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Dolci tipici e ricorrenze storiche: il significato del Giovedì grasso

Il Carnevale bussa alle porte ed i vestiti colorati sono già pronti per “andare in scena”: quest’anno, la più bella tra le feste in maschera, cadrà il 3 marzo e per l’occasione, insieme al Giovedì Grasso al Martedì Grasso, rispettivamente giorni di inizio e fine del Carnevale, già bolle l’olio in pentola!

Eh già! I dolci “in maschera” sono fortemente simbolici e, tra un boccone e l’altro, fanno rivivere importanti tradizioni.

Carnevale: i dolci tipici

Le delizie tipiche di Carnevale diventano “significati” e mettono d’accordo le cucine di tutta Italia: chiacchiere e bugie, infatti, “sono sulla bocca di tutti”, ma sono cosparse di zucchero a velo e croccanti.

Chiamate anche “frappe” si uniscono alle pignolate, ai krapfen, castagnole, ciambelle, frittelle di mele ed uvetta, Berlingozzi e ravioli dolci ripieni che – in ogni Regione dello Stivale – allietano i palati di grandi e piccini in tutte le loro varianti.

Giovedì Grasso: il significato religioso

Non tutti sanno, però, il Giovedì Grasso assume – tradizionalmente – un significato storico e fortemente religioso, in quanto la domenica di Carnevale è quella che precede la Quaresima, per i Cristiani periodo di penitenza e digiuno che conduce alla Santa Pasqua.

Quindi, il Giovedì Grasso –  inaugurando l’inizio del Carnevale – è una giornata di abbuffate così come quella tipica del Martedì Grasso che lo conclude per lasciare spazio al Mercoledì delle Ceneri.

In tempi passati, in questi due giorni, le famiglie si sedevano a tavola per festeggiare e consumavano per l’occasione gran parte delle provviste ed anche i cibi allora più pregiati come ad esempio la carne.

Ed è da qui, quindi, che nasce l’appellativo di “Grasso”, a significare le grandi abbuffate prima del digiuno, per i due giorni più importanti della Festa in maschera.

Giovedì Grasso: il significato storico

Accanto al significato religioso, si fa strada anche quello storico che vorrebbe che il Giovedì Grasso fosse il giorno di commemorazione di una importante vittoria ottenuta dall’allora Repubblica Veneziana di San Marco su Grado.

In questa occasione, si celebrava la ricorrenza tagliando le teste dei tori; questo atto assumeva il significato simbolico del superamento di ostacoli e difficoltà in virtù di una decisione definitiva. È probabile, dunque, che il famoso detto “Tagliamo la testa al toro” abbia avuto origine da questa tradizione legata al Giovedì Grasso di Venezia.

Con il passare del tempo, in Piazza San Marco, la scena viene dominata dai funamboli che si occupano dell’esecuzione del famoso “Volo del Turco”, un angelo che – sospeso in aria – tiene tutti i veneziani con il naso all’insù ad ammirare la prodezza.

 

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