Si chiuderà mercoledì 24 gennaio Sigep, The dolce world expo, alla Fiera di Rimini. Si tratta della 45esima edizione del salone internazionale della gelateria, pasticceria, panificazione artigianale e caffè. www.sigep.it
Nelle prime giornate è stato fatto il punto della situazione sul foodsevice. I dati dei cinque big in Europa (Italia, Francia, Spagna, Germania, Regno Unito) dicono che i consumi nel 2023 hanno raggiunto i 321 miliardi di euro segnando un + 4% rispetto al periodo pre-Covid. Le visite complessive diminuiscono rispetto al 2019 del 10%, anche se c’è una differenza sostanziale tra i diversi paesi: il calo risulta del 19% nel Regno Unito, dell’11% in Germania, del 9% in Francia, del 5% in Italia e del 4% in Spagna. L’inflazione e la riduzione del potere di acquisto hanno portato i consumatori a ridurre gli item, a spostarsi verso acquisti più accessibili e a cercare le promozioni più convenienti. In ogni caso, si presume che nel 2024 ci sarà una crescita del 6% che porterà il foodservice a 340 miliardi di euro nei cinque Paesi principali. Anche le visite aumenteranno, e seppure non raggiungeranno i livelli pre-Covid, si stima un +2% rispetto al 2023. Tra i driver di sviluppo spiccano l’home consumption, la digitalizzazione, la dimensione della socializzazione e tutto ciò che è healthy e wellbeing.
La pasticceria e il pane
AIBI – Associazione Italiana Bakery Ingredients – ha realizzato un’indagine campionaria su Pane, pizza e pasticceria: nuovi consumi e tendenze, da questa è emerso come in Italia ci siano 46.818 imprese attive nella produzione (35.253, il 76% del totale) e nel commercio (11.565, 24%) di prodotti di panificazione, pizza e pasticceria. Nel 2023, il valore alla produzione dell’intero comparto è stato di 13,4 miliardi di euro, il 67% del quale prodotto da realtà con oltre 10 addetti, nonostante queste costituiscano appena l’8,2% del totale. Le previsioni per il 2024 sono positive: le imprese del commercio di pane, pizza e pasticceria prevedono una crescita media dei consumi pari all’1,6%.
Proprio riguardo ai consumi, si registrano progressivi cambiamenti nelle tendenze di consumo degli italiani, sempre più alla ricerca di un prodotto di qualità: secondo l’indagine, il 54,4% chiede che il prodotto sia digeribile e il 31,2% lo preferisce di tipo salutistico, in risposta a intolleranze o a specifiche esigenze dietetiche o intolleranze.
Per il 66,4% dei consumatori è infatti fondamentale la scelta degli ingredienti, anche per quanto riguarda la pasticceria: le farine tradizionali prevalgono (sono scelte dal 66,6% degli artigiani intervistati), cresce l’impiego di quelle alternative come riso, soia e manitoba che, secondo le stime, nel 2024 potrebbero coprire più del 20% del mercato. Tra i grassi domina invece il burro, ma il 16% degli artigiani apprezza la nuova margarina, a base vegetale e ripensata per chi ha problemi dietetici o di intolleranze.
I consumi fuori casa
Quali sono le dinamiche dei consumi out of home? In Italia la fruizione di bar e ristoranti si adegua a un nuovo concetto di mobilità e gestione del tempo trascorso fuori casa. Un italiano su 3 ha ridotto i consumi fuoricasa. E se da un lato il 40% degli italiani è più attento alla spesa a causa di una diminuzione del potere d’acquisto, dall’altro, a guidare la scelta del ristorante è il grado di fidelizzazione. Il 48% degli italiani ha una lista di luoghi preferiti più ridotta rispetto al passato ed è rassicurato da un’offerta inclusiva, ovvero un menù che accontenti tutti gli stili di consumo. L’offerta e la qualità sono alla base della scelta del consumatore. In questo contesto si rivelano fondamentali la ricerca di un’esperienza non replicabile a casa, la sostenibilità e il benessere inteso come la ricerca di prodotti healthy. Prendersi cura di sé, degli altri e del mondo conta più dell’essere veloci. Infatti, in termini di offerta di prodotti e punti vendita, se in passato abbiamo assistito all’ascesa del fast casual, oggi si può dire che l’offerta del futuro è sempre più proiettata al care casual.