C’è un profumo che guida il viaggiatore del 2025. Non è solo quello del pane appena sfornato in una masseria pugliese, o del tartufo raccolto all’alba nei boschi umbri. È il profumo della verità, perché oggi chi viaggia non cerca solo il bello, ma l’autentico; non solo il piatto, ma la storia di chi lo ha cucinato.
Il nuovo turismo enogastronomico è fatto di sguardi lenti e scelte consapevoli. Si mangia con la bocca, ma anche con la testa e con il cuore. I dati parlano chiaro: secondo il Rapporto sul Turismo Enogastronomico curato da Roberta Garibaldi, cresce il desiderio di esperienze immersive, sostenibili, che raccontino un’identità profonda e sincera. Un’Italia minore, spesso dimenticata, si risveglia grazie ai sapori e alle mani che li custodiscono.

Esperienze, non semplici degustazioni
Non basta più assaggiare. Bisogna comprendere. Il viaggiatore del gusto vuole impastare, vendemmiare, cucinare, parlare con chi produce. Vuole mettere le mani nella terra, sentire le stagioni scorrere in un bicchiere, ascoltare la voce stanca ma fiera di chi ha scelto di restare. Il turismo diventa quello rurale, culturale, esperienziale, slow. Un abbraccio conviviale intorno ad una tavola imbandita.
La tecnologia come ponte, non come filtro
Anche l’intelligenza artificiale entra in scena, ma lo fa con discrezione. Diventa una guida, non un interprete. Suggerisce itinerari, racconta la storia di un prodotto, aiuta a non perdersi. Ma il viaggio, quello vero, resta fatto di passi, incontri, sapori. Persino i piatti, oggi, parlano. Con QR code narrativi che raccontano chi sei e da dove vieni. È la “menu intelligence”, e sarà una delle chiavi del 2025.

Il ritorno all’identità locale
Cresce il desiderio di territori autentici, di micro-destinazioni dove la cultura gastronomica è rimasta intatta. Torna la transumanza, risorgono i borghi, si riscoprono i piatti poveri, le feste di paese, le ricette custodite nelle cucine delle nonne. Si viaggia per capire, per ascoltare, per onorare.
Il turismo enogastronomico è sempre più donna
Nel cuore di questo movimento, c’è spesso una donna, cuoche, produttrici, … È un turismo che si tinge di femminile, che accoglie e racconta, che costruisce legami. Come scrive la Garibaldi, cresce la presenza delle donne nella governance dei sistemi turistici e nella narrazione dei territori.

Viaggeremo con rispetto nel 2025
Il turismo enogastronomico del 2025 ci chiede una sola cosa: rispetto. Per i luoghi, per chi li abita, per il cibo che arriva nel piatto. È un turismo che non consuma, ma che restituisce. Che non fotografa soltanto, ma si sporca le mani. Che sa ascoltare, e ringraziare.
E così, anche noi – viaggiatori e narratori – torniamo a casa con qualcosa in più. Non solo un sapore, ma un sentimento.