Cercate una piccola idea per un weekend? Seguite il nastro sinuoso nei dintorni di Chieti e vi farà scoprire un territorio con panorami incantevoli da contemplare nel silenzio, dove anche il tempo sembra farsi più indulgente, rallentando i ritmi frenetici della vita, che qui, tra le viuzze di minuscoli borghi, appare scandita dagli antichi rituali dei tempi passati, dove la gente schietta e laboriosa è ancora legata ad antichi mestieri.
Un itinerario che attraversa l’anima green di questa provincia, dove dominano i profumi e i colori della terra, e i sapori raccontano l’eredità di un mondo ancora autentico e semplice. Dal castello di Semivicoli-Masciarelli, all’alba, la nebbia scivola come un velo sui fianchi della collina, accarezzata dai primi raggi dorati, poi l’orizzonte si amplia all’improvviso ed è subito meraviglia: le colline dolci e coltivate si fanno montagne, con la Maiella innevata a dominare l’insieme. Evoca un mondo selvaggio a due passi dal mare, prorompente di natura, per l’elevata biodiversità di flora e fauna.
Visioni cariche delle emozionanti sensazioni trasmesse dall’abbagliante biancore dei nevai in alto, per non parlare poi delle impressioni che ci colgono con le rapide successioni di nubi, a cui si alternano ondate di luce, ma può capitare di sentire l’odore della salsedine del vicino Adriatico in burrasca.
L’aspetto più affascinante di questo territorio della provincia teatina, è che da anni sta dando vita a nuove economie sostenibili con al centro persone, artigiani e piccole imprese d’Abruzzo come la cantina Orsogna con i 450 soci viticoltori, che si uniscono per dare vita alla cantina sociale del paese omonimo, – 1200 ettari di vigna sulle colline ai piedi della Maiella – graziate da un clima ottimale con una cantina che vi farà entrare nella dimensione umana e familiare di persone che amano il proprio lavoro e cercano in tutti i modi di migliorarlo. Come quello di far pascolare oche e pecore tra i filari di vite per tenere a bada le erbe infestanti per non usare diserbanti, e nello stesso tempo concimarlo.
Interessante sarà conoscere anche Emo Lullo nella sua piccola pasticceria a Guardiagrele, dove confeziona il tipico dolce del borgo, le sise delle monache, con la loro prelibatezza inalterata nel tempo. A base di pan di Spagna farcito con crema pasticcera e provvisto di protuberanze spolverate di zucchero a velo. Descritta così sembra una ricetta semplice ma ci sono alcuni passaggi che lo rendono unico, dal 1889.
Arriviamo a Pretoro, un paesino aggrappato alle pendici della Maiella, dove ogni prima domenica di maggio, da secoli, si ripropone la festa in onore di San Domenico, avvolto da serpenti, e si resta rapiti nell’ascoltare tutte le storie che si perdono nella notte dei tempi.
La produzione di pasta ai piedi della Maiella ha radici antiche e lo si intuisce per la presenza di numerosi pastifici che utilizzano le acque pure delle numerose sorgenti, come a Fara San Martino, dove emerge la sorgente del fiume Verde, di nome e di fatto. Piatti dai sapori decisi con centinaia di ricette che, a Villa Santa Maria, piccolo borgo posto sulle rive del fiume Sangro, sono oggetto di studio nella famosa scuola alberghiera di Stato e di cucina, frequentata da studenti che provengono da ogni parte del mondo. «Fondata nel 1914, denominata dai cultori della gastronomia, “il paese che prende il mondo per la gola” ha portato la cucina a livello di arte, come arte sono la musica o la pittura. E’ anch’essa un’arte estetica e il cuoco il suo artista», ci dice Antonio di Lello, ex preside dell’istituto.
Bisogna ritagliarsi un’ora per visitare l’interessante Museo dei cuochi nel centro storico del paese, riconosciuto nel mondo come la patria degli chef. L’ultima sosta a Colledimezzo, un grumo di case pittoresche, affacciate sulla valle del Sangro con vista sulla Maiella. Ci si perde nelle mille viuzze del centro storico perfettamente conservato. Stanchi, ma carichi di scoperte e di meraviglie si fa ritorno al punto di partenza.
a cura di Vittorio Giannella