C’è profumo di agrumi nell’aria, ma anche nel bicchiere. E poi c’è il rosso dei pomodori e quello del corallo. Le arzigogolate linee barocche e quelle più pulite, e più antiche, ricordo tangibile delle sue origini greche. Una miscela di sapori e storie mediterranee per una città che in realtà sono due. O forse di più Alcuni lo considerano il vino più antico d’Italia. È il Moscato di Siracusa Doc che avrebbe la sua origine addirittura in Tracia. Fatto con uva Moscato bianco sottoposta a leggero appassimento, deve il suo recupero, negli anni ’80, al produttore Antonino Pupillo. Siamo a Siracusa, in contrada La Targia, dove dal 1908 la storica azienda siciliana punta su questa etichetta; una produzione limitata, ma che disegna benissimo il territorio dal punto di vista olfattivo: zagara, agrumi, uvetta, pesca, albicocca, gelsomino, e miele. Sorseggiatene un bicchiere lentamente, magari seduti in un bar affacciata su piazza del Duomo, forse la più bella in Sicilia, di certo una delle più spettacolari in Italia. Un ovale di luce abbagliante che quasi ferisce per quanto intensa, e che viene moltiplicata dalla pietra bianca delle facciate e della pavimentazione. Fa pensare al verbo Annacare o Annacarsi, un’espressione quasi intraducibile, titolo di un bel libro dello scrittore Roberto Alajmo che così ne spiega il senso: “affrettarsi e tergiversare allo stesso tempo. Una cosa e il suo contrario. Il massimo del movimento con il minimo spostamento”. Ecco, sostate in questa piazza per un po’ e i pensieri andranno a mille, pur rimanendo fermi, come inchiodati dalla luce. Sapori e saperi siracusaniTutt’intorno, le brezze dello Jonio. E il profumo degli agrumi. Quello del limone Igp di Siracusa, o femminello siracusano, per esempio, i cui oli essenziali sono contesi dalle maggiori maison di cosmesi. Occupa il 40% della produzione italiana e qui rifiorisce tutto l’anno. Per apprezzarlo al meglio l’indirizzo è il Bar Tunisi, dove gustare le migliori granite della città. Dal bicchiere al piatto, impossibile non citare l’oro rosso di queste zone, l’Igp più nota, quella del pomodoro di Pachino che può essere ciliegino, costoluto, tondo liscio e a grappolo. Ma comunque rosso, sgargiante, come il corallo lavorato da Massimo Izzo, orafo messinese con laboratorio a Siracusa (e negozi a Milano e New York), le cui creazioni dedicate alla ninfa Aretusa (nome originario della città) e alle maschere del teatro greco sono un classico dell’alta gioielleria. Echi di Magna Grecia All’origine dei tempi pari per ricchezza e potenza solo ad Atene, nonché esempio di Stato ideale per Platone, oggi Siracusa fa parte della lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco, ma è soprattutto il suo aspetto barocco ad essere decantato, frutto della ricostruzione seguita al terremoto del 1693. La posizione sud orientale della città regala tramonti letterari e il mare è protagonista assoluto di questo pezzo di Sicilia, a cominciare dal Porto Grande che si estende lungo un’insenatura naturale. A raccogliere il più gran numero di visitatori è però il Parco Archeologico della Neapolis dove a colpire è innanzitutto l’aspetto naturalistico. Si contano infatti oltre 250 specie di piante perfetto compendio di Mediterraneo: ulivi, agrumi, carrubi, melograni, pini e palme da datteri, circondati dai colori degli hibiscus e della buganvillea; e poi c’è il Teatro Greco, il cui auditorium poteva ospitare fino a 16 mila persone. Qui misero in scena le loro opere Sofocle, Euripide ed Eschilo e ancora oggi la vivace scena culturale siracusana rivive i fasti delle tragedie greche con suggestive serate di spettacolo. L’arte del papiro e di CaravaggioTutta la fascia ad est rispetto al teatro è caratterizzata da una serie di latomie. Tra le più famose, quella del Paradiso: grotte punteggiate da limoni e aranci. Qui c’è l’Orecchio di Dioniso, antro così ribattezzato da Caravaggio nel 1608 e famoso per le straordinarie proprietà acustiche. Gli appassionati di archeologia facciano visita al museo Paolo Orsi, il più ricco dell’isola. Lì accanto, un museo più piccolo celebra una peculiarità tutta siracusana: il papiro, pianta che cresce tutt’ora sulle sponde del fiume Ciane e che è facilmente visibile all’interno della fonte Aretusa, nel cuore di Ortigia. Quelli di fiume Fiumefreddo e di Siracusa sono gli unici papireti d’Europa. Nel XVIII secolo la città vantava una vera e propria attività legata alla produzione della carta papiro e qualche bottega artigiana ne porta avanti la tradizione, come L’Angolo del Papiro. Ma abbiamo citato Caravaggio: in fuga da Malta, il già allora celebre pittore, fece sosta a Sutacusa dove ha lasciato uno dei suoi più grandi capolavori: il Seppellimento di Santa Lucia, dedicato alla patrona della città e custodito nella Basilica di Santa Lucia alla Badia. Per saperne di più:www.indafondazione.orgwww.pupari.com Culla di tradizioniPercorrendo il Ponte Nuovo si arriva a Ortigia, l’altra Siracusa, la più antica. Grande appena un chilometro quadrato è tuttavia un concentrato di tesori. A cominciare dal Duomo, sul cui fianco si stagliano alcune massicce colonne doriche. È quello che rimane dell’antico tempio di Atena, noto in tutto il Mediterraneo, come testimoniò Cicerone nel I secolo a.C. Passeggiare per le sue strade vuol dire scoprire uno degli impianti urbanistici di tradizione greca meglio mantenuti al mondo; la struttura dei vicoli infatti rispetta ancora l’orientamento “a pettine” che si irraggia da una via principale. I suoi sotterranei invece raccontano la storia della comunità ebraica, seconda in Sicilia – prima della cacciata ad opera dei sovrani spagnoli – solo a quella di Palermo. Nel quartiere Giudecca è possibile visitare l’antico Mikweh, il bagno rituale ebraico a venti metri di profondità, il più grande e più antico di Europa; e il Teatro dei Pupi, dove vanno in scena cavalieri, principesse e draghi. Il laboratorio mostra le creazioni dei maestri pupari e poco lontano il museo tesse le fila dell’Opera dei Pupi anche questa Patrimonio Immateriale dell’Umanità. SCELTI PER VOIDove Mangiare Don CamilloIl più famoso in città: tradizione e cucina di mare e di terra. Prezzo medio 55 euroVia delle Maestranze 96Tel. 0931.67133www.ristorantedoncamillosiracusa.it Piano BPizzeria che lavora con farine integrali e impasti a lunga lievitazione. Si mangia con 25 euroVia Cairoli, 18Tel. 0931.66851www.pianobsiracusa.com U’ LocaleLa cucina dei monti iblei vale una gita fuori porta in questa osteria a quasi mille metri di altezza. Prezzo medio 20 euroVia Dusmet, 11 Buccheri (Sr)Tel. 0931.873923www.ulocale.com DOVE DORMIRE Grand Hotel Villa PolitiAl centro di uno spettacolare anfiteatro naturale, è il più antico albergo in città. Camere da 170 euroVia Maria Politi Laudien, 2Tel. 0931.412121www.villapoliti.com Algilà Ortigia Charme HotelAll’interno di un antico palazzo nobiliare; suite con solarium e idromassaggio. Soggiorno da 200 euroVia Vittorio Veneto, 93Tel. 0931.465186www.algila.it B&b Tre ArchiIn un vicoletto del centro, pietra bianca e arredi siciliani. Camere da 50 euroVia del Crocifisso, 30Tel. 0931.483020www.trearchisiracusa.com CI PIACE/NON CI PIACECI PIACELa pista ciclabile Rossana Maiorca (dedicata alla figlia dell’apneista Enzo Maiorca, scomparsa nel 2005) di 7 km che sostituisce l’antico tracciato ferroviario che collegava la stazione di Targia a Siracusa NON CI PIACEChe in nome della ricostruzione seguita al Dopoguerra anche questo territorio offrì un pezzo importante della costa a un polo petrolchimico, quello di Augusta-Priolo-Siracusa INFO UTILISiracusa è stata selezionata dal progetto del Cnr per diventare la prima città d’Italia con il titolo Smart city 2.0. Si può accedere al sistema da casa, attraverso i portale web www.welcometosiracusa.it o www.citymapsicilia.it e sul territorio, attraverso l’app gratuita Siracusa Turismo, totem digitali informativi e QR-code installati presso i vari siti storici. L’IDEA IN PIU’C’è chi Ortigia non l’ha mai vista, ma, forse l’ha “sentita”. Dal 2006 infatti il nome dell’isola è anche un brand nel mondo dei profumi, Ortigia Sicilia. La sua ideatrice è una signora inglese, Sue Townsend, che ha preso ispirazione dagli agrumeti, dagli aranceti, dai fichi, dalle mandorle e, per il packaging, dai mosaici bizantini di cui è piena la Sicilia. Da provare nella boutique monomarca tra i vicoli dell’isola nell’isola.