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L’arte del buon vivere a Bienno

Nel borgo della Valle Camonica storia, arte e gusto si incontrano, facendone la perfetta meta per una gita fuoriporta, in ogni stagione. Prossimom appuntamento il 7 e 8 dicembre con un evento dedicato al Natale

Associazione Bienno Turismo www.bienno.info

Torri merlate e antiche case con loggiati e portali in pietra: Bienno, fra i Borghi più Belli d’Italia, conserva intatto il suo fascino medievale. Noto per essere il Borgo degli Artisti, il centro di Bienno è tutto un affastellarsi di vicoli, torri, corti e chiesette, ma anche botteghe e laboratori artigianali, le cui strade e piazze sono disseminate di sculture, installazioni e dipinti eredità degli artisti che, ogni anno, arrivano qui da tutto il mondo per la loro residenza creativa.

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Così piccolo e così ricco di sorprese

Durante tutto l’anno Bienno è la meta perfetta per una gita fuoriporta per molte ragioni. Tra queste una visita al Museo Etnografico del Ferro, delle Arti e delle Tradizioni Popolari, che comprende la Fucina Museo e il Mulino Museo. La prima è allestita all’interno di un’antica fonderia dove tutto sembra rimasto immutato dal Seicento. Qui è ancora possibile assistere alle dimostrazioni di forgiatura dei pochi “maestri”, gli ultimi fabbri, in un’esperienza che trasporta il visitatore in un viaggio sensoriale nel passato. Un tempo, nell’intera valle, erano attive circa ottanta officine che producevano “ferrazze”. Gli eredi di questa tradizione, i fabbri di Bienno, utilizzano ancora oggi le stesse tecniche di lavorazione di oltre tre secoli fa. A muovere i macchinari sono le acque del Vaso Rè, un canale artificiale costruito intorno all’anno Mille; le stesse acque fanno girare le ruote del Mulino Museo, dove si possono vedere in azione le grandi macine che trasformano i cereali in farina.
Altrettanto interessanti sono il Museo del campanaccio, che svela i segreti di un suono così familiare, e il Museo naturalistico con i suoi affascinanti diorami.

Anche le chiese meritano una visita, come quella affrescata di Santa Maria Annunciata, dove le opere di Giovanni Pietro da Cemmo, maestro del Rinascimento lombardo, dialogano con quelle del Romanino, che ha affrescato il presbiterio con un ciclo dedicato alla Vergine Annunciata. Da non perdere il Santuario della beata Vergine della Consolazione nel borgo di Prestine. Infine, raggiungendo il Santuario della Maddalena, si rimane impressionati dall’imponente statua del Cristo Re, un colosso dorato che domina la valle.
Chiude il tour una passeggiata nel verde del Bosco Incantato di Quercus, perfetto per le famiglie, popolato come è da magiche creature e gnomi realizzati con i materiali principi del territorio, ovvero legno, pietra e ferro. Il percorso si sviluppa sui tre livelli e sale fino a Rocco, il Gufo gigante collocato in posizione panoramica.

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Da segnare in calendario

Se nell’ultima settimana di agosto, da oltre 30 anni, Bienno si trasforma in un vivace crocevia di creatività in occasione della Mostra Mercato, ormai divenuta un evento culturale di rilevanza internazionale, con oltre 200 artisti e artigiani che espongono le loro opere, e il centro storico che si anima con istallazioni artistiche, laboratori, esposizioni e spettacoli, il borgo della Valle Canonica viene animato da eventi durante tutto l’anno. Il prossimo appuntamento, per esempio, è quello con il Natale. Il 7 e 8 dicembre va infatti in scena una ricchissima esposizione di artigianato e prodotti tipici, ambientati in suggestive location, da scoprire passeggiando senza fretta fra viuzze e piazzette fiancheggiate da austeri edifici medievali. Le antiche botteghe ospitano gli artisti, mentre in negozi ed abitazione private sono esposti presepi provenienti da tutta la valle. Il tutto con il contorno di canti natalizi, spettacoli itineranti, musica di zampognari, caldarroste, vin brulé, dolci e golosità.

Una cucina come nonna comanda

Una gita a Bienno è anche l’occasione per gustare la sostanziosa cucina locale, a partire dai tradizionali “casunsei”, piatto simbolo della Valle Camonica, dei quali si trova traccia già in uno scritto del ’500, “La massera da bè” nel quale il poeta di origini bresciane Galeazzo dagli Orzi li citava tra le abilità vantate da una buona massaia. Come succede per molti dei piatti che segnano profondamente storia di una zona, anche in questo caso non esiste una ricetta alla quale tutti si attengono in modo scrupoloso. Ogni borgo, ogni famiglia, ha le proprie regole scritte nei secoli. A Bienno, in particolare, si preparano con un ripieno di di lesso o arrosto di carne, salsiccia, pane, formaggio grattugiato, uova, sale, prezzemolo, e vengono conditi con burro fuso, salvia e abbondante formaggio grattugiato.
Da provare anche la polenta, meglio ancora se realizzata con le farine del mulino secolare. Burro e formaggi sono quelli prodotti dalle malghe che puntellano le cime nei pressi del borgo; tra i più celebri la Rosa Camuna, la cui crosta è decorata con il fiore ispirato a una delle incisioni rupestri rinvenute in zona, pure simbolo della Regione Lombardia. Tipico della Valle Camonica anche il Silter e il rarissimo Fatulì caprino di la capra bionda dell’Adamello. La polenta si può accompagnare anche con lo strinù, salamella locale: per le passeggiate nel bosco niente di meglio che un bel Pà e Strinù, un classico il cui nome non necessita di traduzione! Un piatto avvolto nel mistero, è poi il Cuz vero e proprio fossile gastronomico. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, forse tramandato dalle tribù dell’Est Europa che secoli fa raggiunsero la Valle Camonica. Si tratta di uno spezzatino di pecora cotto a lungo in un calderone di rame, un metodo di cottura e conservazione millenario che risale almeno all’VIII-X secolo. Conservato in otri di legno o terracotta, il Cuz era il pasto invernale dei contadini, un tesoro nascosto che li sostentava per lunghi mesi. A bagnare il tutto, gli ottimi vini della zona, principalmente da uve a bacca nera di Marzemino e Merlot, o bianca di Muller Thurgau, Incrocio Manzoni e Riesling Renano. Per conoscere da vicino le varietà e le migliori bottiglie, il Consorzio Vini di Valcamonica a delineato due itinerari didattici da percorrere in auto, in bicicletta, ma anche a piedi, che toccano le principali cantine del territorio e le sue attrazioni più famose.
Il pasto si conclude con una golosa Spongada, morbida focaccina dolce da accompagnare con un bicchiere di vin brulè, di Elixir Noreas, ricetta del 1920 a base di 15 erbe dell’Adamello, o di Crodarol, a base di castagne, o meglio di crodarole, le prime castagne che cadono al suolo.

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