Dal labirinto sotterraneo scavato nel tufo alla chiesa dove avvenne un omicidio storico. Sono tanti i motivi curiosi per visitare Viterbo, la capitale della Tuscia.
Ha tanta storia e tante storie da raccontare Viterbo, capitale della Tuscia e prima provincia italiana a ottenere la certificazione di qualità ambientale a livello europeo e internazionale. Di architettura medievale e rinascimentale, è anche conosciuta come la Città dei papi perché fu sede pontificia per 24 anni per volere di Alessandro IV. Proprio qui si svolse il conclave più lungo nella storia della Chiesa: dopo oltre due anni di fumate nere, la popolazione, stanca dello stallo, chiuse a chiave i cardinali nel palazzo papale e ridusse la fornitura di cibo e bevande. La sofferta elezione decretò come nuovo pontefice Gregorio X.
Tornando al presente, sono tanti i motivi per visitare Viterbo. Uno dei più curiosi riguarda la sua parte sotterranea: un autentico labirinto di anfratti e grotte scavate nel tufo, con passaggi segreti che servivano a mettere in comunicazione le strutture strategiche della città. «Scendere le scale verso il ventre della madre terra per addentrarsi nei cunicoli è un’esperienza che coinvolge angoli remoti della nostra emotività e si fissa per sempre nella memoria esperienziale. Il rapporto tra il giorno e la notte perde consistenza, ci sentiamo protetti e più sereni: fa bene al corpo e allo spirito», dichiara Sergio Cesarini, fondatore del complesso monumentale Viterbo sotterranea.
Dal periodo degli etruschi al Medioevo, fino all’epoca contemporanea, sono innumerevoli gli ambienti catacombali scavati nella pietra che si intrecciano in un incredibile dedalo chilometrico nel sottosuolo. Molti cuniculi, nel XIX secolo, costituivano il rifugio ideale per i briganti. L’accesso a questo mondo parallelo è in piazza della Morte, a due passi dalla cattedrale di San Lorenzo e dal Palazzo dei papi, nel cuore antico di Viterbo. Lo spiazzo, anticamente chiamato di San Tommaso, dalla vicina chiesa, prese l’attuale denominazione nel XVI secolo, quando all’interno dell’edificio sacro si insediò la Confraternita dell’orazione e morte, il cui scopo era quello di dare una cristiana sepoltura ai defunti delle famiglie che non avevano disponibilità economica.
È tutto da scoprire anche l’accogliente quartiere San Pellegrino, fatto di deliziose viuzze, botteghe, palazzi d’epoca. Qui ha sede il Museo del sodalizio dei facchini di Santa Rosa, dove è possibile ammirare diversi modelli in scala della macchina di Santa Rosa, una costruzione di circa 30 metri, a forma di torre, illuminata da luci elettriche e fiaccole che, ogni 3 settembre, viene portata in processione nel centro storico di Viterbo da cento persone. La struttura rievoca simbolicamente la traslazione della salma della beata ed è stata inserita dall’Unesco tra i beni Patrimonio immateriale dell’umanità. Da visitare anche l’antichissima chiesa di San Silvestro, probabilmente costruita prima dell’anno mille. Il luogo di culto, con la facciata in pietra e all’interno un crocifisso ligneo seicentesco, è ricordato per l’assassinio del principe inglese Enrico di Cornovaglia, ucciso a colpi di spada dai suoi cugini davanti all’altare. L’omicidio, avvenuto il 13 marzo del 1271 in un edificio sacro, suscitò grande scalpore in tutta Europa e venne menzionato da Dante Alighieri nel XII canto dell’Inferno.
Un altro motivo per visitare Viterbo sono le terme. Le sue pregiate acque sulfuree sgorgano dalla sorgente del Bullicame a 52 gradi, alimentando gli stabilimenti provvisti di alberghi e attrezzature. Infine, per i buongustai, c’è la cucina locale. Nelle decine di eccellenti trattorie si possono assaporare ricette della tradizione come la storica acquacotta con cicoria di campo, il bollito alla picchiapò, i fagioli con le cotiche e il coniglio in porchetta con il finocchietto.
Foto in evidenza Il quartiere San Pellegrino a Viterbo