Del proprio paese ognuno si prende cura come può. Ci sono i costruttori responsabili, che nell’umiltà del loro lavoro realizzano opere destinate a resistere; atlete che con tanta forza di volontà sono arrivate alle Paralimpiadi e che condividono la loro esperienza con i ragazzi delle scuole; professionisti che mettono la loro competenza al servizio delle start up. E poi ci sono quelli che scendono nei campi per contribuire con la loro scienza a far nascere vini con i quali brindare alle eccellenze italiane!
Saro Rubei
costruttore
Ha 88 anni ed è diventato l’eroe del terremoto che ha colpito il Centro Italia nella notte tra il 24 e il 25 agosto 2016. Figlio di una famiglia matriarcale di Amatrice, prima macellaio con una grande passione per i cavalli, poi costruttore edile. Proprio le case che lui ha realizzato nel paese non sono crollate, a partire da quell’agriturismo che ora ospita i turisti mentre fino al 1975 era una stalla. Una passione, quella per l’edilizia, nata quasi per caso: «A 40 anni ho smesso di fare il macellaio perché mi ero stancato, ma non riuscivo a stare con le mani in mano e ho iniziato a costruire delle case. Ho lavorato dal 1969 al 1985: facevo tutto da solo, all’inizio realizzavo lo schizzo, sceglievo i materiali e arruolavo gli operai. Fin da piccolo ho sempre avuto una gran paura del terremoto, visto che siamo in una zona sismica, e così le mie costruzioni sono sempre state belle solide».
Beatrice Vio
atleta paraolimpiadi
Veneta, 19 anni, è stata l’atleta di punta della spedizione italiane alle Paraolimpiadi di Rio. A 11 anni le hanno amputato gambe e braccia per una meningite acute, ma non si è mai arresa. È l’unica al mondo a tirare di fioretto con una protesi. Nel suo palmares già 2 titoli Europei, nel 2014 e nel 2016, mentre a settembre del 2015 si è laureata campionessa del mondo, strappando così il pass per i suoi primi Giochi. La passione per il suo sport è diventato un lavoro al quale si dedica 3 giorni alla settimana; nel resto del tempo va nelle scuole a parlare ai ragazzi. Diplomata in Arti Grafiche e Comunicazione, ha scritto il libro Mi hanno regalato un sogno, pensa di iscriversi a Pubbliche relazioni e vorrebbe fare uno stage a Fabrica, il laboratorio di comunicazione di Benetton. E intanto, per il 2026, punta alla presidenza del Coni.
Marco Cantamessa
professore
Ordinario di Gestione dell’Innovazione e Sviluppo Prodotto al Politecnico di Torino, è presidente sia dell’incubatore torinese I3p, sia di Pnicube, l’associazione degli incubatori universitari italiani. Sotto la sua guida, I3p è diventato l’incubatore più importante dello stivale e tra i maggiori d’Europa. Dal 1999 ha lanciato 198 startup che hanno creato oltre 1500 posti di lavoro diretti e hanno un fatturato complessivo di oltre 76 milioni di euro. Una delle aziende incubate, Eps, è oggi una multinazionale che opera nel campo energetico ed è quotata alla borsa di Parigi. Tra i finanziamenti ricevuti e i bandi vinti nel periodo estivo, ha raccolto oltre 3 milioni di euro per le nuove leve italiane dell’innovazione tecnologica.
Marco Simonit
potatore
Non c’è vino di qualità senza un’eccellente materia prima, e non c’è uva eccellente senza un approccio responsabile e una cura amorevole della vite. Da questa consapevolezza nasce l’attività di Simonit, agronomo che, insieme al socio Pierpaolo Sirich, ha dato vita a Potatori d’uva e da oltre 25 lavora per diffondere in Italia e nel mondo una nuova cultura della potatura che renda le piante più longeve e produttive. Il metodo Simonit&Sirch agisce principalmente sulla ramificazione rispettando la struttura principale della pianta e agendo solo sui rami più giovani per non intaccare il sistema linfatico. Al centro del metodo, oggi utilizzato da oltre 130 aziende in Europa, ci sono il pieno rispetto della pianta e lo studio delle specificità territoriali come base per una produzione vinicola abbondante, di qualità e duratura, oltre che per la conservazione del patrimonio viticolo stesso.