Scopri i Viaggi del Gusto

Granchio blu e ostrica rosa: i nuovi sapori

Il granchio blu e l’ostrica rosa stanno guadagnando rapidamente popolarità nelle cucine e nei ristoranti italiani, portando nuovi sapori e possibilità gastronomiche. Queste due specie, originarie di altri mari ma ormai ben ambientate nelle acque italiane, offrono caratteristiche organolettiche uniche che chef e appassionati stanno imparando ad apprezzare.

Sebbene non siano nativi del Mediterraneo, il granchio blu e l’ostrica rosa si sono perfettamente adattati al nostro ecosistema marino: il granchio blu proviene dalle coste atlantiche americane, mentre l’ostrica rosa è originaria del Pacifico, ed entrambi hanno trovato nelle acque italiane, particolarmente nell’Adriatico, condizioni ideali per prosperare.

La loro crescente presenza rappresenta una vera opportunità gastronomica per diversificare l’offerta ittica italiana. Le loro qualità culinarie stanno convincendo anche i palati più esigenti, aprendo nuove strade creative per la cucina di mare tradizionale.

granchio blu
Foto di John Chase

Il granchio blu

Il granchio blu (Callinectes sapidus) si distingue immediatamente per il suo colore: un carapace bluastro con sfumature verdi e chele dal vivace colore arancione con punte azzurre, una caratteristica cromatica che lo rende anche esteticamente apprezzabile nei piatti più elaborati.

All’interno del granchio, troviamo una polpa bianca, dolce e delicata, con una consistenza compatta che ricorda quella dell’astice ma con un sapore più sottile e meno iodato. La parte più pregiata si trova nelle chele e nelle zampe, dove la carne è particolarmente abbondante e facile da estrarre. Anche il corpo contiene polpa di qualità, ideale per preparazioni in cui il sapore delicato del crostaceo deve emergere con eleganza.

I pescatori dell’Adriatico hanno sviluppato tecniche specifiche per la cattura di questo crostaceo, che può raggiungere dimensioni considerevoli. La sua pesca sta diventando un’attività economicamente significativa per molte comunità costiere, generando un indotto positivo in aree tradizionalmente dedite alla pesca.

Foto di Дмитрий Трепольский

L’ostrica rosa

L’ostrica rosa (Magallana gigas) si distingue per le dimensioni generose e per la caratteristica conchiglia dalle sfumature rosate che le conferisce il nome. Questa varietà cresce più rapidamente delle ostriche mediterranee tradizionali e offre una resa in carne significativamente maggiore.

Si caratterizza per un sapore complesso e articolato: al palato si rivelano note inizialmente saline e iodate, seguite da un retrogusto dolce e quasi fruttato. La consistenza è carnosa e succosa, ideale sia per il consumo crudo sia per elaborazioni culinarie.

Gli allevamenti di ostrica rosa si stanno diffondendo lungo le coste italiane, con particolare successo nelle aree lagunari. Le tecniche di ostricoltura moderna garantiscono un prodotto di qualità superiore, controllando accuratamente parametri come la salinità e la temperatura dell’acqua.

La facilità di allevamento di questa ostrica, unita alle sue eccellenti caratteristiche gastronomiche, la rende particolarmente interessante per il settore dell’acquacoltura sostenibile italiana, offrendo una valida alternativa economica per i produttori locali.

La Laguna di Caleri, situata tra il Po di Levante e l’Adige, oltre a rappresentare un’area con una grandissima biodiversità, è un “laboratorio di ricerca a cielo aperto” per progetti sviluppati con gli allevatori di vongole. Al centro delle ricerche anche la modalità di produzione dell’ostrica rosa, allevata con un metodo innovativo, sostenibile e unico, basato sulla marea solare ideato e brevettato da Florent Tarbouriech e importato in Italia, in collaborazione con l’itticoltore francese, da Alessio Greguoldo. Le ostriche sono incollate una ad una, a mano, su corde a loro volta collegate ad un argano che le solleva dall’acqua riproducendo l’effetto delle maree atlantiche. La frequenza degli innalzamenti, stabilita grazie a un timer alimentato da pannelli fotovoltaici, permette di gestire la crescita del prodotto.

ostrica rosa
Foto di Carina S.

Dalla pesca al piatto

Il granchio blu e l’ostrica rosa stanno conquistando un posto d’onore nei menu dei ristoranti italiani, dai bistrot di mare alle insegne stellate, gli chef stanno sperimentando preparazioni innovative che esaltano le qualità intrinseche di questi nuovi protagonisti del mare.

Per il granchio blu, le preparazioni spaziano dai classici spaghetti al sugo di granchio a ricette più elaborate come ravioli ripieni della sua polpa, passando per zuppe ricche e aromatiche. La cottura al vapore, seguita dalla rimozione della carne dal carapace, rappresenta il metodo più semplice per apprezzarne il sapore autentico.

L’ostrica rosa trova la sua massima espressione consumata cruda, con una semplice spruzzata di limone che ne esalta la sapidità naturale. Tuttavia, le sue dimensioni generose e la consistenza carnosa la rendono ideale anche per cotture veloci: gratinata, leggermente scottata o utilizzata come base per vellutate eleganti.

Le sagre e gli eventi gastronomici dedicati al granchio blu e all’ostrica rosa si stanno moltiplicando lungo le coste italiane, promuovendo la conoscenza di questi prodotti e le loro possibilità culinarie.

Innovazione culinaria

La versatilità del granchio blu e dell’ostrica rosa permette interpretazioni sia tradizionali sia innovative. La cucina italiana, forte della sua capacità di integrare nuovi ingredienti rispettando la propria identità, sta creando un interessante repertorio di ricette.

Il risotto al granchio blu rappresenta un esempio perfetto di come la tradizione culinaria italiana possa accogliere nuovi sapori. La dolcezza del granchio si sposa perfettamente con la cremosità del risotto, creando un piatto elegante e raffinato che rispetta la filosofia del “meno è più” tipica della cucina italiana.

L’ostrica rosa gratinata con pangrattato, prezzemolo e un filo d’olio extravergine d’oliva richiama tecniche di cottura tradizionalmente utilizzate per altri molluschi mediterranei. La qualità specifica di questa ostrica, tuttavia, dona al piatto una personalità distintiva e riconoscibile.

Chef emergenti e maestri affermati della cucina italiana stanno esplorando abbinamenti inediti, come il carpaccio di granchio blu con agrumi e bottarga o le ostriche rosa in tempura con maionese al wasabi, creando un ponte tra tradizione mediterranea e influenze internazionali.

Aspetti nutrizionali

Il granchio blu e l’ostrica rosa non sono solo delizie per il palato, ma offrono anche interessanti profili nutrizionali. Entrambi sono fonti eccellenti di proteine ad alto valore biologico, con un contenuto lipidico contenuto e una buona presenza di minerali essenziali.

Il granchio blu è particolarmente ricco di vitamine del gruppo B, zinco e selenio. La sua carne fornisce anche omega-3, acidi grassi essenziali noti per i loro benefici cardiovascolari. Con appena 90 calorie per 100 grammi di polpa, rappresenta un’opzione leggera ma nutriente.

L’ostrica rosa è una miniera di zinco, con un contenuto che supera quello di qualsiasi altro alimento naturale, questo minerale è fondamentale per il sistema immunitario e la fertilità. Contiene inoltre significative quantità di vitamina D, ferro e vitamina B12, essenziali per l’energia e il benessere generale.

Granchio blu e ostrica rosa
Foto di Ann Bardakci

Gestione consapevole delle risorse

La presenza del granchio blu e dell’ostrica rosa nelle acque italiane rappresenta un caso interessante di come specie non autoctone possano essere gestite in modo sostenibile, trasformando una potenziale criticità ambientale in un’opportunità economica e gastronomica.

La pesca controllata del granchio blu aiuta a mantenere in equilibrio la sua popolazione, prevenendo impatti negativi su altre specie marine. I pescatori italiani hanno sviluppato tecniche selettive che minimizzano le catture accessorie, concentrandosi specificamente su questa specie.

L’allevamento dell’ostrica rosa segue principi di acquacoltura sostenibile, con sistemi che riducono l’impatto ambientale e garantiscono la qualità del prodotto. Le moderne pratiche di ostricoltura prevedono controlli regolari della qualità dell’acqua e della salute degli esemplari.

Università e centri di ricerca italiani stanno studiando il granchio blu e l’ostrica rosa per comprendere meglio la loro biologia e il loro ruolo nell’ecosistema, queste conoscenze sono fondamentali per sviluppare strategie di gestione che bilancino valorizzazione economica e protezione ambientale.

CONDIVIDI

Facebook
Pinterest
WhatsApp
LinkedIn

ULTIMI ARTICOLI

COSA NE PENSI?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments

Iscriviti alla newsletter esclusiva di VDG Magazine!

Iscriviti alla newsletter esclusiva di VDG Magazine! Intraprendi il viaggio del gusto e resta sempre aggiornato sulle ultime novità, approfondimenti e tendenze!