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Come sarà il pranzo di Natale al tempo del Covid e il bon ton del distanziamento!

C’è chi il Natale lo detesta e chi non vede l’ora di organizzare pranzi, confezionare pacchi e preparare addobbi. Comunque sia, sentito, apprezzato, detestato, è inevitabile, nemmeno il Covid-19 lo fermerà. E se non interverrà un lockdown generalizzato, non è affatto scontato che il prossimo Natale debba essere per forza “di serie B”, anche se festeggeremo in gruppi ristretti, e solo tra famigliari. Manca poco meno di un mese al Natale ed abbiamo chiesto all’esperta di Galateo e bon ton, Barbara Ronchi della Rocca, i consigli giusti per prepararci al prossimo Natale.

Barbara Ronchi della Rocca

Partiamo dalla prudenza imposta dall’emergenza sanitaria…

«L’importante è saper mediare tra sicurezza e allegria. Prestiamo attenzione al modo di porgerci nei gesti, nelle parole, negli sguardi: perché il tenere “fisicamente “le distanze non significa non avere gesti di affetto. Soprattutto con i bambini, qualche bacio e qualche abbraccio sono permessi, ma solo con regolare mascherina. Tra adulti, ci saluteremo da lontano, con qualche parola in più, che sappia esprimere la gioia di stare insieme».

disegno di Tiziano Riverso

Non siamo tutti untori, ma come comportarsi?

«Ricordiamo ai nostri ospiti di non salire in ascensore con persone che non fanno parte del nucleo famigliare e all’arrivo della cabina, si cede il passo a chi è in attesa con noi, dicendo: “Vada pure, io salgo dopo”. Senza drammatizzare, con leggerezza: scrutare ogni nostro simile come se fosse un possibile untore è un gesto maleducato, oltre che isterico».

disegno di Tiziano Riverso

«Entrati in casa, è bene sbarazzarsi subito delle scarpe, e per permettere agli ospiti di fare altrettanto, offriamo loro delle comode ciabatte di spugna, o di peluche – molto meglio che farci sorprendere a spruzzare il disinfettante sulle suole! Se siamo raffreddati, vestiamo la mascherina anche in casa, evitiamo di sternutire e tossire senza “protezione” teniamo in tasca un sacchetto di plastica in cui riporre i fazzoletti di carta usati».

disegno di Tiziano Riverso

Come organizzare il pranzo di Natale…

«Anche il rito della tavola sarà un po’ diverso, nel senso di non abbandonare del tutto le precauzioni: cerchiamo di distanziare i posti a sedere, nei limiti del possibile, magari apparecchiando una tavola a parte per i bambini. E maneggiamo i piatti di portata (per servire noi stessi, o gli altri) solo indossando la mascherina, che toglieremo, con giustificato sollievo, al momento di mangiare. È il momento di fare un salto di qualità nell’apparecchiatura: abolito il cestino del pane, mettiamone una fetta, o un piccolo panino, magari accompagnato da qualche grissino, al posto di ciascun commensale, posizionandoli alla sinistra del piatto, poco più in su rispetto alle forchette».

disegno di Tiziano Riverso

Aperitivo leggero e senza antipasti?

«L’aperitivo vedrà un cambiamento nel tipo di stuzzichini offerti: facciamo ricorso alla fantasia per “porzionare” tutto, in modo che ciascuno tocchi solo ciò che mangerà. Così le arachidi e la frutta secca verranno confezionate in piccoli coni di carta, ogni salatino, cubetto di mortadella, oliva, fetta di salame o noce di parmigiano avrà uno stuzzicadenti come “manico”. Quanto al prendere assaggi dal piatto altrui, beh, è proibito da galateo in qualunque caso, quindi non lo rimpiangeremo. Anche i dolci, panettone e pandoro compresi, verranno posti in tavola già tagliati, con le fette ben disposte come petali di un fiore, così da permettere di servirsi senza toccare ciò che non si mangerà».

Come comportarci durante il pranzo?

«Cerchiamo di arieggiare gli ambienti aprendo le finestre per dieci minuti ogni ora, mettendo a disposizione delle zie più freddolose dei morbidi scialli, o qualche golfino (bello, però: che faccia venire voglia di indossarlo anche se non si ha freddo). Proprio perché giornali e telegiornali parlano solo di Covid-19, eviteremo di farne l’argomento fisso di conversazione snocciolando i numeri dei contagi e dei Vip che si sono rivelati positivi, ma anche cercare di rallegrare amici e parenti con la prospettiva del vaccino. Insomma, parliamo d’altro. E se proprio vogliamo sdrammatizzare, possiamo aiutare i bambini a costruire piccole mascherine di carta per le figurine del presepio!»

A Natale rifuggiamo dagli eccessi

«Un Natale sereno si conquista con accuratezza, vigilanza, disciplina: bisogna sembrare rilassati, ma senza esserlo troppo, e rispettosi delle norme senza mettere ansia.  E finiti i tempi del contagio, apprezzeremo di più l’allegra baraonda di una festa con tanti ospiti e tanti abbracci. Rifuggiamo dagli eccessi: l’ospitalità che offriamo ai nostri ospiti non deve travalicare i limiti di una rilassata piacevolezza. Abbigliamento casual, dunque, ma fresco e curato, numero di persone “giusto” perché ciascuno abbia un comodo posto a sedere e niente musica fracassona, bambini seduti in un tavolo a parte, con un menu tutto per loro e magari un film da guardare».

L’apparecchiatura dovrà essere semplice, ma curata…

«Possiamo anche usare posate di plastica – purché belle e tutte uguali – e tovaglioli usa e getta, purché belli grandi, e di resistente di tessuto-non tessuto. Per nessuna ragione serviremo il vino in bicchieri di platica: il vetro è obbligatorio! Segnaposti e centrotavola a tema non sono affatto obbligatori, ma sono vietati se rischiano di togliere spazio in tavola ai piatti e alle vivande. Niente musica “a palla”, e grande attenzione al confort “climatico”, la temperatura della sala deve essere confortevole e permettere di arieggiare i locali di frequente»

disegno di Tiziano Riverso

… e l’abbigliamento giusto, o no?!

«È vero che al giorno d’oggi lo stile “sportivo-elegante” va sempre bene, ma a Natale dobbiamo curare il nostro aspetto in modo particolare: anche sui jeans sfoggeremo una camicia impeccabile, di bucato, accessori ben scelti, un aspetto fresco e ben curato. Chi poi vuole sfoggiare un’eleganza prettamente natalizia sceglierà gonne lunghe di velluto, con un “sopra” con un tocco d’oro o di pizzo. Di rigore quindi che i signori uomini si adeguino: anche non in giacca e cravatta, ma senza maglioni da pescatori irlandesi, o camicie e scarpe da taglialegna. A meno che non stiamo festeggiando in baita, a 2000 metri».

Gli auguri di Natale, come e a chi?

«Mandiamone pochi, ma “pensati”. Si può inviarli anche via mail o via sms o WhatsApp, purché siano personalizzati. Ad esempio: “Cara Giovanna, a te e Enrico i nostri auguri più affettuosi”. Perché il destinatario veda che è scritto apposta per lui, e non si tratta di un rito collettivo uguale per tutti. Però se abbiamo ricevuto un biglietto scritto, educazione vuole che rispondiamo nello stesso modo. Non si inviano auguri ai colleghi d’ufficio e ai superiori gerarchici».

Quali regole per l’albero di Natale e gli addobbi?

«Dipendono troppo dal gusto personale e dal tipo di casa/di arredamento, ecc. per poter dettare delle regole. Sempre valida quella di adottare i colori tradizionali del Natale (rosso, bianco, oro), lasciando alle vetrine dei negozi le soluzioni “alternative” turchesi o viola. L’albero di Natale più nuovo e più classico è quello “goloso”. Anche in questo caso bastano un po’ di fantasia e di pazienza: Usiamo nastri, fiori,  fiocchi e coccarde recuperati dai pacchetti regalo per appendere biscotti fatti in casa, perché vanno forati prima della cottura, insieme a  frutta secca e caramellata, piccoli limoni, mele rosse,  arance decorate con chiodi di garofano,  peperoncini rossi e gialli, caramelle e cioccolatini con incarti vivaci».

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