Ogni anno, il 5 maggio, appassionati di gastronomia, chef stellati, pescatori e ambientalisti di tutto il mondo si riuniscono per celebrare la Giornata Internazionale delle ostriche, un evento che trascende il semplice aspetto culinario per abbracciare tematiche culturali, storiche e ambientali di grande rilevanza. Nata nel 2015 per iniziativa di un consorzio internazionale di produttori di ostriche, questa ricorrenza ha rapidamente guadagnato popolarità, trasformandosi in un momento di riflessione collettiva sul rapporto tra uomo e mare, oltre che in un’occasione per gustare uno dei prodotti più emblematici e controversi della gastronomia mondiale. Le ostriche, infatti, non sono soltanto un alimento: sono un simbolo di lusso e raffinatezza, un potente afrodisiaco secondo tradizioni millenarie, un indicatore dello stato di salute degli oceani e, più recentemente, un esempio virtuoso di acquacoltura sostenibile. La Giornata Internazionale delle ostriche si propone quindi come un caleidoscopio di eventi, degustazioni, conferenze e iniziative educative che mirano a celebrare questo straordinario mollusco in tutte le sue sfaccettature, dalla tavola alla salvaguardia ambientale, dalla storia all’economia locale delle comunità costiere.

Storia e mitologia
Le ostriche accompagnano la storia dell’umanità da tempi immemorabili, intrecciando la loro esistenza con quella delle civiltà che si sono susseguite lungo le coste dei mari di tutto il mondo. La Giornata Internazionale delle ostriche ci offre l’opportunità di riscoprire questo affascinante legame tra uomo e mollusco che attraversa millenni di storia gastronomica e culturale. Numerosi ritrovamenti archeologici testimoniano il consumo di ostriche già in epoca preistorica, con cumuli di gusci (chiamati “kjökkenmöddinger” o “resti di cucina”) rinvenuti in vari siti costieri europei risalenti al Mesolitico. Gli antichi romani ne erano talmente appassionati da sviluppare tecniche di allevamento sorprendentemente avanzate, trasportandole vive in contenitori pieni d’acqua dalle coste britanniche fino alle tavole patrizie di Roma. Il gastronomo Marco Gavio Apicio, nel suo “De re coquinaria”, dedicava diverse ricette a questo prezioso mollusco, consigliando preparazioni elaborate che ne esaltassero il sapore. Nell’antica Grecia, i gusci di ostrica venivano utilizzati nelle votazioni dell’ostracismo – da cui deriva il termine stesso – mentre in Oriente, particolarmente in Cina e Giappone, oltre ad essere apprezzate per le loro qualità gastronomiche, le ostriche erano rinomate per la capacità di produrre perle, simboli di purezza e perfezione. La Giornata Internazionale delle ostriche celebra anche questo ricchissimo patrimonio storico e culturale, proponendo rievocazioni storiche, mostre tematiche e approfondimenti sulle tradizioni legate a questo mollusco nelle diverse culture mondiali, evidenziando come un semplice abitante dei fondali marini abbia saputo conquistare un posto d’onore nell’immaginario collettivo e nelle abitudini alimentari di popoli geograficamente e culturalmente distanti.

Varietà, degustazioni e abbinamenti
Il protagonista indiscusso di questa data, rimane comprensibilmente l’aspetto gastronomico. I ristoranti di tutto il mondo propongono menu dedicati, mentre i mercati ittici organizzano banchi di degustazione dove esperti guidano i visitatori alla scoperta delle numerose varietà di ostriche esistenti, ciascuna con caratteristiche organolettiche uniche, fortemente influenzate dall’ecosistema marino di provenienza. Dal gusto minerale e iodato delle Belon bretoni alla dolcezza burrosa delle Kumamoto giapponesi, dalla sapidità delle Gillardeau francesi alle note fruttate delle Sydney Rock australiane: la biodiversità delle ostriche è sorprendente e riflette la ricchezza degli ambienti marini in cui crescono. Gli chef più creativi si sfidano in competizioni culinarie che vanno ben oltre la classica presentazione al naturale con limone o aceto di scalogno, proponendo cotture innovative, abbinamenti audaci e presentazioni spettacolari. Particolare attenzione si dedica al maridage, l’arte di abbinare le ostriche a vini e bevande che ne esaltino le qualità: se il classico Chablis e lo Champagne rimangono scelte intramontabili, negli ultimi anni si sono affermati abbinamenti più sorprendenti, come sake giapponesi di alta qualità, birre artigianali stout o porter, e persino distillati come il gin botanico o la vodka ghiacciata. Questa giornata diventa così un’occasione imperdibile per i gourmet di tutto il mondo, un’esperienza sensoriale completa che celebra uno dei prodotti più complessi e affascinanti che il mare ci offre.

Sostenibilità e futuro
Negli ultimi anni, la Giornata Internazionale delle ostriche ha assunto una dimensione ambientalista sempre più marcata, ponendo l’accento sul ruolo cruciale che questi molluschi svolgono negli ecosistemi marini e sulle pratiche di allevamento sostenibile che li riguardano. Le ostriche sono infatti potenti filtratori naturali: un singolo esemplare può depurare fino a 200 litri d’acqua al giorno, trattenendo inquinanti, alghe e particelle in sospensione. Per questo motivo, le barriere di ostriche rappresentano un elemento fondamentale per la salute di estuari, lagune e zone costiere, contribuendo in modo determinante alla biodiversità marina. Purtroppo, la pesca intensiva, l’inquinamento e i cambiamenti climatici hanno decimato le popolazioni naturali di ostriche in molte aree del mondo: si stima che il 85% delle barriere di ostriche selvatiche sia scomparso negli ultimi due secoli. Di fronte a questa situazione allarmante, la giornata rappresenta un’importante occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere progetti di ripopolamento e ripristino degli habitat, come quelli avviati con successo nella Baia di Chesapeake negli Stati Uniti o nel Mar Mediterraneo. Parallelamente, si promuovono le pratiche di ostricoltura sostenibile, considerate tra le forme di acquacoltura a minor impatto ambientale: non richiedono mangimi artificiali (le ostriche si nutrono filtrando naturalmente l’acqua), non necessitano di antibiotici o sostanze chimiche e, in molti casi, contribuiscono positivamente all’ecosistema circostante. La celebrazione di questo mollusco si trasforma così in un momento di riflessione collettiva sul futuro dei nostri mari e sulla possibilità di conciliare gastronomia di qualità e rispetto per l’ambiente.