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La frode dell’antirabbocco

Non è solo una questione di gusto: certo, aggiungendo olio nuovo a un’oliera mezza vuota si provoca l’irrancidimento del prodotto. Ma c’è di più: questa pratica fraudolenta (in Italia lo è dal 2015) mette anche a rischio la nostra salute. In Europa la norma che la vieterebbe è ostacolata dai Paesi del Nord, e comunque dove vige non è rispettata

 

 

 

 

La vicenda relativa alle caratteristiche dei contenitori da utilizzare nel servizio degli oli di oliva nei ristoranti ha rappresentato una delle tante battaglie vinte dalle nazioni nordeuropee a discapito dei paesi dell’area mediterranea. Nel 2013, contro la proposta di regolamentazione del servizio, hanno votato Germania, Danimarca, Estonia, Lussemburgo, Olanda, Austria, Finlandia, Svezia, e Bulgaria. Nei dettami della proposta le bottiglie di olio extravergine da utilizzare nella ristorazione, dovevano essere etichettate e munite di tappo antirabbocco. Il commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, annunciò improvvisamente il ritiro della proposta che aveva come fondamento il vietare nei locali di ristorazione le oliere ricaricabili: «non è formulata in modo da raccogliere il consenso dei paesi consumatori e dei ristoratori», dichiarò Ciolos, forse per giustificare il favore fatto alle lobbies dei ristoratori nordeuropei bocciando una norma appoggiata da ben 15 Paesi, tra cui i principali produttori come Italia e Spagna. Ancora una volta un nordeuropa che vuole condizionare le scelte di tutti i consumatori comunitari banalizzando, anche per il gap culturale che lo contraddistingue in materia di agroalimentare, tutto ciò che è qualità. Attualmente solo la Spagna, dal 2014, e Italia, dal 2015, hanno introdotto l’obbligo del tappo antirabbocco (la confezione non può essere aperta o alterata perché provvista di un sistema di protezione che non ne permette il riutilizzo dopo l’esaurimento del contenuto originale indicato nell’etichetta). La normativa è diretta espressamente agli oli di oliva vergini, intendendo quindi l’olio extravergine d’oliva e l’olio vergine d’oliva. Gli oli d’oliva sono quindi esclusi dall’obbligo del tappo antirabbocco. L’obbligo di utilizzo di questo particolare tipo di chiusura serve a salvaguardare la qualità, a scapito della pessima abitudine di alcuni ristoratori di aggiungere olio fresco alle bottiglie semivuote; questa procedura determina l’ossidazione, cioè l’irrancidimento rapido di tutta la massa.

 

 

Salute (e mercato) a rischio

In Italia la norma antirabbocco entra di fatto in vigore nel 2015 e prevede una multa fino a 8000 euro per gli esercizi commerciali che utilizzano bottiglie sprovviste di tappo antirabbocco per la somministrazione ai consumatori finali. A un anno di distanza i dati che riguardano l’adeguamento da parte degli esercizi commerciali alla stessa però sono veramente deludenti. Secondo un’indagine della Coldiretti il 76% delle oliere non rispetta infatti l’obbligo del tappo antirabbocco. Nel 33% dei casi è in uso un’oliera senza alcuna indicazione sul contenuto, nel 43% dei casi una bottiglia di olio con etichetta, ma con tappo che permette il rabbocco, e solo nel 24% dei casi viene servita una bottiglia di olio con etichetta e tappo antirabbocco. Anche in Spagna le statistiche rilevate evidenziano la stessa percentuale di truffe. Ma è un po’ in tutto il settore oleario che, nel 2015, si sono moltiplicate le truffe; infatti c’è stato un incremento del 28% del valore dei sequestri di contenitori di olio perché adulterati, contraffatti o falsificati. Tra le frodi più comuni ci sono la vendita di olio straniero come Made in Italy e il confezionamento di olio di semi che viene adulterato e spacciato come extravergine. Ricordiamo che il rabbocco delle oliere viola palesemente anche il nuovo regolamento UE che codifica le informazioni da dare al consumatore in tema di etichettatura e sicurezza alimentare. La pratica del rabbocco determina un aumento dei rischi per i soggetti allergici: la norma obbliga infatti anche l’indicazione degli allergeni in etichetta e l’olio di semi di arachidi è nell’elenco degli allergeni; se un ristoratore rabbocca con olio di semi di arachidi il consumatore allergico rischia lo shock anafilattico.

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