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Il delivery food al posto dei fornelli

Gli italiani scelgono sempre più il food delivery.

Una tendenza documentata dalla Coldiretti-Censis che ha registrato un aumento del 47% degli acquisti online o attraverso il telefono, nel solo 2018. Un incremento importante motivato dalla stanchezza e dalla mancanza di voglia di cucinare degli intervistati. Una moda, strano a dirsi, che non coinvolge solo le grandi metropoli, ma anche le province. A sottolinearlo un’attenta analisi di uno dei più grandi e-commerce di cibo con JustEat che evidenzia come il fenomeno non sia solo circoscritto alle città ma abbia un suo sviluppo anche nelle piccole realtà, da Nord a Sud.

Food Delivery | Justeat Bike

Cosa si ordina

Che sia chiaro non solo punk food. Se prima gli italiani impiegavano più tempo ai fornelli, oggi grazie ad un’app si può avere direttamente a casa qualsiasi piatto pronto e non è detto che non sia sano e di qualità. Infatti nel circuito del food delivery tanti ristoranti locali e di pregio da cui attingere il meglio.

In cima alla lista di piattaforme come Just Eat, Glovo, Foodora, Deliveroo c’è la pizza, sempre e comunque apprezzatissima in tutte le latitudini. A seguire il sushi, diventato in questi anni un vero must, piazzandosi in un degnissimo secondo posto.

Di fatto sono in aumento i ristoranti di qualità che offrono veri e propri cibi gourmet, oltre ad alimenti sani a base di verdure o pesce e prodotti specifici per vegetariani, vegani e intolleranti al glutine. Una maggiore diffusione nelle abitudini alimentari degli italiani di piatti sempre più particolari, di certo ha contribuito ad aumentare l’apertura alle cucine straniere, come cinese, giapponese, libanese e hawaiana.

Tra le novità rivelazioni c’è il pokè, con un +4.000% di richieste. Si tratta di un piatto di origine hawaiana composta da una bowl, ovvero una ciotola composta da un piatto unico di riso e condimenti vari, colorati e freschi: salmone, gamberetti, avocado, cipolla, ravanelli e chi più ne ha più ne metta.

Chi sono gli utenti più attivi

Di sicuro i giovanissimi con il 58% degli ordini e poi ci sono gli over 50, anche loro molto presenti. C’è chi predilige maggiormente l’app o chi la telefonata. Infine il dato sull’utenza del servizio mostra come siano le coppie quelle che ordinano di più (39%) seguite dalle famiglie (38%).

I millennials, ovvero la fascia di età tra i 18 e i 34 anni, che spesso vive ancora all’interno del nucleo familiare, che utilizzano queste piattaforme sono il 71,1%, che sale addirittura al 73,4% se si prendono in esame i soli studenti. Nel corso dell’ultimo anno, il 40,6% delle coppie con figli ha utilizzato una piattaforma di delivery e ancora di più lo hanno fatto le mamme o i papà single con figli (45,7%).

Food Delivery | Deliveroo Bike

Cosa piace del food delivery

Prima di tutto il fatto che i tempi di consegna sono in alcuni casi prefissati e non superano i sessanta minuti, ma è anche possibile stabilire una fascia oraria.

Si paga quasi sempre on line e visto che chi trasporta il cibo si muove in bicicletta o con motorini, arrivano ovunque anche nelle zone vincolate e a traffico limitato dei centri storici delle grandi città.
Sono sicuramente i giovani i più propensi all’uso del servizio, ma la loro abitudini spesso condizionano l’intera famiglia.

Cosa non piace del food delivery

Il boom del cibo a domicilio nelle case degli italiani ha portato ad un’accesa competizione sui costi tra le diverse piattaforme con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribassi, che rischia a volte di ripercuotersi sull’intera filiera, dal personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari.

Per questo quattro italiani su dieci (38,1%) che ordinano il cibo sulle piattaforme web ritengono prioritario migliorare il rispetto dei diritti del lavoro dei riders, i fattorini che portano i piatti nelle abitazioni.

Il 28% di chi riceve il cibo a casa richiama l’esigenza di una maggiore sicurezza dei prodotti durante il loro trasporto garantendo adeguati standard igienici, evitando ogni contaminazione e preservando la qualità del cibo, ma c’è anche un 25,3% che chiede alle piattaforme web di promuovere anche la qualità dei prodotti e degli ingredienti che propongono nei loro menù di vendita, e un altro 17,7% vorrebbe migliorare anche l’utilizzo di prodotti tipici e di fornitori locali.

Marzia Caserio

Credit pic corriereuniv, parmateneo

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