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Le frizzanti colline del Prosecco

Una coltura storica, un paesaggio inconfondibile, la perfetta integrazione tra territorio e comunità… sembra non mancare proprio nulla alle terre di Conegliano Valdobbiadene, perché la candidatura a Patrimonio dell’Umanità vada a buon fine. Nell’attesa, perdiamoci tra i filari di Glera, i borghi e l’arte della patria del Prosecco Superiore, e scopriamone insieme le “universali” bellezze

 

Quaranta chilometri e un mare di bollicine. Vista dall’alto, la strada che corre tra Conegliano e Valdobbiadene, tra un capo all’altro dell’Alta Marca Trevigiana, è una lunga striscia bianca che interseca il verde, sgargiante d’estate e appena un po’ opaco d’autunno, di decine e decine di colline fluttuanti come onde del mare. Gobbe erbose, ora dolci ora più aguzze, ora nude ora dominate da torri solitarie e insoliti campanili, che i filari di Glera punteggiano delicatamente quasi fossero un ricamo a punto croce delle nonne d’altri tempi. Accanto a borghi medievali e cittadine armoniose, non v’è un metro di terra che non sia disegnato dai vigneti. Uno spettacolo paesaggistico –  merito in buona parte della natura ma in massima parte dell’uomo – da sindrome di Stendhal. Sono le colline di quello che è stato ribattezzato “Proseccoland”, la terra d’elezione dello spumante italiano più venduto del pianeta: 7 mila ettari di vigne incastonate tra le due “capitali del regno” e capaci di produrre la massima espressione qualitativa di quel vino bianco dall’inconfondibile perlage, non a caso chiamato, appunto, Prosecco Superiore di Conegliano-Valdobbiadene.  Un patrimonio mondiale di…vino Già, perché se il Glera, il vitigno che fa da base al Prosecco, in realtà si coltiva in quasi tutto il Veneto e in Friuli Venezia Giulia dando vita alle etichette di “Prosecco Doc”, è solo in questo triangolo di terra, collocato tra le Prealpi e la sinistra del Piave, che la produzione delle bollicine tanto amate, a seguito della legge di tutela del 2009, può fregiarsi della denominazione “Superiore”. Qui, in questo magnifico microcosmo collinare pettinato dai vigneti, il vino impera da secoli. Da quando le popolazioni di questi pendii si sono messe d’impegno per strappare alla natura matrigna le poche, preziose zolle che affioravano in mezzo all’hogback (caratteristiche formazioni rocciose a “schiena di maiale”), e coltivarle a vigna, facendone un tutt’uno quasi indistinto col resto dell’ambiente: case in pietra, ville, mulini, pievi, castelli e monasteri. Un capolavoro di tenacia e ingegno umano talmente compenetrato al creato da ispirare, nei secoli, la mano di artisti rinascimentali come Giorgione, Tiziano e, buon ultimo, Cima da Conegliano. Ancora oggi, nelle colline più alte, laddove il suolo aspro e fragile al contempo ferma il passo alle macchine, la coltura, il “rammendo” dei filari e la vendemmia restano incombenza esclusiva degli uomini. Coloro cioè che hanno ereditato, dalle famiglie pioniere della cultura del fare spumante, quegli appezzamenti, espressione della più autentica viticoltura “eroica”, ampliandoli e trasformandoli, negli ultimi 50 anni, nel cuore pulsante di ciò che è stato definito «il più straordinario fenomeno dell’enologia moderna»: il distretto del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, punta di diamante di una produzione che oggi, con le varie denominazioni (Doc, Superiore Docg e Colli Asolani Docg) viene esportata in 80 Paesi del mondo. E che presto, almeno così si sperano, agli exploit commerciali potrebbe accompagnare anche l’iscrizione delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene alla lista dei Patrimoni dell’Umanità. Storicità, modello agricolo virtuoso, integrazione perfetta tra territorio e comunità, unicità e riconoscibilità a livello mondiale del paesaggio e del suo valore culturale: i presupposti ci sono tutti. L’impegno a promuovere la candidatura, da parte del  Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene e della Regione Veneto, pure. Manca solo il suggello dell’Unesco, a questo punto.  Un itinerario “da cartolina”Nel frattempo però, la “Strada del Prosecco e Vini dei Colli di Conegliano Valdobbiadene” quest’anno ha compiuto mezzo secolo. Era il 1966 infatti, quando, prima nel suo genere in Italia, venne istituita, allora come semplice “Strada del vino bianco”, perché nessuno immaginava quello che il Prosecco sarebbe diventato nei decenni a venire. Da Conegliano, dove ha sede la Scuola Enologica fondata nel 1876, la Strada porta subito a San Pietro di Feletto, un paesino, famoso per la sua bellissima pieve del XII secolo, che ha più vigne che abitanti.  L’azienda Sommariva è una di quelle piccole realtà vinicole a conduzione familiare che rappresentano da sempre la spina dorsale del Proseccoland. «Fino ai primissimi anni ’80 – ci spiega Cinzia, la giovane titolare che ha raccolto in cantina l’eredità del papà Caterino – era nient’altro che uva bianca. È solo intorno al Duemila che è esploso, nei numeri e nella qualità, il “fenomeno Prosecco” per come lo conosciamo oggi». A pochi km, sempre lungo il percorso tracciato sulle creste delle colline, nei pressi di Refrontolo, si materializza uno degli scorci più scenografici di questo frizzante itinerario fatto di vino, arte e natura: un antico mulino ad acqua del 1200 costruito nella roccia e ancora oggi perfettamente funzionante, che sembra uscito da un quadro di Monet: è il Molinetto della Croda. La Strada del Prosecco, costeggiando vigneti a perdita d’occhio, ville e abbazie come quella di Vidor, condurrebbe dritta verso Valdobbiadene, l’antica Duplavilis dei romani che abbraccia, nel suo territorio, il cru per eccellenza dell’area Docg: la collina del cartizze. Ma chi ha voglia e tempo, può anche perdersi in divagazioni storiche e artistiche e storiche, avventurandosi, ad esempio, lungo quelle diramazioni che verso nord portano ad esempio a Follina, “bella come una cartolina”, come si dice qui, che si pregia d’avere un’abbazia cistercense, quella di Santa Maria, tra le più insigni e meglio conservate d’Italia. O invece a sud, verso Susegana, dove troneggia l’austero Castello di San Salvatore, sopravvissuto ai bombardamenti della Grande Guerra. Qui, in questa dimora gentilizia fondata dai principi di Collalto, se siete fortunati, dall’alto delle sue terrazze, in una giornata limpida, riuscirete a vedere in lontananza a destra il Campanile di San Marco a Venezia e a sinistra il golfo di Trieste.    Per saperne di più: www.prosecco.itwww.coneglianovaldobbiadene.itwww.galaltamarca.itwww.castellosansalvatore.itwww.molinettodellacroda.it   Dove degustare AstoriaViale Antonini, 9Crocetta del Montello (Tv)Tel. 0423.6699www.astoria.it Az. Agr. Conte Loredan GaspariniVia Martignago Alto, 23Volpago del Montello (Tv)Tel. 0423.870024 www.loredangasparini.it BorgoluceLocalità Musile, 2  Susegana (Tv)
Tel. +39 0438.435287
www.borgoluce.it
 La Marca vini e spumantiVia Baite, 14Oderzo (TV)
Tel. 0422.814681
www.lamarca.it
 Sommariva Soc. Agr. Palazzo RossoVia Luciani 16/A, Loc. S. MariaS. Pietro di Feletto (Tv)Tel. 0438.784316www.sommariva-vini.it  SCELTI PER VOI Dove mangiare La Corte GourmetRistorante stellato, ambiente classico. Cucina veneta per palati fini, con contaminazioni nazionali. Da provare: risotto allo zafferano e sarde in saor. Menù da 65 euro.  Via Roma, 24
Follina (Tv)
Tel. 0438.971761www.lacortefollina.com Osteria dai MazzeriAll’interno un gioco di specchi, dipinti e installazioni d’arte. Muri di pietra e griglieria a vista. Ottima carta dei vini. Cucina locale con prodotti Slow Food. Menù da 45 euro.Via Pallade, 18Follina (Tv)Tel. 0438.971255www.osteriadaimazzeri.com Da Tizio – Osteria CuzziolOste caloroso, arredi pittoreschi un po’ indecisi tra le colline del Prosecco e il mare. Vista magnifica e cucina dagli excursus marinari interessanti. Si mangia con 30 euro.Via Vigna, 33Susegana (Tv)Tel. 0438.461012www.osteriacuzzioldatizio.it/  Dove dormire Relais & Chateaux Villa AbbaziaElegantissimo e discreto, sorge all’interno di un complesso del ‘700, proprio di fronte all’abbazia cistercense. Atmosfere e servizi di gran charme. Doppia da 230 euro.Piazza IV Novembre, 3
Follina (Tv) 
Tel. 0438.971277 
www.hotelabbazia.it Hotel dei Chiostri15 camere tutte diverse fra loro, all’interno d’un antico convento. Stile eclettico e gradevole. C’è anche la stanza “Lady” per business-women. Da 150 euro a notte.Piazza IV novembre, 20Follina (Tv)Tel. 0438.971805www.hoteldeichiostri.com   

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