In principio era Firenze e il conte Camillo Negroni e il suo desiderio di cambiare i soliti cocktail americani. Cento anni fa, tanti sono passati dalla nascita del “Negroni”, il cocktail – aperitivo alcolico dal colore rosso chiaro, a base di vermut rosso, bitter Campari e gin. E i festeggiamenti iniziano con un nuovo cortometraggio Campari Red Diaries. Il breve film accompagna gli spettatori in un viaggio nel mondo di Campari, attraverso gli occhi dell’affascinante Ana de Armas star del film Blade Runner 2049, che si conclude con una celebrazione emblematica: N100, i cento anni del Negroni. Regista del corto è il pluripremiato Matteo Garrone che per l’idea è partito dalla filosofia dell’azienda ovvero che “ogni cocktail racconta una storia”. Anche le ricette sono le protagoniste del nuovo cortometraggio intitolato “Entering red” ed ambientato a Milano. https://www.youtube.com/watch?v=HXzGx7LT4BA&feature=youtu.be
Milano, città d’origine di Campari, riveste un ruolo importante nel film che ne fa rivivere i luoghi più rappresentativi, come la Galleria Vittorio Emanuele II, sede dell’iconico Camparino in Galleria, e il Duomo, trasformati per l’occasione da un tocco “rosso Campari”. La protagonista esplora Milano spinta dalla voglia di scoprirne i lati più nascosti. Il film si apre in un bar, dove Ana incontra un uomo misterioso (l’attore italiano Lorenzo Richelmy), quando questo esce dal locale, Ana si accorge che ha lasciato sul tavolo un anello con la sigla “N100”. Curiosa e intrigata, Ana intraprende un viaggio di autoconsapevolezza per comprendere il significato di quell’indizio misterioso. Passo dopo passo, Ana segue Anima, Mente e Cuore con l’aiuto di esperti bartender, i Red Hands. La combinazione di questi tre elementi, che rappresentano il gin, il vermut rosso e il Campari, culmina nella creazione della miscela perfetta che caratterizza il Negroni e diventa N100, celebrazione del centenario dell’iconico cocktail senza tempo. Il locale scoperto da Ana nella scena finale rappresenta in senso metaforico la buccia d’arancia che contraddistingue Campari. Per celebrare il centenario del Negroni, ogni bartender ha creato un “twist” della ricetta classica che rimanda a una storia particolare. I festeggiamenti di N100 culmineranno a giugno con la Negroni Week di Firenze.
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Tre ricette da provare
Tommaso Cecca – L’age d’or Negroni
Ingredienti: 4 cl Campari, 4 cl Bulldog gin, 2 cl Cinzano 1757 vermouth rosso, 2 cl Grand Marnier cuvée louis alexandre, gocce di estratto di incenso e mirra. Contorno: vaniglia e foglia d’oro, wafer alla vaniglia, decorazione spiritello e cubetto di ghiaccio intagliato. Metodo di preparazione: fumi il mixing glass con incenso e mirra, versare nel Campari, Grand Marnier Cuvée Louis Alexandre e Bulldog Gin, aggiungere il ghiaccio e mescolare bene, finire con la cialda Spiritello sul bordo del bicchiere liscio. Gusto: corposo ed intenso e note di antichi sapori, incenso e mirra mescolati con il gusto dolce-amaro di Campari. Nota finale: arancia tostata e un tocco di legno.
Joe Schofield – Negroni segreto
Ingredienti: gin cl. 2,5 cl, 2,5 cl Campari, 1 cl Cinzano 1757 vermouth rosso, 4 lamponi, 3 gocce di rosa. Contorno: polvere di lampone liofilizzata sul lato. Metodo di preparazione: mescolare i 4 lamponi con gli ingredienti, agitare. Bicchiere: piccola coppa. Gusto: dolce con una nota fragrante e fruttata.
Seba Garcia – Presidente Negroni
Ingredienti: 30 ml Campari, 30 ml Barrel Aged Genever, 15 ml di Medium Sherry, 15 ml Barolo chinato. Contorno: grano di sale da mettere in cima al ghiaccio, buccia di pompelmo, cubetto di ghiaccio. Metodo di preparazione: agitata. Bicchiere: coupé. Gusto: pungente e di erbe.
Le ricette alternative
Il Negroni è un cocktail riconosciuto ufficialmente dall’IBA, l’International Bartenders Association, un’organizzazione di barman. Ma nel tempo questo cocktail è stato a sua volta modificato e rielaborato. Tra le sue varianti più famose il “Negroni sbagliato” dove si sostituisce al gin lo spumante brut; il “Negroski” al posto del gin si usa la vodka; il “Bencini” si toglie il gin e si mette il rum bianco. Sostituendo il gin si creano anche il “Boulevardier” con il whisky bourbon; l’”Old Pal” con il whisky rye e al posto del vermouth dolce il vermouth secco; il “Dutch Negroni” con lo jenever; il “Japanese Negroni” con il sakè ed infine il “Punt e Mes Negroni”, con il Punt e Mes al posto del vermouth.

I cocktails più famosi
Cos’è un cocktail? Si tratta di una miscela equilibrata di diversi ingredienti alcolici e non alcolici, completato con aromi. Ma non è solo un buttare gli ingredienti tutti assieme, le preparazioni sono anche frutto di competenza e fantasia. Oggi l’aperitivo è un vero e proprio rito che si svolge come pre-cena e viene accompagnato da stuzzichini, ma le sue origini sono fatte risalire ad una piccola bottega di liquori torinese quella di Antonio Benedetto Carpano, che nel 1786 inventò il vermut. Ma ora vediamo quali sono i cocktail più famosi. Iniziamo da quelli più vicini a noi ma che hanno preso piede un po’ ovunque. Aperitivo amatissimo anche dai più giovani è lo “Spritz”, nato con ogni probabilità a Venezia al tempo dell’Impero austro ungarico, è un long drink a base di prosecco, amaro e acqua frizzante o seltz. Il “Bellini” cheunisce le note del Prosecco con quelle del succo di pesche fresche, è nato dall’abilità di Giuseppe Cipriani capo barista dell’Harry’s bar di Venezia. Di sicuro il “Martini” è a base di gin e vermut dry, ma la ricetta perfetta sul dosaggio dei due sembra avvolta nel mistero, esattamente come le sue origini ancora molto dibattute. Le note dell’esotica Cuba riecheggiano nel “Mojito”, composto da rum, zucchero di canna, succo di limetta, foglie di menta (hierba buena) e acqua di seltz. Il “Margarita”, cocktail che viene dal Messico è a base di tequila, succo di limine e dolcificante. In disuso la versione “Bum Bum” diluita con acqua tonica, sbattuta un paio di volte sul tavolo e inghiottita d’un fiato. Richiama un personaggio del folclore del mondo occidentale il “Bloody Mary”, la strega evocata per rivelare il futuro finisce per terrorizzare o uccidere l’evocatore. Nel bicchiere vodka, succo di pomodoro, spezie piccanti o aromi come la salsa Worcestershire, il tabasco, il consommé o il dado da cucina, il cren, il sedano, il sale, il pepe nero, il pepe di Caienna e il succo di limone. Il “Daiquiri” prende il nome da un villaggio nei pressi di Santiago di Cuba, ingrediente insostituibile il rhum bianco a cui si aggiunge succo di limetta e sciroppo di zucchero. Altri cocktail famosi: il “Sazerac” composto da assenzio, bitter e whisky (o cognac); il “Penicillin” prevede scotch whisky blended, succo di limone, sciroppo di miele e zenzero, Islay scotch, guarnito di zenzero candito; “Whiskey Sour” bourbon, succo di limone, un cucchiaino di zucchero, si può aggiungere un albume d’uovo; il “Moscow Mule” vodka, lime, ginger beer e soda; il “Manhattan” burbon, vermouth dolce, angostura, guarnito con ciliegie al brandy; “Old Fashioned” ovvero una zolletta di zucchero bagnata con tre gocce di angostura bitter e un po’ di soda, schiacciata, mescolata con un grande cubetto di ghiaccio e burbon.