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Gourmet Cabaret: l’esperienza gustosa di un visitatore inconsueto

Entrando alla fiera al Lingotto di Torino, mi lascio alle spalle una pioggia leggera ma incessante.

Una volta dentro sento un vocio leggero e stranamente basso. Perplesso mi guardo a sinistra e a destra e lì non posso far a meno di rimanere colpito da una quantità di colori vivaci che i miei occhi non riescono a configurare pienamente. Sono le spezie. Ordinatamente riposte in scatole quadrate in legno e piacevolmente esposte.


Mi muovo con circospezione e vengo rapito da un lanciatore reggiano di tortellini, dal sorriso accattivante e dai modi che ricordano un po’ i bagnini della Romagna anni ‘90. Il suo metodo di marketing è semplice: “Assaggia i tortellini che ti ho tirato e comprali”.
Davanti al “bagnino” un giovane e distinto signore dalla conversazione più trattenuta, ma piacevole, mi racconta di come le sue marmellate provengano tutte dalle piantagioni di frutta della sua famiglia, da generazioni.


Con il sorriso sulle labbra, mi addentro alla fiera Gourmet Food Festival. Sorrido per poco però. Un odore forte mi blocca. “Aaah … sono i formaggi”. Tremendamente buoni e forti.

Mi propongono assaggi ed ogni piè sospinto. Sono dentro da cinque minuti e sono già pieno. Mi fermo ad ascoltare una signora d’altri tempi dal corpo esile, che si muove all’interno di una camicia bianca con drappi e merletti. La signora del the. Lo assaggio, tanto per non farmi mancare nulla e continuo.

Gli aromi iniziano a mischiarsi tra di loro, ma uno su tutti mi attrae e mi impedisce di camminare senza una meta. Il profumo di tartufo mi guida allo stand di due giovani dallo sguardo vispo e dagli assaggi in continuo calo. Mi affretto tra la calca per assaggiare un crostino, ma non sono abbastanza lesto e rimango a bocca asciutta. Sarei poi riuscito il giorno dopo a farlo mio e goderne del sapore.

Tra una tartare di fassona piemontese e due arrosticini, mi rendo conto di avere necessità di acqua. La cosa più difficile da trovare qui al Gourmet.
Tre mozzarelline alla panna all’interno di una più grande mozzarella di bufala, non mi permettono di andare oltre e le addento con voracità, non tipica della pietanza, ma necessaria per le mie papille gustative.

I miei piedi si muovono vorticosamente come se sapessero esattamente dove andare e forse hanno ragione. Arrivo allo stand di tre donne sorridenti ed eleganti.

Eccomi. Ora so perché sono qui al Gourmet! La musica forte della fisarmonica del gruppo calabro alle mie spalle, sparisce. Sento solo delle voci suadenti. Le loro parole mi ammaliano. I loro sguardi mi intrigano, ma una di loro mi ha stregato. Ora sono suo. E lo sarò per sempre.

a cura di Luigi Lelli

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