Avete presente quei luoghi che si raccontano prima ancora di parlare? Quelli che si assaporano con l’olfatto, che si ricordano per un sapore, che ti restano addosso come il profumo buono della mamma quando cucina? La Catalogna è uno di questi. E nel 2025 ha deciso di mettersi in tavola, letteralmente.
È lei infatti, la Regione Mondiale della Gastronomia 2025, la prima in Europa a ricevere questo riconoscimento. Ma a dirla tutta, chi la conosce bene sa che questo titolo non è un premio, è una conferma. Perché qui mangiare non è solo nutrirsi, è un rito, una forma d’amore, un pezzo identitario che unisce mare, montagna, tradizione e futuro.
Non bastano le paella e le tapas, non bastano i calici di sangria tra amici. In Catalogna, la cucina è un racconto stratificato che unisce Mediterraneo e Africa, echi arabi e profumi caraibici, tecniche antiche e visioni da avanguardia. È un mosaico vivo, dove i sapori viaggiano e si trasformano.
Un viaggio da fare con la forchetta in mano
Se c’è un modo per conoscere davvero l’anima della Catalogna, è percorrerla lentamente, assaggiandola tappa dopo tappa. Il Grand Tour della Catalogna è un itinerario di 2.100 km diviso in 15 tappe, pensato proprio per questo: per farti fermare, incontrare, gustare.
Si comincia da Barcellona, dalla pittoresca asta al mercato del pesce a La Barceloneta, qui tutto profuma di sale e di voci che si rincorrono, e si prosegue nei ristoranti di chef visionari che sanno stupire. Ma è fuori dai centri che il gusto si fa più autentico, più quotidiano, più “vero”.
Lungo la Costa Daurada, ad esempio, i pescatori di El Serrallo cucinano ciò che il mare ha regalato all’alba. A Cambrils, tra un porto ordinato e piatti profumati, scopri una cucina che sa di casa. Poi c’è il Delta dell’Ebro, che è un paesaggio da romanzo: tra risaie, saline e lagune, si coltiva il famoso riso di L’Ampolla, si pesca il tonno rosso, si servono i gamberi di La Ràpita come fossero perle rosse.
Salendo verso l’interno, l’aria si fa più fresca e profumata di erba. A Pobla de Segur e nella Vall de Boí, scopri il piacere dei formaggi robusti, degli insaccati come la secallona, della carne tenera di vitello dei Pirenei allevato come una volta. E, sorpresa chic, nella Val d’Aran si produce anche caviale: sì, caviale catalano, elegante e deciso. L’ambiente naturale e la qualità dell’acqua, derivante dallo scioglimento dei ghiacciai, permettono di ottenere un caviale considerato di alta qualità, con un sapore puro e trasparente.
Ogni città è una sosta golosa. A Lleida si mangiano pere e lumache, a Tarragona si gira tra le bancarelle del Mercadet del Fòrum e si impara dai locali come preparare un ottimo romesco, a Girona si gusta la mela in tutte le sue forme (dal sidro all’aceto), mentre a Tortosa i dolci pastissets raccontano storie d’Arabia e di nonne che impastavano con calma.

L’olio che canta e il vino che abbraccia
C’è qualcosa di poetico nel vedere una pianta che ha mille anni e ancora produce frutti. Succede in Catalogna, a Ulldecona, dove vive l’ulivo più antico della regione, con i suoi 1700 anni portati con grazia.
Qui l’olio extravergine non è un ingrediente, è memoria liquida. Si producono cinque DOP che raccontano territori diversi: Les Garrigues, Siurana, Terra Alta, Baix Ebre-Montsià ed Empordà. E visitare i frantoi, i musei dell’olio, le cooperative … è un viaggio a sé, profumato e saporito, che ti riempie le mani di storie.
Poi, ovviamente, c’è il vino. Dodici DOC che parlano lingue diverse ma tutte sincere: dai rossi corposi di Priorat ai bianchi vivaci del Penedès, dai profumi di mare dell’Empordà agli spumanti raffinati della Cava.
Un universo da esplorare tra vigneti, cantine, musei come il Vinseum a Vilafranca del Penedès, che sembra una dichiarazione d’amore per la cultura del vino.

Un cielo pieno di stelle, e non solo
In Catalogna, anche le stelle sembrano più vicine. E non solo in cielo. Nel 2025 ci sono ben 62 ristoranti stellati Michelin: un numero impressionante per una regione così compatta.
Il viaggio potrebbe iniziare da Girona, a casa dei fratelli Roca, al mitico El Celler de Can Roca, dove ogni piatto è un ricordo che si fa emozione. Oppure proseguire a Barcellona, dove il Disfrutar è puro gioco creativo, e l’AbaC di Jordi Cruz trasforma l’arte in sapore. Ancora a Barcellona, Lasarte è il regno raffinato di Paolo Casagrande, mentre alla Cocina Hermanos Torres, i due chef gemelli cucinano sotto i tuoi occhi, in una vera e propria danza gastronomica. E non mancano altri templi del gusto: Les Cols, Miramar, Enoteca Paco Pérez … o i tanti locali con una stella, dove anche una semplice forchettata sa di miracolo.

Una ricetta per portare la Catalogna a casa
Quando si torna da un viaggio così, una delle prime cose che consigliamo di fare è rimettere in moto i sensi. Aprire la dispensa, accendere i fornelli, e provare a rifare un sapore che abbiamo amato durante l’itinerario. Una delle ricette che noi di Vdg Magazine custodiamo con affetto è quella della salsa de romesco, originaria di Tarragona. Versatile, semplice, intensa: sa di terra, di brace, di domeniche.
Ecco come la preparo io, come l’ho imparata tra i banchi del mercato e i racconti delle donne locali. Ci vuole tempo, ma è tempo ben speso.
Salsa Romesco – Versione di Vdg Magazine
Ingredienti
- 2 pomodori rossi e maturi
- 1 testa d’aglio intera (non sbucciata)
- 2 fette di pane raffermo
- Una manciata abbondante di mandorle tostate
- Qualche nocciola (meglio se spagnola)
- 1 cucchiaio di aceto rosso
- Paprika dolce affumicata (non troppa, ma presente)
- Olio extravergine d’oliva, se è catalano ancora meglio
- Sale, e se volete, un pizzico di peperoncino
Come si fa
Accendete il forno a 200°C. Arrostite i pomodori e la testa d’aglio intera per circa 20 minuti.
Nel frattempo tostate le fette di pane, anche in padella va bene. Una volta pronti, pelate i pomodori, sbucciate gli spicchi d’aglio e buttate tutto nel frullatore con il pane, le mandorle, le nocciole, la paprika, l’aceto e un bel giro d’olio.
Frullate versando altro olio a filo fino a ottenere una crema densa, da correggere con sale e, se vi piace, un tocco di piccante. Lasciatela riposare mezz’ora prima di servirla.
È perfetta con le verdure grigliate, il pesce azzurro, o anche solo spalmata su una fetta di pane caldo.
È il gusto della Catalogna racchiuso in un cucchiaio.
Se ti ha fatto venire voglia di partire … beh, ti capisco. E se ti ha fatto venire voglia di cucinare, ancora meglio. Perché, in fondo, i viaggi più belli cominciano in cucina.
