metà pomeriggio che a terra disegnano ombre lunghe, fastidiose per chi fotografa. Se si va di giorno e d’estate è consigliabile, infatti, portare con sè anche un cappellino e la crema protettiva, perché non ci sono ripari. Se si va di notte, invece, non aspettatevi di vederle accese le luminarie, perché non sono funzionanti ma solo scenicamente illuminate da faretti.Quel pomeriggio caldo, durante il tour mi allontanavo dal gruppo, scostarmi per inquadrare i
soggetti senza aggiunte di ombre buie, o peggio ancora, senza la sovrapposizione di sagome e figure che si stagliavano dentro il mio obiettivo.Perché il mio, di obiettivo, era riempire lo spazio immagine di quelle vecchie insegne che hanno fatto la storia di Las Vegas e dei suoi locali; di quel mondo colorato assurto a “divertimentificio” come spesso viene identificata Las Vegas, l’immenso luna park del Nevada.Ricordo che l’accompagnatrice dai capelli verde scuro veniva a riprendermi, redarguendomi nel suo americano stretto e raccomandandomi che dovevo stare nel gruppo, non allontanarmi dal circuito storico-visivo. Ma appena le spiegavo, mostrandole dallo schermino della fotocamera, le inquadrature che intendevo fare senza tutte le shadows che disturbavano, capiva e annuiva.E’ stata una delle più simpatiche esperienze di reporter addentrarmi in quel luogo insolito e per certi aspetti caratteristico di Las Vegas, che per definizione è tutta un’insegna. Ed ho pensato che si è rivelata una bella trovata – tipica degli americani che amano conservare tutto – quella di non aver mandato in rottamazione le varie componenti, fra circuiti elettrici obsoleti, parti plastiche infrante, strutture metalliche arrugginite. “Tolta la vecchia, ne avranno installata sicuramente una di completamente nuova e diversa”, ho pensato, immaginandomi un restyling più aggiornato, consono ai tempi. E invece no. Non per tutte le insegne ha fatto seguito un nuovo look. Molti neon sono stati riconfermati com’erano, rifatti allo stesso modo, precisi identici a prima. Perché hanno fatto storia e fanno parte della cultura e della storia, oramai. Infatti, alcune insegne che ho visto lì a terra al Neon Museum, le ho poi riviste brillanti, luminose e intermittenti, dislocate nei vari quartieri. Altre sono state invece aggiornate nei
font e nei colori.Insomma, il Neon Museum è una tappa che consiglio vivamente di mettere in programma, se vi trovate a Las Vegas in viaggio. Il tour guidato di questa collezione dinamica di insegne outdoor dura un’ora ed è disponibile 7 giorni su 7, per gruppi al massimo di una dozzina di persone. Si consiglia comunque la prenotazione per tempo – almeno una settimana prima – perché le richieste sono davvero tantissime. Ah, dimenticavo: all’interno della struttura c’è naturalmente l’area shop, riservata a gadget, libri e souvenir dedicati al mondo delle insegne al neon di questa caleidoscopica città.Accattatevella una pins per ricordo, magari quella con la paparella o il bicchiere da cocktail, come ho fatto io! www.neonmuseum.org