Catena Fiorello, in questo suo ultimo romanzo, Cinque donne e un arancino, mostra come sempre la sua versatilità. Un’anima che corre veloce sui territori della mente, li scompone e li ricompone ricucendo colori, odori, paesaggi della sua Sicilia. Le sue storie, da Picciridda a L’amore a due passi e fino a Un amore fra le stelle, riescono a dare messaggi chiari sull’amore, sul destino, sulle radici della terra e sui legami.
Chiusa tra nostalgia e modernità, Catena riesce a far stare il lettore immerso nelle vicende della sua narrazione appassionata. Sono le donne a ricevere l’omaggio della sua scrittura, protagoniste di storie quasi leggendarie, di rinascita, di libertà, ma anche di sofferenza che diventa occasione di cambiamento. I suoi romanzi non sono rivendicazioni di ruolo, una sorta di tardo femminismo, c’è tuttavia il conflitto e l’amore di coppia, la finzione e il tradimento, ma anche il rispetto per le figure fragili, dove il trionfo del destino, se lo si sa cogliere, ti renderà migliore.
In questo romanzo, Cinque donne e un arancino, Catena riesce quasi a farti sentire l’odore della frittura, è l’olfatto che si allarga sulla memoria dell’impasto del riso; vera magia saperlo far stare compattato, con il ragù e i piselli, il profumo di burro e pepe, e gli spinaci con la mozzarella filante. Gli arancini nel romanzo diventano business, vi si narra la difficoltà di trasformarli in impresa, la meravigliosa fiaba che dal nulla costruisci un impero. Miracolo dopo miracolo, il romanzo riesce a cucirti dentro tutti quei ricami psicologici fatti di volontà, abnegazione, caparbietà.
Il linguaggio delle cinque donne si trasforma in veri e propri decaloghi della speranza, della creatività dello stupore per la vita. Leggi veloce e quando chiudi il libro vorresti correre in cucina a cercare di ripercorrere le tappe dell’emozione che l’arancino rappresenta. Perché assemblare un arancino è una metafora: per vivere in armonia devi far coesistere realtà con i sogni.