Un territorio geograficamente variegato, quello delle Dolomiti, al cui interno si nascondono scrigni di prodotti tipici e di sapori unici. Un vero e proprio patrimonio gastronomico conservato e valorizzato da antiche latterie sociali, centri nevralgici delle tradizioni e della cultura gastronomica locale
Un mondo verticale avvolto da quiete e mistero, in cui smarrirsi e ritrovarsi, dove la meraviglia è ogni sasso, albero, cespuglio o cascata. Un mondo caro a tanti, come lo scrittore Dino Buzzati, che nel 1956 ne scrisse: “Per capirle, le Dolomiti, veramente, occorre un po’ di più. E non vogliamo dire arrampicate in piena regola. Bastano i sentieri. Entrare, avventurarsi un poco fra le crode, toccarle, ascoltarne i silenzi, sentirne la misteriosa vita”. Patrimonio Unesco dal 2009, questo gruppo montuoso si estende per la maggior parte nella provincia di Belluno, fino ad arrivare a Bolzano, Trento, Udine e Pordenone.
Bellezze naturalistiche, rinomate località turistiche, testimonianze storico-archeologiche, fanno delle Dolomiti bellunesi un luogo ricco d’incanto e attrattiva che, oltre ad essere un piacere per gli occhi, si rivela una sorpresa anche per il palato: dal tenerissimo fagiolo giàlet della Valbelluna (Presidio Slow Food) alla profumata mela prussiana di Faller, dal dolce morone (marrone) feltrino alla zucca Santa bellunese di colore giallo-arancio.
E poi ancora: la patata di Cesiomaggiore e l’antico orzo bellunese macinato a pietra col quale si producono farine e, una volta tostato, il caffè d’orzo. Una terra ricca dunque, capace di regalare un’esplosione di gusti e di sapori per soddisfare i gourmet più esigenti e non solo. Di casari e immortalitàLa tutela e la valorizzazione di ognuna di queste prelibatezze è compito della Strada dei formaggi e dei Sapori delle Dolomiti bellunesi che, esattamente 10 anni fa, nel 2006, nasceva con l’intento di promuovere i numerosi prodotti alimentari del luogo. Attualmente la Strada conta circa 200 aderenti, tra malghe, latterie, imprese agroalimentari, ristoranti, alberghi, agriturismo, rifugi alpini e musei delle antiche tradizioni e ha puntato molto soprattutto sulla salvaguardia delle produzioni lattiero-casearie.
A partire dal secolo scorso, infatti, nel bellunese hanno cominciato a nascere le prime latterie sociali, cooperative gestite dai piccoli allevatori e dai contadini dei vari paesi limitrofi. Qui ogni socio lavorava il latte a turno in un unico caseificio, ottenendo così una riduzione dei costi di produzione ed un guadagno maggiore. Se con l’avvento delle nuove tecnologie il lavoro si è notevolmente ridotto, costringendo alla chiusura molte latterie, quelle che invece sono riuscite a farcela sono diventate delle vere e proprie imprese affermandosi nella lavorazione di specialità casearie note in tutto il mondo.
È il caso per esempio del Piave dop, nato negli anni ’60 e prodotto dall’antica latteria sociale della Vallata Feltrina, trasformatasi nel 1980, nella rinomata azienda Lattebusche, una delle maggiori esportatrici di formaggi. Nel comune di Fonzaso c’è la Speloncia del Monte Grappa, gestita dal casaro Denis, specializzata nel morlacco del Grappa e nel bastardo. Il morlacco è tenero, magro e a pasta cruda e viene lavorato in alpeggio con il latte delle vacche Burline, unica razza bovina autoctona del Veneto, oggi a serio rischio di estinzione.
Il bastardo del Grappa – un incrocio tra l’asiago pressato e l’asiago d’allevo – ha invece un sapore pieno e marcato ed è ottimo crudo come antipasto oppure scottato alla griglia. Impossibile resistervi! Come è impossibile resistere al bianco e morbido schiz, dall’intenso aroma di latte che si consuma tagliato a fette rosolate in padella con burro, sale e panna fino a creare una saporita crosta dorata.
La latteria di Camolino a Sospirolo lo lavora e lo vende, insieme al Casel, al Cremino e alla Caciotta. Addentrandoci nell’Agordino, centro della comunità ladina, ecco il Fodom a pasta semicotta, prodotto esclusivamente dalla latteria di Livinallongo nei pressi di Arabba ed il Renaz, grasso e piccante, con note di bosco, fungo e nocciola. Un’attenzione verso l’agricoltura biologica la troviamo nella zona del Cansiglio dove il centro caseario e agrituristico dell’altopiano produce il dolce pannarello, il Latteria Alpago con un retrogusto di frutta secca, il Casera, il cui nome deriva dalle tipiche abitazioni della zona montana, ed il cansiglio biologico nelle tre versioni: fresco, mezzano e stagionato per non far torto a nessuno.
E, come diceva il critico statunitense Clifton Fadiman: “Un formaggio può deludere. Può essere noioso, ingenuo o troppo sofisticato. Eppure resta il formaggio… la corsa del latte verso l’immortalità”. Per saperne di piùwww.formaggisaporidolomiti.itwww.infodolomiti.it
Latticini da guinness
Freschi o stagionati, magri o semigrassi, alla fine c’è soltanto l’imbarazzo della scelta. Basti pensare che solo il bellunese vanta ben 35 varietà di formaggio, suddivise a loro volta in quattro categorie differenti: 17 tradizionali (riconosciuti tali dal D.M. 350/99), 11 produzioni casearie, 4 formaggi biologici dell’altopiano del Cansiglio e 2 presidi Slow Food (Agordino e Morlacco). Non male eh? D’altronde non siamo forse il paese col maggior numero di formaggi checché ne dica la Francia? Info utili
L’autostrada A27 Venezia-Belluno permette di raggiungere la zona dolomitica del bellunese attraverso l’uscita per Belluno, che conduce anche a Feltre, Agordo e Alleghe, e l’uscita per Pian di Vedoia, da cui si arriva a Longarone ed alla zona del Cadore. Gli aeroporti più vicini sono il Canova di Treviso (90 km) ed il Marco Polo di Venezia (101 km).
L’idea in più
Ogni anno, nella Valle del Biois, al termine della stagione estiva, si celebra la Desmontegata, il rientro delle mandrie dai pascoli di alta quota. Un’antica consuetudine ladina che vede sfilare per le vie dei paesi il corteo del bestiame, “vestito a festa” con nastri e fiori, accompagnato da musiche ed esibizioni di gruppi folcloristici. Non mancano mercatini di prodotti artigianali e piatti della tradizione locale. Appuntamento il 10 e 11 settembre a Selva di Cadore e, dal 23 al 25 settembre, a Falcade.
Scelti per voi Dove mangiare
El Brite de LarietoUna vecchia stube dove degustare piatti tipici rivisitati dallo chef Riccardo Gaspari che utilizza soltanto materie prime a km zero. Prezzo medio: 50 euro Loalità LarietoStrada per Passo Tre CrociCortina d’Ampezzo (Bl)Tel. 368.7008083www.elbritedelarieto.it PanevinUna gestione giovane che propone sapori moderni senza però rinunciare alla tradizione.Menu a 20 euro (dal lunedì al venerdì). À la carte da 32 euroVia Cart, 16, 32032 Feltre (Bl)Tel. 0439.83466www.ristorantepanevin.it Baita MondscheinRicercatezza e cura dei dettagli, sia negli ambienti, sia nella cucina di alto livello.Prezzo medio 50 euroBorgata Bach, 74Sappada (Bl)Tel. 0435.469585www.ristorantemondschein.it
Dove dormire
Villa al LagoUn b&b ricavato all’interno di una villa ottocentesca, le cui camere godono di un magnifico panorama sul romantico lago di Santa Croce. Doppia da 40 euroFraz. di Santa Croce del LagoVia Alemagna, 33Farra d’Alpago (Bl)Tel. 338.5230255www.villaallago.it Hotel Ambra CortinaUn piccolo hotel dall’atmosfera intima e raffinata impreziosito da eleganti arredi, differenti a ogni piano. Doppia classic da 170 euroVia 29 Maggio, 28Cortina d’Ampezzo (Bl)Tel. 0436.867344www.hotelambracortina.it Hotel Ca’ del BoscoDodici camere ognuna diversa dall’altra che portano i nomi dei 12 mesi dell’anno. Impagabile vista sulla Marmolada. Doppia da 80 euroVia Monte Cernera, 10Selva di Cadore (Bl)Tel. 0437.521258www.hotelcadelbosco.it