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Il “dorato” mondo dei birrifici agricoli

 Hanno il colore del sole, a volte del tramonto, ma sempre il gusto della terra che le vede nascere e lo spirito battagliero di quei piccoli produttori artigianali che le ottengono utilizzando in buona parte materie prime coltivate nei propri terreni. Si tratta di bottiglie dalla distribuzione limitata, ma che talvolta riescono a fare miracoli    È facile sostenere che il vino risvegli, nel nostro Paese, una seduzione maggiore rispetto alla birra e alle altre bevande alcoliche: numerose le guide ai vini, scarse ancora quelle alla birra, malgrado negli ultimi anni le quotazioni di questa siano in deciso rialzo. Tanto che molto spesso l’interesse nei confronti delle bionde nasce come hobby e si trasforma ben presto in attività lavorativa. Lenticchie nel boccaleNe sa qualcosa Salvatore Rinaldo, di Sambuca di Sicilia che, dopo avere ricevuto in eredità la terra degli avi, affianca oggi l’attività di docente di pianoforte a quella di mastro birraio. «Anche se abbiamo iniziato mio fratello e io a vendere con un nostro marchio solo due anni fa, è da tempo che ci siamo incuriositi al mondo della birra. Ma non volevamo fare semplicemente gli assemblatori di prodotti acquistati. Così abbiamo messo a regime i terreni che avevamo avuto in eredità». Ed è nata Birr’Arpa, chiara e viperina, che i migliori locali girgentini si contendono. Birra di frumento non filtrata, non pastorizzata e realizzata con ingredienti esclusivamente naturali senza conservanti: questo sembra essere il segreto che conquista il mercato. Ma le novità sono dietro l’angolo: appena raccolte le lenticchie, queste sono state tostate e destinate per aromatizzare una birra in edizione limitata a cui si aggiungerà a fine estate quella ai ceci, già testata in contesto familiare. A prodotti come questi è affidato un nome: birre agricole, ottenute per mezzo della lavorazione dell’orzo aziendale e di altre materie prime di casa, almeno il 51%. Birre che hanno una distribuzione limitata, ma che talvolta riescono a fare miracoli.  Una marchigiana in BelgioCome quelle del giovane Pietro Corrieri di Cantiano, borgo delle Marche che era noto per le visciole e il pane di Chiaserna, ma che oggi conquista il Belgio. Sì, perché la Birra del Caltria ha incontrato il giusto distributore in una delle più di 50 fiere e manifestazioni a cui l’azienda familiare partecipa ed esporta nel paese dei mastri birrai. «Non è facile per una famiglia seguire tutti gli aspetti dalla produzione dei 20 ettari d’orzo alla commercializzazione della birra, ma stiamo raccogliendo risultati tangibili. Quando nel 2010 la birra è stata riconosciuta come prodotto agricolo ho seguito prima un corso in Germania e poi presso l’Università di Perugia e la mia intuizione si è rivelata positiva: la trasformazione dell’orzo aziendale conferisce valore aggiunto al lavoro della campagna». Tre sono le birre che Pietro Corrieri produce: una chiara molto leggera, una American pale ale fruttata e una stout, scura.  Trasformare l’orzo in birraDi antica fondazione l’azienda agricola della famiglia Treccani di Castel Goffredo del Mantovano. I 27 ettari coltivati a mais in rotazione con colza, orzo e soia e la soccida di 300 suini non sono però sufficienti per vivere. «Quando nel 2008 sono rientrato in azienda, dice Enrico Treccani, che porta il nome del bisnonno fondatore nel 1911, abbiamo dovuto pensare a qualcosa di alternativo, che incrementasse i bilanci. Il latte è trasformato in formaggio, l’uva in vino; perché non trasformare l’orzo in birra? Ora le birre sono vendute nello spaccio aziendale e attraverso i mercati organizzati da Coldiretti e in pochi mesi la birra dei Treccani è volata da Varese a Napoli, specie negli agriturismi perché permette loro di incrementare la quota di prodotti d’origine agricola. «Ma interessanti riscontri arrivano anche dalla vendita via rete», aggiunge. Le birre, tutte non filtrate né pastorizzate per mantenere il più possibile aromi e profumi, impongono vincoli in materia di logistica dato che non devono subire sbalzi termici. «Per questo preferiamo che i nostri clienti ne acquistino piccole quantità di volta in volta, così da poter conservare noi il grosso del prodotto, in cella frigorifera. In pratica facciamo noi da magazzino al posto loro. È un impegno di serietà», conclude. Sfoglia la gallery:   Odiosa Toscana  Spesso la produzione di birra inizia come interesse che l’appassionato inizia a coltivare… nel garage di casa. È accaduto a Fabrizio Di Rado, perito elettrotecnico di Lavoria nel Pisano. Anche Di Rado è partito dal concetto che molti produttori di birra artigianale sono dei meri assemblatori: acquistano luppolo, malto, lieviti e il gioco è fatto. Birra artigianale, buona certo, ma che ha poco a che vedere con l’espressione del territorio dove viene prodotta. Nasce così nel 2012 il progetto di mettere a dimora in territorio di Lorenzana un orzo da cui si ottengono tre malti base, a cui nella campagna 2014 si sono aggiunte alcune varietà di grani teneri recuperati da Rosario Floriddia, una sorta di Noè pisano per quanto riguarda cereali e legumi. Da questa mescola di grani antichi, utilizzati senza maltazione, si ottiene una birra al frumento, Brama, dalla schiuma cremosa e persistente, l’aroma speziato e il gusto vagamente citrico del coriandolo e della scorza d’arancia. Inoltre, riflettendo sul fatto che il luppolo è sempre cresciuto spontaneamente, è stata logica l’idea di poterlo coltivare con abbondanza. Le circa 150 piante di luppolo di proprietà maturano in agosto e vengono potate quindi essiccate, ovvero portando i germogli ad un’umidità sotto il 5%. «L’utilizzo del luppolo fresco conferisce particolare aromaticità al prodotto finale e note di freschezza nella birra», conferma Di Rado. Nelle birre di Fabrizio Di Rado si privilegia la complessità aromatica sulla gradazione alcolica. È l’esempio di Odiosa (i nomi delle birre si rifanno curiosamente a specie di civette, uccelli ben presenti nel territorio), in cui il profilo sensoriale esalta le note apportate dalle materie prime e vengono caratterizzate dalla venatura acidula finale. Lo stile belga della Glaux, dalla schiuma cremosa e persistente, colore ambrato ed aroma fruttato, quasi di caramello e miele, con gusto di frutta essiccata e stramatura, è invece indicata per piatti robusti. In complesso 2.500 litri prodotti ogni mese, tassativamente non pastorizzati e non filtrati. E con dentro il sapore del territorio…   SCELTI PER VOI Azienda Agricola“Contadino di Galluzzo”Via Cavour 59, PalermoTel. 339.2239158www.contadinodigalluzzo.it Birra del CatriaVia Fossato 5, Cantiano (Pu)Tel. 348.3968565www.birradelcatria.com  Agribirrificio LuppolajoStrada Carpenedolo 13,Castel Goffredo (Mn)Tel. 333.9691724www.luppolajo.it Opificio Birrario s.s.via Cucigliana Lorenzana, 79Loc. Lavoria, Crespina (Pi)Tel. 347.0818749www.opificiobirrario.it 

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