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La ‘mpanata regina della tradizione a Donnalucata

Un guscio di pasta racchiude un gustoso ripieno a base di carne o di pesce, uno scrigno perfettamente chiuso sigillato da un decoro realizzato da mani sapienti che fa cuocere dentro il suo ripieno. La ‘mpanata è una tradizione antica diffusa lungo il Mediterraneo, non solo in Sicilia ma anche in Sardegna, nelle Isole Baleari, in Perù, a Malta: tutti hanno una loro versione.

Ma a Donnalucata, grazioso borgo marinaro di Scicli, ha avuto la sua evoluzione perché sposandosi con gli ingredienti del suo mare ha dato origine alla nota ‘mpanata di seppia. Cercare di studiarne l’origine è davvero un compito arduo: c’è chi sostiene che sia stata il frutto della creatività di qualche massaia che, dopo aver impastato il pane, aveva deciso di utilizzare le rimanenze farcendole con quello che si ritrovava in casa in quel momento.

[bctt tweet=”A Donnalucata la Sagra della Seppia che si terrà dal 13 al 15 marzo 2020.” username=””]

Capirne l’origine geografica non è tanto semplice così come provare a tracciare una rotta della ‘mpanata con una partenza ed un arrivo. Ciò che vale la pena sottolineare è la sua resistenza nel tempo tanto che ha superato i secoli rimanendo fedele alla sua tradizionale preparazione.

Ogni giorno le barchette dei pescatori di Donnalucata vanno a pescare le seppie insieme a tanto altro buon pesce venduto poi nel mercato locale. Il periodo ideale va da settembre a marzo. Proprio prima che finisca, si organizza la famosa Sagra della Seppia che quest’anno si terrà dal 13 al 15 marzo. La seppia è una squisitezza del mare siciliano, un prodotto ittico dalla lunga tradizione culinaria per gli abitanti del paese che la sanno cucinare in tanti modi.

Nelle ‘mpanate, arrostita o ripiena, negli spaghetti con il nero, come ripieno dei ravioli di ricotta o ancora nelle insalate di mare e negli immancabili arancini al nero. Attesi anche quest’anno numerosi visitatori attratti dalla bontà della seppia e dalla piacevole location la cui costa con le sue ampie spiagge di sabbia fine rappresentano una forte attrattiva turistica.

Una passeggiata tra le case dei pescatori e le ville nobiliari arricchisce l’esperienza per chi decide di fare tappa qui ed il poter assaporare anche una semplice arancina alla seppia sul lungomare fa cedere inevitabilmente il passo all’immaginazione con Via Marina che diventa per un istante il lungomare di Marinella del Commissario Montalbano.

La Sagra si terrà in coincidenza con la festa di San Giuseppe e la sua tradizionale infiorata a cavallo. Numerosi cavalli bardati sfileranno per le vie del borgo riempiendo di colori, suoni e spettacolo alcuni momenti della giornata, anticipando la storica cavalcata di Scicli che si terrà il 21 marzo prossimo.  È un evento molto atteso dalla forte valenza religiosa in quanto rievoca la fuga in Egitto di Giuseppe e Maria.

Veduta di Scicli – Credits Photo Rosario Leonardi

Da Donnalucata a Scicli sono solo 8 km. Una tappa nella città definita Teatro di Pietra è d’obbligo. La monumentale città barocca, dal 2002 Patrimonio Unesco, incanta con il suo centro storico, espressione del genio creativo dell’età tardo-barocca, frutto della ricostruzione settecentesca susseguita al disastroso terremoto del Val di Noto del 1693 che la rase al suolo.

Nel suo centro storico racchiude alcune delle più affascinanti costruzioni tardo barocche del ragusano, fantastici palazzi come Palazzo Beneventano, Palazzo Fava e Palazzo Spadaro. Le sue viuzze si snodano come rivoli di un fiume sfociando nella scenografica Via Mormina Penna, la più antica della città.

Prima di lasciare Donnalucata e Scicli non dimenticatevi di assaggiare una sua dolce golosità: le Teste di Turco. Si tratta di grandi bignè che riproducono le fattezze di un turbante arabo con dentro una soffice crema di ricotta o di crema pasticcera. La sua storia si intreccia a quella di un evento storico risalente al 1091 allorquando gli sciclitani riuscirono a liberarsi dalla minaccia dei Saraceni in seguito ad un duro scontro.

Narra la leggenda che la Madonna delle Milizie apparve in groppa ad un cavallo ed armata di spada intervenne a sostegno dei Normanni, ossia dei Cristiani, facendo loro vincere la battaglia e liberando così Scicli dai Saraceni che caddero sul campo. Alle loro teste fasciate si ispira questo dolce dalle notevoli dimensioni come del resto quella di molti dolci della tradizione siciliana.

È possibile gustarlo tutto l’anno anche se viene maggiormente consumato in occasione della Festa delle Milizie  che si svolge a fine maggio. In occasione della manifestazione religiosa, si può partecipare alla rievocazione teatrale del fatto miracoloso in cui attori vestiti con i costumi dell’epoca, ripercorrono i momenti salienti dello scontro, tra i Normanni e i Saraceni fino all’intervento della Vergine Santa che libererà la città.

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